Titolo: Avicenna - Metafisica:
La scienza delle cose divine
dal libro della guarigione, a cura di Olga Lizzini e Pasquale Porro Casa Editrice: Bompiani, il pensiero occidentale, Milano, 2002, pag. LXIV+1311 Prezzo: Euro 33,00
Traduzione dall'arabo introduzioni, note e apparati di Olga Lizzini
Prefazione, revisione del testo latino e cura editoriale di Pasquale Porro
di Germana Porcasi
Affrontare il dopo attacco alle "due torri" significa per l'operatore culturale europeo e in particolare italiano, ridisegnare il suo ruolo nello scacchiere mondiale.
L'avvento dell'arma da fuoco e l'approdo alle enormi ricchezze del nuovo mondo aveva indotto a pensare il soggetto europeo e bianco di avere a disposizione il mondo sol che lo volesse, in forza del suo essere positivamente capace di creare sistema e tecnologia, in un processo di crescita infinito.
Sono stati necessari 150 milioni di morti, due guerre mondiali, il collettivismo economico, il centralismo democratico e il consumismo più sfrenato, fondato sull'accumulazione capitalistica, pura per rendere l'uomo nuovo occidentale finalmente cosciente di essere davanti ai suoi limiti.
Proseguendo una lunga tradizione di curiosità intellettuale e disponibilità verso la letteratura estranea al contesto immediatamente nazionale, ma gravida di conseguenze per lo stesso, la Bompiani inserisce nella sua preziosa collana: "Il pensiero occidentale" il volume: Metafisica - La scienza delle cose divine, per la prima volta tradotto in Italiano (che fa parte del più ampio progetto enciclopedico del Libro della guarigione).
Avicenna, nasce in Asia Centrale (Bukara) intorno al 980 d.c. e mentre l'Europa viveva il suo Medioevo più oscuro, il mondo arabo e islamico aveva ormai raggiunto la sua pienezza politica, sociale e militare e aveva realizzato la sua Umma all'interno delle diverse scuole di pensiero e dei suoi Califfi e dei suoi emirati. Avicenna è un medico, estremamente valido, consultato dal mondo allora conosciuto in tale qualità, ma anche consigliere ascoltato dei sovrani del suo tempo, specie durante il suo lungo soggiorno nella città di Ormuz, con il suo importantissimo porto, punto d'incontro (shatt el arab) fra il mondo arabico, quello mediterraneo, quello persiano e quello indiano.
La scienza medica, ormai lontana da Galeno in occidente, assurge a scienza totale, il medicus Avicenna digerisce la logica, la fisica e la matematica usandole anche professionalmente e si accosta alla Metafisica di Aristotele, fino ad impararla a memoria pur senza comprenderla (come egli stesso afferma nella sua autobiografia). La metafisica aristotelica viene a chiarezza in lui solo attraverso la lettura del "Sugli scopi della metafisica" di Abù Nasr al-Farabi. La conoscenza della metafisica consente al medico di vedere l'uomo universale e di intervenire quindi con il suo consiglio e le sue cure sia negli affari pubblici che in quelli privati.
Come si diceva più sopra Avicenna è l'uomo che riporta la luce del pensiero greco e aristotelico in quell'occidente all'epoca troppo occupato nella fisica e nel fenomeno per poter tornare a soffermarsi sul noumeno e sulla metafisica. Quell'occidente cristiano erede di Teodosio che per primo aveva distrutto la biblioteca di Alessandria e disintegrato quella di Traiano. Avicenna viene tradotto in latino nel XII secolo e visitato insieme al corpus aristotelico, diviene il punto di riferimento fondamentale in materia dottrinale per i teologici scolastici e la tomistica (da Tommaso d'Aquino a Giovanni Duns Scoto), determinandone il lessico e i capisaldi del discorso.
Più in generale, si deve alla rilettura del pensiero di Avicenna se la metafisica può trascorrere nell'Ontologia, se la questione della causalità può essere affrontata in termini di causa motrice e di causa efficiente, se l'esistenza di Dio può essere provata in via puramente metafisica.
L'opera, di cui si parla è estremamente curata fin nei minimi particolari, nelle tre versioni in cui si articola: quella araba, quella latina e quella italiana, costituendo comunque un organico unico inscindibile prezioso contesto.
Olga Lizzini ha non solo tradotto Avicenna dall'arabo all'italiano, ma nel realizzare l'editing dell'opera ha avuto cura di far realizzare pienamente la traslitterazione dei testi che tanti problemi di norma pone.
La sua capacità traduttiva è affascinante nella misura in cui riesce a seguire l'originale percorso logico del Nostro Avicenna per trasporne nella nuova lingua veicolo l'originalità e la portanza del pensiero, trovando i nessi necessari al passaggio dal letterale all'intelligibile e quindi al digeribile e al recepibile. Tale operazione, richiede non solo il pieno possesso della lingua araba e della sua calligrafia, così come modificatasi nel tempo, ma anche aver fatto i conti pienamente con Aristotele e suoi strumenti.
Pasquale Porro, che insegna storia della filosofia, latinista d'eccezione, è un maestro della scolastica vissuta a cavallo della sua matrice: la tradizione peripatetica araba. Il Porro domina gli studi Ontologici medioevali e in maniera puntuale e originale scrive sul concetto di tempo nella scolastica.
Tali mezzi a sua disposizione gli consentono di divenire lo strumento per verificare che il trapasso dall'arabo all'italiano abbia luogo in maniera compiuta ed efficace. Insomma il Porro assume un ruolo centrale (la versione latina), non fine a se stesso, ma a motivo del suo efficace intervento: consente di realizzare la miglior traduzione possibile nella più attenta osservanza del testo (e così per Celia "Ut sit centrum, quamvis illa non sit vere centrum, tamen erit apud eos centrum quantum ad sensum").
Il Porro, non solo è il prefatore dell'opera ma di fatto ne è il suo coordinatore, il ponte fra le tre scuole la greca, l'araba e la scolastica; così mediando e traendo dalla pag. XXI della premessa "con Avicenna la metafisica si organizza finalmente come un sistema unitario, in cui i disiecta membra dei logoi aristotelici vengono risistemati secondo una prospettiva sufficientemente ordinata e coerente, lo stesso ruolo svolge il Porro nell'opera così realizzata.
Il limite purtroppo di questa fondamentale letteratura è l'alto costo dell'edizione, cui, peraltro, fa riscontro la qualità della carta e il lusso della presentazione dei testi, perfettamente leggibili.
Germana Porcasi