HOME
Sommario
Le Vostre Domande
News
Keywords
Archivio Rivista
Il Vostro Contributo
La Redazione
Teleconferenza
Archivio Notiziario
Chat
Link
       
       
   

3-
LA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA

3.1. LE POLITICHE DI IMPEGNO ECONOMICO ASSUNTE DALLE ISTITUZIONI ITALIANE PER LA RICOSTRUZIONE DELL'IRAQ

Sebbene la realtà economico-commerciale dell'Iraq presenti considerevoli potenzialità, il coinvolgimento italiano all'interno del mercato iracheno è reso difficoltoso, al pari di quello di altre nazioni, dalla criticità delle condizioni di sicurezza che sconsigliano viaggi nel Paese, dalla mancanza di un quadro normativo dettagliato, dalla necessità di un livello di competitività adeguato a quello delle altre imprese internazionali che mostrano interesse verso quel contesto.
Tuttavia, l'impegno italiano per la ricostruzione si è manifestato ininterrottamente già dall'immediato dopoguerra, anzitutto contribuendo alla missione di pacificazione promossa dalla coalizione anglo-americana, e impegnandosi anche economicamente negli aiuti umanitari Iraq. Il contenuto di questi impegni si trova nel "Decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, recante interventi urgenti a favore della popolazione irachena", convertito in legge il 1° agosto 2003 con ulteriori modifiche.
Inoltre, nel quadro della Conferenza dei donatori per la ricostruzione dell'Iraq (Madrid, 23/10/2003), l'allora Ministro degli Esteri Frattini, (e all'epoca Presidente del Consiglio della UE), sottolineò che nel quadro dei contributi nazionali, l'Italia avrebbe stanziato 200 milioni di euro nei seguenti tre anni.

Ma risale al 10 dicembre 2003 l'apertura di una prospettiva per l'Italia di poter fare investimenti veri e propri nella ricostruzione dell'Iraq: Paul Wolfowitz, vicesegretario alla Difesa americano, dichiarò che dei 26 principali progetti di ricostruzione in Iraq avrebbero fatto parte 63 paesi, quelli che avevano aderito alla "coalition of the willing", nella pratica, o semplicemente sostenendo l'opportunità di una guerra in Iraq. Tra questi paesi vi era appunto anche l'Italia. Per le imprese dei paesi esclusi da questi principali 26 contratti esiste comunque la possibilità di partecipare a progetti di ricostruzione tramite subappalti, anche se Washington tende a premere perché in questo vengano preferite imprese irachene.

La concretizzazione di queste "prospettive" avvenne nel gennaio 2004, con l'apertura della fiera internazionale "Rebuild Iraq 2004" a Kuwait City.

3.2. L'INGRESSO DEI PRIVATI NELLA RICOSTRUZIONE

Durante "Rebuild Iraq 2004", tenutasi presso il centro fieristico Kuwait International Fair Grounds-Mishraf di Kuwait City, l'ICE organizzò la presenza italiana garantendo agli operatori nazionali un'area di circa mq. 1000.
La fiera, dedicata ai settori dei beni strumentali e dei beni di consumo durevoli e di largo consumo, si rinnova ogni anno, ed è considerata in assoluto la manifestazione più rappresentativa per una futura "porta d'accesso privilegiata" verso l'Iraq. Il processo di ricostruzione dell'Iraq si caratterizza, infatti, per una certa lentezza anche perché motivi di sicurezza non permettono regolarità di forniture ed opere.
In termini di interesse di mercato, la manifestazione fieristica consente di conoscere le opportunità di business che si apriranno in futuro in Iraq e soprattutto permette di avviare contatti e stabilire rapporti di collaborazione con partner kuwaitiani già attivi nel mercato iracheno.
In Kuwait, dove in questo momento è opportuno stringere accordi di collaborazione, se non già di subfornitura, le opportunità di affari restano elevate, soprattutto per i settori delle comunicazioni, dell'agricoltura, dell'industria leggera, del tessile, delle macchine utensili e delle infrastrutture.
Inoltre, la necessità di attuare i programmi di ricostruzione delle infrastrutture sociali in Iraq incrementerà la richiesta di arredi per comunità, apparecchiature sanitarie, sia generali che speciali e da laboratorio. Altri comparti verranno potenziati quali il trattamento delle acque, lo stoccaggio dei rifiuti solidi urbani, il riciclaggio di oli combustibili, della plastica e dei materiali ferrosi, il trasporto refrigerato, il sistema finanziario bancario e l'alimentare.

Durante Rebuilding Iraq 2004, il Ministero delle Attività Produttive ha presentato ufficialmente il progetto "Iraqitalia", alla presenza del viceministro Urso, del presidente della Commissone Attività Produttive della Camera dei Deputati Polledri, delle autorità irachene, kuwaitiane e della Coalizione.

3.3. IL PROGRAMMA "IRAQITALIA"

Il progetto parte dalla considerazione che solo il raggiungimento di un obiettivo di sviluppo sociale e culturale, la crescita economica e la diffusione di salute e benessere possono portare alla stabilità e sicurezza del paese.
Per quali motivi le imprese italiane possono giocare un ruolo importante per la ricostruzione dell'Iraq? Perché le imprese italiane hanno una tradizione pluridecennale di collaborazione commerciale e produttiva con l'Iraq, perché in ogni fabbrica irachena c'e' almeno una macchina italiana, perchè il parco macchine è tutto da rinnovare, perché il trasferimento di tecnologia è uno dei segreti della ricostruzione, perché decine di imprese italiane sono già presenti nella regione con proprie filiali con o senza partners locali. Le aziende italiane sono in ritardo: imprese di tutto il mondo sono presenti e su muovono sul mercato iracheno occupando posizioni di vantaggio anche e soprattutto nei settori deve la leadership italiana è unanimemente riconosciuta.
Il modus operandi di Iraquitalia è per tutti questi motivi un programma di network: esso aggrega le aziende italiane di tutti i settori interessate a operare con l'Iraq e/o a creare joint ventures con nuove aziende irachene. Il modello di sviluppo si avvale sia dell'iniziativa operata con risorse proprie dai partners Iraqitalia, sia del supporto istituzionale fornito sul territorio dai funzionari italiani impegnati nei programmi istituzionali di sviluppo, nonchè dei Business Centers predisposti dal Governo provvisorio in collaborazione con la struttura della Coalizione. In questo modo l'offerta delle aziende italiane si innesta solidamente e istituzionalmente nella realtà locale e gli investimenti in Iraq possono diventare straordinariamente proficui e competitivi.

Avanti>>
<<Indietro