Il volto italiano della bella “Kerkyra”
CORFÙ:SESSANTACINQUE ANNI DOPO.
(inviato) Dalla tragedia in cui morirono quasi diecimila militari italiani, agli incancellabili legami storici, culturali ed affettivi con il nostro Paese.
di Giulio Rosi
Arrivando in traghetto le prime immagini di Corfù sono quelle della sua celebre costa ricca di pittoresche spiaggette e di insenature a picco su un mare azzurro e incontaminato. Poi l’antico porto con le imponenti fortezze del quarto secolo ed i porticati dall’ inconfondibile stile che rievoca quattro secoli di dominazione veneziana. Attualmente mèta di intensi flussi turistici in gran parte italiani, favoriti dalla vicinanza con la costa pugliese, la bella Corfù, in greco Kerkyra, assieme all’isola di Cefalonia fu teatro delle drammatiche fasi finali della seconda guerra mondiale. Dopo l’8 settembre 1943, infatti, a seguito dell’armistizio stipulato dal governo di Badoglio con gli anglo-americani, nelle due isole joniche si trovarono improvvisamente contrapposte le forze italiane, costituite dalla divisione Acqui - che oltre alle unità dell’Esercito, comprendeva operativamente anche quelle della Marina, dell’ Aeronautica e della Guardia di Finanza - e le forze tedesche, fino a quel momento nostre alleate.
I militari italiani diedero vita a quello che viene considerato l’inizio della Resistenza contro i tedeschi. L’esplosione incontenibile della furia nazista che ne seguì, provocò un vero massacro fra gli italiani e spietate rappresaglie nei confronti dei greci che li aiutavano. Ufficiali, sottufficiali e soldati, anche nei casi di resa vennero trucidati in massa dalla divisione Edelweiss della Wermacht, la quale si rifiutò di considerarli prigionieri di guerra. Il bilancio fu di 9.850 morti italiani e 300 greci. Il contingente della Guardia di Finanza, poi insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare, era costituito dal 1º Battaglione Mobilitato.
Questa la doverosa, anche se necessariamente sintetica ricostruzione di un passato eroico e doloroso, testimoniato a Cefalonia da un mausoleo, con una mostra/museo permanente allestita dall’ Associazione “Mediterraneo”, ed a Corfù da una targa commemorativa offerta dall’ Unione Ufficiali in Congedo di Verona in presenza delle massime autorità locali e in collaborazione con Giancarlo Bringiotti, Console onorario d’Italia nell’isola. Pertanto la connessione fra Corfù e l’Italia, iniziata in epoca romana e ripresa secoli dopo con quella veneziana, cui si deve anche la piantagione degli estesi uliveti, non è mai cessata.
A partire dal dopoguerra, infatti, intere generazioni di corfioti sono affluite nelle università italiane e, dopo la laurea, sono rientrate in patria portandosi nel bagaglio, oltre la lingua e una qualificata professione, anche costumi, tradizioni e sentimenti italiani.
Lo stesso sindaco di Corfù, Alexandros Mastoras (insignito Cavaliere al merito della Repubblica italiana), sua moglie e i suoi figli, sono tutti medici laureati in Italia. “A Corfù – afferma il sindaco, che presiede anche l’Ordine dei Medici- c’è il più elevato rapporto al mondo fra medici e cittadini”. L’attivo politico, sta realizzando un importante programma di riforme per adeguare Corfù alle esigenze europee.
Fra i primi obiettivi la pulizia della città, il nuovo mercato di stile italiano, il riordino del traffico, l’integrazione dell’immigrazione regolare e la privatizzazione di alcune strutture pubbliche. “Per molti di noi – precisa orgoglioso il dottor Mastoras – l’Italia è una seconda patria. Abbiamo molti matrimoni misti, celebrati con il doppio rito cattólico e ortodosso, e in molte famiglie si parla sia il greco sia l’italiano”. A Corfù risiede la comunità cattólica più numerosa dell’arcipelago. Il centro del culto è la Cattedrale settecentesca.
Esistono comunque altre chiese cattoliche di grande interesse storico, veri gioielli che però necessitano di costose ristrutturazioni. “Purtroppo – sottolinea monsignor Yannis Spiteris, arcivescovo di Corfù, Cefalonia, Zante e Tessalónica - le nostre difficoltà economiche sono enormi, perfino per il fabbisogno quotidiano, in quanto la Chiesa cattólica, non rivestendo per la legge greca figura giuridica, non usufruisce dei finanziamenti e degli aiuti governativi assegnati a quella ortodossa”.
Numerose sono le iniziative culturali che promuovono le relazioni fra i due Paesi, fra le quali mostre, gemellaggi, raduni e concerti. Di particolare rilievo è la Regata Internazionale “Brindisi-Kerkyra”, organizzata dalla sezione di Brindisi della Lega Navale Italiana e dal Circolo Velico corfiota, sotto il patrocinio delle Nazioni Unite e di altre istituzioni. Ma in famiglia la memoria ritorna spesso alla guerra, quando nei casolari greci trovarono asilo molti militari italiani. Racconti di questo genere sono all’ordine del giorno. Lo stesso monsignor Yannis Spiteris – che è anche scrittore, teologo e per 25 anni ha insegnato nelle pontificie università romane - ricorda che quando aveva quattro anni venne tenuto sulle ginocchia da un ufficiale italiano che i suoi genitori ospitarono per alcuni mesi. “Mi pare che si chiamasse Salvatore – conclude l’autorevole presule – poi se ne andò e non ne sapemmo più nulla. Forse venne catturato ». Questa era la Corfù di allora.