Una variazione positiva dell'offerta di moneta
si trasformerebbe interamente in un aumento
dell'indice generale dei prezzi P, data la forte
sensibilità delle aspettative inflazionistiche,
ma soprattutto l'indice generale dei prezzi
P aumenterebbe più velocemente della
moneta M. (Qualora poi si tenessero in considerazione
anche la pressione sindacale e gli aumenti dei
salari, l'entità della recessione potrebbe
essere maggiore).
Una politica monetaria restrittiva agirebbe
prettamente sulle aspettative d'inflazione,
ma contestualmente porterebbe ad una lunga recessione.
La riduzione dell'offerta di moneta sarebbe
in questo caso maggiore della riduzione dell'indice
generale dei prezzi (poiché questi crescono
velocemente, ma si riducono in modo viscoso),
con ripercussioni negative sul reddito. Da una
parte si avrebbe infatti una contrazione della
spesa aggregata indotta dagli alti tassi d'interesse
e dall'altra un effetto negativo generato dal
differenziale di velocità tra le due
grandezze M e P, in quanto M decrescerebbe più
velocemente di P.
Anche la politica fiscale apporterebbe effetti
simili a quelli sopra descritti. Infatti un
aumento della spesa G farebbe crescere il tasso
a breve dei Bot, con ripercussioni sull'intero
sistema monetario e finanziario con un effetto
di spiazzamento (crowding out), mentre un aumento
delle imposte, politicamente sconveniente, ridurrebbe
il reddito disponibile, frenando ulteriormente
i consumi.
È necessario che il sistema economico-sociale
si ponga in ascolto di sé stesso, prendendo
coscienza di sé. Ciò significa
rendere l'informazione libera, superando ogni
asimmetria, e a costo zero. Al fine di raggiungere
tali obiettivi, bisogna però allo stesso
tempo predisporre le condizioni tecniche e operative
adeguate. Le tecnologie odierne ci permettono
di superare ogni barriera all'informazione,
attraverso la banda larga, e allo stesso tempo
di ottimizzare i processi produttivi, riducendo
fortemente i costi. Se l'invenzione dell'elettricità,
secondo Nathaniel Hawthorne, ha reso il mondo
un "nervo enorme", un "cervello
pervaso di intelligenza", che cosa non
può fare Internet con l'informazione
digitale?
Una società interconnessa può
divenire a tutti gli effetti un "cervello
pervaso di intelligenza", capace di deframmentare
i mercati e quindi di ridurre il loro grado
di concorrenza monopolistica e la perdita secca
ad essa associata. Infatti una deframmentazione
dei mercati, attraverso la creazione di un unico
mercato digitale, aumenterebbe la competitività
delle aziende, riducendo allo stesso tempo la
dispersione dei prezzi per ogni prodotto 4.
Un sistema di monitoraggio continuo in tempo
reale opererebbe da deterrente all'inflazione,
mantenendo un'elevata capacità di acquisto
delle famiglie e stimolando la competizione
tra le aziende, le quali, per sopravvivere,
dovrebbero mantenere elevati standard di efficienza
produttiva e distributiva, a vantaggio dei consumatori
e dell'intero sistema. In questo caso, il mantenimento
della capacità di acquisto diverrebbe
un onere per i consumatori, i quali parteciperebbero
in prima persona alla gestione del sistema economico-sociale.
Tale politica economica può essere definita
come "proattiva complessa", poiché
tipica di un sistema proattivo complesso, ovvero
che si adatta ai cambiamenti, superando la turbolenza
e l'entropia in esso generati. Bisogna rendere
il sistema capace di autorganizzarsi attraverso
gli strumenti tecnologici e la formazione, condizione
questa necessaria per l'elaborazione razionale
delle informazioni.
Anche le aziende (e mutatis mutandis la pubblica
amministrazione), come subsistemi complessi
proattivi, sono chiamate a cambiare mentalità,
investendo in tecnologia e conoscenza, al fine
di recuperare quella produttività perduta
mediante la cessione della politica monetaria
(e quindi del cambio) e la fine della produzione
fordista. Si tratta di passare inoltre dal paradigma
della produzione di massa al paradigma della
personalizzazione di massa. Il principio del
customer satisfaction, infatti, ha indotto il
mercato ad essere più esigente, a pretendere
un servizio ad hoc, non standardizzato. Ciò
ha generato la necessità di produrre
una vasta gamma di prodotti e servizi in piccole
quantità, con la conseguente perdita
di produttività. Difatti, se nel periodo
fordista venivano posti sul mercato pochi prodotti
e servizi standardizzati su vasta scala, percependo
così dei rendimenti crescenti, la produzione
orientata al customer satisfaction e alla qualità
totale, invece, impone dei costi crescenti.
Di qui la necessità di ritrovare quelle
economie perdute attraverso una nuova riorganizzazione
manageriale impostata sull'ottimizzazione delle
risorse umane e del loro capitale cognitivo.
Si tratta di cambiare la cultura d'impresa.
Sorge la necessità di predisporre politiche
microeconomiche miranti ad incrementare la produttività
d'azienda attraverso la conoscenza e lo scambio,
mediante la costituzione di cluster tecnologici
5, reti di
aziende concorrenti e/o complementari tra loro
connesse in distretti geografici per la cooperazione
e lo sviluppo di programmi di ricerca. La prossimità
geografica consente infatti lo scambio di informazioni
e la frequenza delle interazioni crea un legame
di fiducia, il quale poi rafforza il processo
di scambio delle conoscenze. Quest'ultimo a
sua volta apporta incrementi di produttività,
che attirando nuove imprese, aumentano il processo
di clustering (numero di aziende presenti nel
distretto) e la concentrazione di capitale umano,
con conseguenti effetti positivi sull'occupazione
locale e le infrastrutture. Un esempio tipico
di questo processo di feedback positivo è
Silicon Valley, che si comporta come un vero
e proprio attrattore, richiamando l'attenzione
di tutte le aziende del settore.
Lo sviluppo porta sviluppo, anche se bisogna
sottolineare che gli effetti di traboccamento
delle conoscenze (spill-over tecnologici), derivanti
dai cluster tecnologici, possono essere assorbiti
maggiormente da quelle aziende che già
effettuano programmi di ricerca in-house (cioè
interni all'azienda).
4. Ovvero
la differenza tra il prezzo minimo e massimo
applicato nel mercato per ogni prodotto
5. A tale
riguardo il 1° settembre 2005, il ministro
delle Attività Produttive e il ministro
per l'Innovazione e la Tecnologia hanno annunciato
il varo di due decreti aventi lo scopo di favorire
la nascita di poli tecnologici e stimolare l'innovazione
di processo. Il primo decreto prevede lo stanziamento
di 360 milioni di € per la realizzazione
di poli ad alto contenuto tecnologico, e stabilisce
altresì una premialità sui programmi
di ricerca internazionale. Il secondo decreto
mette a disposizione 270 milioni di € al
fine di agevolare programmi di sviluppo pre-competitivo,
compresi anche l'attività di ricerca
industriale e le attività dei connessi
centri di ricerca, finalizzati a promuovere
piani di innovazione digitale nei processi aziendali
critici, rafforzando in tal modo l'aggregazione
di distretti e filiere industriali.