Numero 33 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Midici

Di Tanino Testa

 

che cosa mi dici

1
mi dici che cosa mi dici
mi dici sempre qualche cosa ma cos'è che mi dici
mi dici perché mi fai segno di tacere
e io stento a darti una risposta e la cosa mi rumina per 24 e rotte ore poi so cosa avrei dovuto dirti immediata­mente avrei dovuto dirti non parlare se ci sono più di due per­sone che ascoltano anzi soltanto più di una
e così mi dici cercherò di riposare se ci riesco ma non è detto
e io si preannunciano belle giornate goditele non distrarti
mi dici è il mio progetto di sempre ma sai
e io so che puoi farcela
di punto in bianco mi dici ma di che cosa stiamo parlando esattamente
e io non ci penso più ma fa lo stesso no

mi ripeti fa sempre lo stesso
e io allora beh ti bacio
e tu ti bacio anch’io e immagina dove

 

2
poi chiude
chiude tutto e va sul marciapiedi con le chiavi in mano cerca con gli occhi dove ha lasciato la nissan a tre porte color ar­gento la trova va vi si lascia cadere dentro pesan­temente mette in moto via
mi dice stamattina ho chiamato subito dal­l'ufficio e ho fatto quanto do­vevo
e io occhei perciò per il momento è tutto a posto
fa una smorfia spero proprio di si
e io si vede che hai riposato d’altronde ci sono state giornate ma­gnifiche
e tu si per me come puoi capire anche meglio che magnifiche ma non so se ho riposato vera­mente
che vuoi dire
mi dici ho scritto e scrivendo mi sono ricor­dato di molte cose
non buone sospetto
con uno scatto allarga papale le braccia e dice ma no buonis­sime è che forse non ci sono abituato
si rilassa insomma ho ricominciato a volare
e io e dunque

 

3
fa non mi piace questa storia che quando mi incontri se sei in­cavolato per i fatti tuoi non mi saluti io in­vece ti saluto sem­pre
e io se non ti saluto significa sem­plicemente che neppure ti vedo
ribatte ma se perfino mi guardi men­tre mi vieni incontro e anzi mi guardi proprio negli occhi
spiego mi capita spesso di guardare fissa­mente e di non ve­dere e sono si­curo che ca­pita anche a te
ma non così così proprio mai
e io per tua conoscenza in tutti que­sti casi sto fissando una vela latina c'è una vela latina bianca tra ciò che guardo e ciò che vedo
sorride leggermente e riprende a cam­minare dandomi le spalle
lo guardo con affetto mentre si al­lontana e con un certo pia­cere mi sento in torto

 

4
si gira piega il mento verso di me e se non mi ami non farlo
ed è una cosa che già sapevo perché mi aveva raccontato che per lei è sempre così quando fa una cosa fuori da ogni obbligo
che la fa perché è innamorata di quella cosa
ma io zitta per favore sennò ti fai torto
sarebbe a dire
mi dice niente mi pareva scusami vabbè scu­sami
alla fine dice stare ore in un caffè a guar­dare quelli che stanno passando sul viale per dimenticare tutto quello che non ab­biamo fatto quando avremmo potuto farlo mi disturba
e io illuminandomi era questo allora che
mi interrompe è altro

5
mi dici che ti faccio schifo quando sorseg­giando il brodo col cucchiaio senti il mio risucchio e la succes­siva e pesante emissione d'aria
e io e tu fai schioccare la lin­gua contro il palato per avvertimi nel­l'istante in cui sto portando il cucchiaio alla bocca
già ma c'è dell'altro il tuo modo fi­schiante di attirare l'atten­zione dei cani randagi e dei bambini sotto i cinque anni
e io prontissimo in che senso
nel senso che ogni volta che lo fai si voltano tutti quelli che stanno nei pa­raggi

 

6
mi dici non mi piace questa cosa che dichiari qua e la a chi ca­pita che ti piace invec­chiare quando è evidente che invecchi
questa volta hai ragione è una tauto­logia eccessiva posso dire tautologia eccessiva
perchè no
dici io me lo ricordo che già 50 anni fa nelle donne tu preferivi il culo a tutto il resto ora è una moda univer­sale
e io e allora
e tu ora tutte le donne hanno magni­fici culi e nientaltro
e io non è vero ora hanno anche ma­gnifiche bocche
mi dici anche e poi dovresti usare mutande con elastico più morbido e più largo
e io perchè mi stai dicendo questo
perché così riduci lo stimolo ad al­zarti con­tinuamente per andare a pi­sciare anche se poi non hai più pi­scio e tra l'altro io non sarei co­stretto a inter­rompere ogni minuto quello che ti vengo dettando

