2977
E’ il 10 settembre 2011. Dalla mia finestra, nel buio della notte si intravede il doppio fascio di luce che parte dal punto dove sorgevano le torri e punta dritto al cielo. A questa distanza e’ un’ombra opaca e fragile che si perde nella foschia umida della notte, ma non importa: anche a distanza, unisce. La Cerimonia che si terrà domani è blindata ma oggi è stata data a tutti la possibilità di accedere al Memoriale che segnerà il passaggio alla storia. La sensazione è che ci sia ad ogni livello della società il bisogno di chiudere e andare avanti. Quel senso di fragilità e impotenza che ogni americano quel giorno di settembre di dieci anni fa ha avvertito per la prima volta, non sarà dimenticato tanto presto ma dovrà diventare un ricordo, appunto.
2977 è il bilancio dei morti ma il numero delle vittime è di gran lunga superiore: un’intera nazione. Per noi che guardiamo da fuori, dall’Italia, 9/11 è invece un fatto interamente di New York Anche se tutti, ad esempio, sanno dell’aereo che colpì il Pentagono facendo 184 morti, pochi pensano a Washington quando si parla di 9/11. Tutti pensano non solo a New York ma addirittura soltanto a Manhattan. Ma non si tratta solo di New York. La Grande Mela é infatti un ricettacolo non solo di etnie ma anche e soprattutto di persone nate altrove, ovunque negli Stati. Non solo qui tutti conoscono il bilancio dei morti ma molti americani conoscono almeno anche il nome di alcuni di essi. Per questa ragione, le parti di metallo delle torri inizialmente raccolte e studiate per capire la dinamica del crollo, una volta assolto alla loro funzione, sono via via affidate alle diverse comunità locali che hanno sofferto la perdita di almeno un loro membro e che ne faranno una specie di monumento alla memoria. E’ un po’ come restituire un defunto ai familiari. Quel fascio di luce raggiunge anche me e anche a me consegna un pezzo di storia da elaborare e seppellire. Tutti insieme a masticare un boccone altrimenti impossibile da digerire. Lo osservo incantata e penso a quanti dalle rive del New Jersey stiano ora guardando quelle colonne di luce così come allora restarono impietriti a fissare le colonne di fumo.
Laura del Vecchio: Due lauree, Giurisprudenza con tesi in Economia a Roma e Commercio Internazionale a Le Havre; due specializzazioni, in Economia dei mercati asiatici e in Comunicazione; due esperienze “in azienda” come export manager per Fiat Auto Japan e per Danone; due esperienze “di penna” al quotidiano economico “Nikkei” e all’ISESAO della Bocconi: un “saper scrivere e far di conto” che ha finito per trovare buon uso all’Istituto nazionale per il Commercio Estero. Nata il 13 settembre del 1968: da poco compiuti…. due volte vent’anni