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La disponibilità limitata di risorse finanziarie rappresenta un secondo ostacolo alla messa a punto e allo sviluppo di varie tipologie di lavoro in Europa. Il finanziamento alle imprese rimane attualmente ancorato a una politica basata sul prestito, piuttosto che, o comunque non abbastanza, sul rischio: questo rende particolarmente difficile l'avvio di attività imprenditoriali e preclude spesso alle PMI la possibilità di procurarsi sufficienti finanziamenti , dal momento che gli istituti di credito tradizionali non possono accogliere la loro richiesta di garanzie. Ancora: gli investitori in Europa dovrebbero essere incoraggiati ad assumersi la responsabilità di un coinvolgimento a lungo termine nell'avvio di attività imprenditoriali. A dispetto del piano di azione riguardante il rischio del capitale e nonostante i progressi compiuti in altre iniziative simili, persistono importanti differenze tra gli Stati membri e i livelli di investimento nel rischio del capitale negli Stati Uniti risultano doppi rispetto a quelli europei. La mobilizzazione del capitale è insufficiente, ma anche l'infrastruttura atta a "canalizzare" una maggior quantità di capitale verso opportunità di investimento non si è ancora evoluta in modo soddisfacente.
I mercati e le loro riserve rimangono frammentati, il che riduce il numero degli investimenti e impone la necessità che questi vengano incoraggiati, creando un legame di cooperazione anche tra energie economiche, aziende, industria e università.
Istituzioni pubbliche che offrono diversi strumenti finanziari a supporto di uno specifico obiettivo politico, quali prestiti privilegiati, sovvenzioni o sussidi, potrebbero cooperare meglio per rendere più facile alle aziende la collocazione dei finanziamenti e il giusto impiego delle opportunità offerte. L'analisi condotta dalla Commissione a proposito della possibilità di accedere in modo più capillare ai mercati di capitale, come sottolineato dal Gruppo di alto livello, dovrebbe fornire altre risposte concrete sulle misure appropriate per mobilitare il rischio del capitale.

Un altro problema da tenere in considerazione in questo contesto è rappresentato dal fatto che gli imprenditori vengono troppo spesso stigmatizzati quando falliscono : l'attività imprenditoriale in effetti implica per definizione il fatto di assumersi il rischio di fallire , ma a dispetto dell'evidenza per cui gli imprenditori in genere imparano dagli errori commessi e migliorano la propria performance nelle occasioni di lavoro successive, i clienti e i finanziatori, di fronte a situazioni di fallimento, si mostrano riluttanti a concedere la propria fiducia e, in concreto, a rinnovare i propri ordini. Un fallimento "onesto" porta ancora implica ancora serie conseguenze a livello legale e sociale: se, come è verosimile, l'iniziativa imprenditoriale deve essere favorita, è necessario attuare un radicale cambiamento.
Quando gli ostacoli summenzionati saranno rimossi con determinazione, allora l'Europa potrà in un certo senso "liberare" il proprio potenziale imprenditoriale e offrire ai propri cittadini nuove opportunità di sviluppare se stessi. Un unico sforzo in questo senso non basta: è necessario riporre una fiducia duratura nella stabilità delle infrastrutture affinché la crescita diventi una prospettiva reale.

CONCLUSIONI
La strategia di Lisbona: come renderla praticabile.

Come più volte sostenuto, la strategia di Lisbona mira a risollevare la crescita europea, attraverso un'attenzione congiunta ad aspetti diversi quali la coesione sociale e l'ambiente in modo da considerarli mezzi di sviluppo piuttosto che diritti da esigere. La Commissione europea e gli stati membri insieme con i partner sociali e gli altri stakeholder devono ora dimostrare di essere fattivamente impegnati nel processo disegnato dalla strategia di Lisbona e accettare la propria responsabilità nell'implementazione del programma di riforme concordato insieme, assumendosi, ciascuno per proprio conto, il carico di una guida politica delle varie questioni in campo.In questo senso il Consiglio europeo dovrebbe farsi portavoce di un messaggio chiaro, rivolto ai governi nazionali e ai singoli cittadini e dovrebbe farsi garante del fatto che una quantità di tempo e attenzione sufficienti vengano dedicate alla valutazione dei progressi compiuti per raggiungere gli obiettivi di Lisbona. Il gruppo di alto livello consiglia l'Unione e gli Stati membri di concentrarsi sulla crescita e l'occupazione, senza perdere di vista, come elementi assolutamente complementari, la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile.

Finora i parlamenti nazionali e gli stessi cittadini non sono stati in grande sintonia tra loro nell'implementazione dei processi, per cui la pressione esercitata dalle tematiche su esposte si è rivelata minore di quanto avrebbe dovuto, e lo stesso si è verificato da parte degli altri attori sociali. E' auspicabile dunque una cooperazione più stretta tra le varie componenti del tessuto sociale, in modo che ciascuna parte possa supportare e incoraggiare l'altra. Tutto questo conferma la necessità di una partnership all'interno di ogni contesto nazionale particolare, finalizzata alla costruzione di riforme. La trasparenza sui progressi ottenuti rappresenta la chiave di coinvolgimento di tutte le parti interessate, così come la volontà politica e l'impegno a portare avanti i lavori programmati. E una supervisione delle misure intraprese, condotta dai singoli rappresentanti di governo, è imprescindibile per ottenere tale trasparenza. Il Gruppo di alto livello si rivolge inoltre ad ogni stato membro nella persona del suo rappresentante più qualificato a formulare un programma di azione nazionale, contenente i punti fondamentali di un percorso volto al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona e funzionale rispetto a tre scopi: quello di ovviare all'assenza di un coinvolgimento nazionale all'interno della strategia; quello di assicurare coerenza e compattezza delle misure prese e infine quello di chiamare in causa tutti gli stakeholder. A questo scopo un esponente designato di ogni governo dovrebbe essere incaricato della realizzazione giornaliera della strategia; i parlamenti nazionali dovrebbero farla propria, interpretandola per i loro singoli uditori nazionali e estendendo l'intera questione al dibattito, su cosa fare e cosa evitare. Al fine di non perdere il momento politico contingente, tali strategie dovrebbero "coprire" un periodo di due anni ed essere rinnovate nel 2007.

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