Riflessioni per un management al femminile
Donne manager: è possibile vivere il ruolo di manager rimanendo Donna ed in questo modo creare un vero e proprio cambio di paradigma che possa migliorare la gestione aziendale?
Questa e la sfida e l’obiettivo di quest’articolo. Vivere il ruolo in un modo diverso da quello corrente, creando un sottile cambiamento che possa gradualmente diventare sempre più chiaro e convincente, in cui gli elementi distintivi del femminile siano vissuti profondamente e possano portare ad una revisione del ruolo di Manager il che, a sua volta, renda più facile essere Donna. vivere il ruolo di manager rimanendo Donna, in un modo diverso da quello corrente creando un sottile cambiamento che possa gradualmente diventare sempre più chiaro e convincente e che porti ad una revisione del ruolo di Manager, che a sua volta, rende più facile essere Donna.
In azienda, come nella vita, ognuno ha il suo posto. Tutto sta trovarlo e occuparlo.
È che solitamente il proprio posto cambia di volta in volta in relazione alle circostanze e persone che abbiamo vicino.
Nel rapporto di coppia occupiamo un posto, in famiglia con i figli ne occupiamo un altro, con i genitori un altro ancora e in azienda ancora un altro o altri in relazione di chi abbiamo vicino.
Il proprio posto può essere descritto anche in funzione delle relazioni vicine. Ad esempio come dirigente posso sentirmi alla sinistra del direttore generale che essendo alla mia destra occupa un posto di maggior rilievo, ma essere a mia volta a destra rispetto ai miei collaboratori.
Cosa accade quando non presidiamo il nostro posto o ne occupiamo uno sbagliato?
Solitamente confusione!! Confusione di ruoli, di relazione, confusione che si ripercuote su obiettivi e risultati.
Ed in tutto questo la Comunicazione intesa come capacità di entrare in relazione, spirito di osservazione, attitudine all’ascolto e profondo rispetto per l’altro, gioca un ruolo fondamentale.
Che cosa possiamo apprendere dalla modalità femminile di approcciare alla vita? Come potrebbe migliorare la comunicazione interna?
E come tutto questo possa migliorare la gestione aziendale e cosa si può apprendere e trasferire in azienda da tutto ciò?
Ecco questo è un po’ il succo delle mie riflessioni.
Le posizioni gerarchiche sono state storicamente occupate da uomini e questo ha finito con il far sovrapporre il ruolo con le qualità.
Molte donne manager finiscono così con l’occupare il ruolo assumendone anche la qualità maschile.
Dopotutto ad un manager è richiesta leadership, organizzazione, forza e decisione.
E chi ci dice che tutto questo non possa essere fatto con una attitudine molto più femminile, permettendo alla donna manager di rimanere Donna?
È ovvio che in parte tutto ciò? può essere visto come una generalizzazione, ma in parte il mondo maschile e femminile sembrano appartenere ad universi differenti.
Io voglio celebrare la diversità, renderla una risorsa, una fonte di ispirazione che possa aiutare le donne a percepire di più gli aspetti distintivi, a manifestare la Bellezza dell’essere Donna e gli uomini a potenziare il proprio lato femminile, a guardare alla sensibilità femminile come una risorsa da ampliare. Ovviamente con un ottica focalizzata ai vantaggi che questo comporta.
Non parlo volutamente di maschi e femmine perchè presuppongo che per occupare un ruolo dirigenziale e manageriale occorra Presenza.
Ossia un mix di maturità, sano distacco, capacità di essere in contatto con quello che c’è, passione vera e visione chiara.
Tutto ciò a mio avviso, fa di una femmina una Donna e di un maschio un Uomo.
Che cosa può quindi offrire di diverso una donna manager?
Sicuramente maggiore sensibilità, maggior accoglienza creatività e forse maggior intuito e profondità.
Che cosa vogliamo come esseri umani?
Forse essere visti?
Ecco che l’Accoglienza (1) diventa così una qualità importante.
Ma l’Accogliere non è connesso e non va confuso con il maternalismo. Questo èsolo un’altra differente sovrapposizione di ruoli. È vero che una donna è anche madre (effettiva o in potenza non cambia la sostanza) ma il ruolo di madre si esercita con i figli e mescolare i piani crea confusione e mette la donna nella dimensione del dover dare(2).
Possiamo notare come la natura della “femmina” sia fatta, biologicamente, per ricevere, anzi per Ricevere, mentre ènella natura del “maschio” l’atto del dare. Questo almeno da un punto di vista fisiologico, ma cosa se può trarre da questa osservazione? Che dimensioni può avere il Ricevere al di là di aspetti prettamente riproduttivi?
Esistono diversi livelli e possiamo parlare di un ricevere superficiale e di uno più profondo che attiene ad un maggiore accesso al sentire, al lasciarsi toccare dalle emozioni connesse, che ha più a che fare con aspetti profondi della persona. e che possiamo definire utilizzando una lettera maiuscola il Ricevere appunto.
Grazie al nostro femminile, sappiamo comprendere(3) ed è un’attitudine che può essere sviluppata.
Per la donna è più semplice, perché abituata a percepire più con il corpo, ad un maggior contatto con le emozioni e l’emotività.
