Numero 67 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Comunicare secondo natura la comunicazione one to one

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di Franco Marmello

 

Per quanto piacere possa farci essere ascoltati-creduti-stimati, dobbiamo evitare di trasformare i nostri interlocutori in seguaci; dobbiamo trovare le tecniche giuste per spingerli a una maggiore autonomia e maturità di giudizio...

  • Seguaci no! - Diciamo la verità, tutti desideriamo essere ascoltati dai nostri interlocutori (in famiglia, sul lavoro...): vederli riflettere mentre parliamo, essere interpellati per qualche consiglio, vedere che si fidano del nostro parere, accorgerci che compiono azioni per tentare di seguire gli orientamenti da noi forniti. Ciò che però è difficile da sopportare è che queste persone diventino nostri seguaci. Seguaci è troppo: troppo sensibili al nostro giudizio, troppo alla ricerca della nostra approvazione. Ad esempio, collaboratori che valutano le loro prestazioni solo sulla base delle nostre opinioni: senza carattere, senza coraggio di osare da soli, sempre a scodinzolare intorno a noi come dei cagnolini.

 

    •  Verso l’autonomia - Non vogliamo interlocutori così in azienda (vale lo stesso per  mogli, figli, parenti, amici). Ci rendiamo conto che sono a rischio: in questo mondo così confuso (pochi ideali e molti fanatismi) chi non riesce a formarsi proprie opinioni rischia di essere plagiato dal primo che passa. La storia, la religione, la filosofia lo insegnano. Per aiutare questo tipo di interlocutore a non vivere così passivamente seguace, dobbiamo iniziare a mostrare approvazione a ogni suo piccolo gesto di autonomia e sana disobbedienza. In questo caso siamo noi a riflettere quando lui parla. Ma dobbiamo riuscire a dimostrare che questo nostro ascolto è diretto a idee e suggerimenti che di fatto risultino innovativi, rivoluzionari (in senso buono).

       

       

     

    •  Che fare?


            1. Parliamogli dei nostri dubbi, antichi e nuovi (anche noi ne abbiamo) e chiediamogli di aiutarci a orientare al meglio la politica della nostra azienda, della nostra famiglia...

            1.  Manteniamoci positivi, però, fiduciosi nel domani che sarà come tutti insieme lo andremo a costruire...

            1.  Rassicuriamolo, alleniamolo ad aver fiducia nelle sue idee. Raccontiamogli di quando siamo deboli, tardivi nel decidere e al primo vento che soffia contro cambiamo la decisione appena presa; raccontiamogli di quando siamo forti, coraggiosi e decidiamo prontamente, cambiando quella decisione -se proprio dobbiamo- solo dopo averla verificata nel tempo con responsabilità (senza diventare diabolici nel perseverare, naturalmente...)

            1.  Usiamo analogie, testimonianze, storielle, aneddoti per istruirlo con fascino e simpatia.
              Vale per tutti i tipi di interlocutori, ma per quelli troppo seguaci vale un po’ di più.
                  Dobbiamo indurli a osare, dobbiamo indurli a sostituire qualche volta il parametro che noi costituiamo per loro (papà dice, mamma dice, il mio capo dice...) con qualche altra pietra di paragone che illumini ed ecciti la loro fantasia. Certo devono essere esempi positivi, pertinenti ai casi discussi: ricordiamoci il buon senso.

            1.  Rendiamo questo tipo di interlocutore un po’ ambizioso, simpatico, trasgressivo; senza perderlo di vista naturalmente.

    •  Perché tanta fatica? - Perché dobbiamo impegnarci così tanto per comunicare in modo assertivo (penetrante, convincente, naturale) con quelli che secondo noi lo meritano ? 
      Rispondiamo con una poesia di Roland Russel intitolata L’uomo di oggi è il bimbo di ieri

     

    Il vigliacco di oggi è il bimbo che schernivano ieri
    L’aguzzino di oggi è il bimbo che frustavano ieri
    L’impostore di oggi è il bimbo a cui non credevano ieri
    Il contestatore di oggi è il bimbo che opprimevano ieri
    L’innamorato di oggi è il bimbo che accarezzavano ieri
    Il non complessato di oggi è il bimbo che incoraggiavano ieri
    Il giusto di oggi è il bimbo che non calunniavano ieri
    L’espansivo di oggi é il bimbo che non trascuravano ieri
    Il saggio di oggi è il bimbo che ammaestravano ieri
    L’indulgente di oggi è il bimbo che perdonavano ieri
    L’uomo che respira amore e bellezza
    è il bimbo che viveva nella gioia anche ieri

     

     

    Franco Marmello: Membro AIF Associazione Italiana Formatori, Responsabile Italia “Bottega del Cambiamento”, Giornalista, scrittore. Il progetto bottega si rivolge all'Uomo Nuovo in Azienda: una risorsa consapevole della complessità organizzativa provocata dal fenomeno del cambiamento, consapevole di dover crescere in modo meno empirico rispetto al passato, sia sul piano professionale che sul piano umano.
    www.bottegadelcambiamento.it