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Promuovere innovazioni eco-efficaci è chiaramente un'opportunità vincente che dovrebbe essere pienamente espletata al fine di raggiungere gli obiettivi di Lisbona. Le innovazioni, che conducono a una riduzione dell'inquinamento, a una produzione meno intensa da un punto di vista dell'impiego delle risorse, nonché a un miglioramento della gestione di queste ultime, sostengono la crescita e l'occupazione, e contemporaneamente offrono l'occasione di separare la crescita economica dall'uso delle risorse e dall'inquinamento. Esistono già molti esempi di innovazioni di questo tipo, che interessano i settori più disparati (l'elettronica, l'agricoltura, i trasporti, l'industria chimica etc.) ed è attivo un piano di azione che riguarda le tecnologie ambientali e che ha identificato diverse barriere di mercato da oltrepassare se l'Europa intende "estrarre" completamente e valorizzare il potenziale delle innovazioni eco-efficaci. Entro il 2006 le autorità nazionali e locali dovrebbero mettere a punto altri piani d'azione del genere, concentrandosi in particolare sull'energia rinnovabile e su nuovi modelli veicoli alimentati da carburante eco-compatibile. La commissione dal canto suo dovrebbe facilitare la disseminazione di buone pratice tra gli stati membri e le autorità pubbliche.

La sfida della sostenibilità impone la ricerca di una coerenza tra le politiche individuali adottate a breve termine in ciascun paese e gli obiettivi a lungo termine dell'Unione europea. L'Unione stessa e gli stati membri devono sollecitare lo sviluppo di strumenti di valutazione dell'impatto, sia esso sociale, ambientale, economico, al fine di elaborare decisioni politiche fondate su una solida informazione. Qualunque presa di posizione in questo senso, come è ovvio, dovrebbe tenere in considerazione tutti i costi e i benefici, nonché la situazione globale della competitività; ciò è inevitabile se l'Europa vuole mantenere il proprio ruolo di leader nel mondo, all'interno dell'area ambientale, senza ignorare l'impatto che esso ha sulla crescita e l'occupazione. C'è da aggiungere al riguardo che recenti aumenti e fluttuazioni nel prezzo del petrolio, causati da fattori geopolitica, sottolineano la dipendenza crescente dell'Europa dall'importazione straniera (82% nel 2002), per cui aumentare l'efficacia nella gestione delle risorse e sviluppare inoltre forme di energia alternativa, non aiuterà solo a ridurre questa dipendenza, ma si dimostrerà un'operazione utile al discorso della competitività, avendo come primo effetto l'abbattimento del conto energetico.

Particolare enfasi viene dedicata, all'interno del documento, al capitolo che riguarda la capacità imprenditoriale, con una disamina puntuale degli aspetti problematici che la caratterizzano allo stato attuale all'interno dell'Unione, nonché una serie di suggerimenti per potenziarla. Il titolo è emblematico, ovvero:

CREARE IL CLIMA GLIUSTO PER GLI IMPRENDITORI

L'accrescimento della conoscenza e l'apertura dei mercati interni non conduce direttamente all'innovazione, alla competitività e alla crescita. Si richiede agli imprenditori di progettare nuovi prodotti e servizi, nonché trarre vantaggio dalle opportunità del mercato, al fine di creare valore a beneficio dei clienti. L'imprenditorialità è una vocazione di fondamentale importanza, ma l'Europa non è sufficientemente orientata allo sviluppo di questa dimensione. Esistono troppi ostacoli per gli imprenditori e inoltre l'Europa rischia di perdere diverse opportunità nella crescita e nell'occupazione. Un primo importante impedimento è certamente da individuarsi nel sovraccarico di norme e regolamenti imposti ai processi lavorativi: la situazione attuale in questo senso lascia ben poco spazio al rischio ed esige eccessiva attenzione e risorse da parte degli imprenditori: occorre stabilire un equilibrio tra le regole e la competizione. Ed è necessario che coloro che sono investiti del compito di prendere decisioni siano ben informati riguardo alle conseguenze delle loro decisioni sulla competitività. Il Gruppo di alto livello ritiene a questo proposito che un'attenzione maggiore debba essere riservata a garantire che la valutazione delle misure legislative chiave portino all'adozione finale delle stesse.

La commissione Europea dovrebbe continuare ad affinare i propri strumenti di analisi dell'impatto delle proposte legislative, in modo che queste inseriscano gli obiettivi della competitività e dello sviluppo sostenibile. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero accordarsi su una definizione comune di "carico amministrativo"prima del Consiglio europeo previsto per la primavera del 2005, in modo da calcolare quanto grava sulle singole compagnie e stabilire un target per ridurre quest'onere. Lo stesso procedimento dovrebbe essere adottato dagli Stati membri singolarmente, a livello di esame della legislazione nazionale. Entrambi, ovvero la Commissione e gli stati membri dovrebbero indicare, prima della fine del prossimo mese, quanto e quando sono disposti a ridurre il carico amministrativo anzidetto. In quest'azione di sgravio, la Commissione e gli stati membri dovrebbero porre attenzione speciale alle norme che in qualche modo influiscono sull'avviare un'attività lavorativa. Sebbene siano stati ottenuti notevoli progressi in alcune nazioni sotto questo aspetto, il tempo, l'impegno e i costi richiesti per fondare un'azienda devono essere drasticamente ridotti. La prospettiva di miglioramento in questione riguarda le procedure multiple, i punti di contatto e di informazione, le licenze e i permessi richiesti, e, naturalmente, i costi.

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