Questo dovrebbe rendere il Ricevere più agevole.
Ricevere diventa all’inizio un modo, una dimensione, in cui non occorre dover essere sempre nel dare. Poi diventa uno spazio da cui viene naturale Dare ossia Donare.
Chi e che cosa può ricevere una donna manager e come questo possa creare differenza in azienda è forse la sfida che permette alla donna di rimanere donna e di esercitare il ruolo di manager con un differente approccio.
Sicuramente riceve i suoi collaboratori. Quando questo viene fatto con Presenza si crea un Silenzio Accogliente in cui Ascoltare l’altro. In questo spazio si manifesta l’intenzione di comprendere l’altro e di permettere all’altro di esprimersi.
Come premesso prima la qualità femminile è più vicina alla relazione con le persone che alla relazione con gli obiettivi ed i risultati.
Il sapere implicito è a volte molto più importante di quello esplicito e, per esperienza, ho notato quanto sia il sapere implicito a guidare inconsciamente le nostre azioni.
Ricevere offre così la possibilità di ritagliarsi un ruolo differente e di comprendere e percepire maggiormente il proprio posto.
Se ci identifichiamo nel ruolo finiamo con il distaccarci da chi siamo. Finiamo con il recitare una parte.
Ricevere offre anche un nuovo modello di leadership.
Un modello in cui non è più il capo a prevalere ma l’obiettivo, la meta.
Allora tutto il gruppo o le parti di esso che sentono nell’Accogliere un luogo sicuro possono esprimersi e offrire il proprio contributo per migliorare la produttività.
Ecco che dal ricevere nasce il Donare, lo scambiare.
Quando riceviamo molto ènaturale dare molto.
Ma è un dare maturo che ha più il sapore di un dono. Allora quando riconosciamo con sensibilità i meriti, in qualche modo ci lasciamo toccare e questo ci può commuovere.
In una sessione di coaching la amministratrice di una società, dopo aver esplorato il tema dell'accogliere, mi ha raccontato come si era commossa nello scrivere una mail di feedback per un errore commesso da una sua dirigente. Accolse la commozione e la mail che ne emerse, ebbe sicuramente una qualità differenti.
Dopo quella mail i loro rapporti sono cambiati profondamente e lei ha scoperto quanto supporto poteva ricevere dalla sua dirigente.
Mi chiedo quanti uomini manager possono pensare di poter utilizzare il loro lato sensibile?
A volte siamo così focalizzati sul problema da risolvere, sulla situazione da attuare che finiamo per dimenticarci che dietro c'è una persona. Una donna manager è rimasta Donna e non lo ha fatto!!
È la relazione che diventa importante, e per le relazioni occorre sensibilità.
E siccome siamo tutti connessi in modo sistemico, da quel piccolo gesto, o meglio dal successo prodotto da quel piccolo gesto, le relazioni in quell'azienda stanno cambiando; sì perché lei ha iniziato ad Accogliere nel profondo.
L'importante è che questa accoglienza nasca da uno spazio di presenza altrimenti sfocia solo nel maternalismo finendo per relegare chi la in una posizione oltremodo scomoda che non solo crea confusione ma diventa difficile da sostenere.
che cosa può imparare un manager da tutto ciò?
Forse a guardare un po' di più alla qualità delle relazioni piuttosto che i numeri e agli obiettivi. Ma a guardare le relazioni apre alle emozioni e alla propria vulnerabilità.
È qui risiede, secondo me, la vera forza: nella consapevolezza e nell'accoglienza della propria vulnerabilità.
Permettersi di accedere alla propria vulnerabilità ci rende più integri e allineati, e si fa percepire anche la vulnerabilità dei propri colleghi e collaboratori.
Quando si Riceve l’altro, semplicemente siamo in ascolto, sospendendo il giudizio, mantenendo l’attenzione su ciò che accade, sulla relazione. E questo ci permette di vedere oltre il semplice dato.
Quando vediamo l’altro davvero e lo accogliamo per quello che è, focalizzandoci su ciò che di buono porta, sulle risorse che può mettere in gioco, allora creiamo un differente clima. Il senso di appartenenza aumenta, come la coesione del gruppo e di concerto la gioia e l'entusiasmo. Non è più bello vivere in uno spazio in cui sentirsi accolti e compresi, piuttosto che in uno spazio in cui essere giudicati?
Note
1. Se leggiamo l’azione di Ac-Cogliere assume, qui, un significato molto profondo, quello di cogliere a sé (individuo o team) ciò che il sistema propone
2.
In più, come insegna l’analisi transazionale, se manifestiamo un’attitudine genitoriale rischiamo di indurre nell’altro un’attitudine “bambino”.
3.
Se leggiamo l’azione di Con-Prendere assume, qui, un significato molto profondo, quello di prendere insieme che è un altro modo di Ricevere
Marco Matera: Laureato in chimica industriale, Referente Qualità del Dipartimento ARPAL della Spezia. È consulente di direzione ed organizzazione aziendale. Esperto in PNL e coaching sistemico, progetta e conduce: sessioni di coaching individuale e di gruppo, interventi di sviluppo organizzativo, progetti di formazione. Consigliere Regionale AIF Liguria (info@soluzionicreative.it) www.soluzionicreative.it