 

7
mi fa piacere vedere che soltanto a pronun­ciare il nome di uno che è morto da quel tuo cugino di solarino a hitler per il quale non hai mai avuto pas­sione a zaccaria il cane del condo­minio che non ti ha mai cacato e che tu mai hai cacato ti commuovi sempre e certe volte fino a riempirti gli occhi di umore e questo è sicura­mente il se­gno più inconfutabile del fatto che sei già vecchio e che il tuo corpo se ne sta andando
e io ma guarda che io mi commuovo an­che se comincio di­cendo due mesi fa
se è per questo ti fa piangere pure la frase chi sa se i nostri nipoti e tu tra l'altro non hai neppure figli

mi dici smettila di guardare l'orolo­gio tanto lo sai che guido ri­tarda sempre almeno mez­zora
e io non ci riesco

 

8
mi dici quella barba ti procura più forfora dei capelli
e io capelli non ne ho più
lo vedo
e allora
allora è così 

mi dici non mi piace proprio quando usi que­ste parole
quali parole
lo sai
non lo so
come non detto

questi sono i paesi in cui sono stata negli ultimi sette anni ho­nolulu to­losa kavaca can­ton isoladipasqua ban­dung stoccarda  nassau nagoya
vedo che ti piace l'oriente
ma sai
non so proprio
che vuoi dire
beh
ho capito lasciamo perdere

 

9
ho fatto un sogno che mi ha impres­sionato
sentiamo
non so se riuscirò a dartene un'idea
ti sto ascoltando
eravamo io e syl in visita pomeri­diana alla nuova casa del tu­toncino al ri­torno di sera scendiamo per una specie di viottolo molto ripido dove c'è una gran folla che sale e una gran folla che scende un viottolo che a volte da l'im­pressione di essere un corridoio intermi­nabile di ministero una stradina da suk ma­rocchino e con­tinuamente gradini e gradini syl e io ten­tiamo va­na­mente di affrettarci im­pediti dalla folla che si ferma scorre blocca il pas­saggio impegnata in una infinità di faccenduole che in parte richiamano crona­che delle ul­time ore nella prima pagina dei grandi quotidiani poi il per­corso s'ingrotta in una spaziosa caverna illuminata che si dirama e si com­plica mostrando interni di apparta­menti dove famiglie si dispongono a ce­nare o uscire per andare a sollaz­zarsi la luce è sempre più spiccata­mente da notte di periferia metropo­litana e noi procediamo in un affanno crescente  e tu è un viottolo che è una storia del gerundio di tutti
e io ho finito
finito
si non ricordo altro e forse non c'è altro
proprio una metafora
infatti
si

 

10
mi dici sei mai stato uccello in volo su ca­la'mpiso dentro la fu­ria del vento mentre tenti di agganciarti a qual­che sperone della roccia senza riu­scirci bagnatis­simo da schizzi di spuma di mare agitato in una luce bianca e ce­leste abba­cinante e nel­l'ora di pranzo e nessuno in giro e per miglia e miglia
neppure una barca una vela un motore
no
vabbè ma poi un po' sbracciandomi un po' nuo­tando nel vento riesco ad af­ferrarmi a uno spuntone e mettermi in salvo ma l’avventura appunto me la godo da solo sono l’angelo del vento e natural­mente tu puoi anche non credermi
ti credo ti credo io se vuoi saperlo non vi­sta io volo sempre
ah
si



11
mi dici ieri nel tardo pomeriggio vado in macchina con syl a prendere a scuola le bam­bine ma non trovo dove e come po­steggiare poi un po' lon­tano dalla scuola mi accomodo in un posti­cino tra due suv quindi lascio syl in  macchina e corro perché temo che intanto si è fatto tardi svoltando vedo all'an­golo un bar illu­minatissimo e pieno di gente vedo nino appog­giato al banco che gesticola con vittò sic­come non lo incontro da tempo entro per salutarlo ma lui continua a questionare con vittò limi­tandosi a farmi un sorriso ammic­cante chissa­come capisco che vuole che gli dia una mano sollecita­mente m'intrometto e insomma spro­fondo anch'io nella que­stione che è se il pro­letario ha sempre torto o ha sempre ra­gione quello che però dico e argo­mento di­spiace a tutt'e due a vittò e a nino ma pro­prio in quell'i­stante ri­cordo che ho lasciato syl in macchina ad aspettarmi saluto e scappo ri­torno alla mac­china ma la macchina non c'è più è scomparsa un si­gnore fermo sul marcia­piede mi dice che è stata rubata da tre ra­gazzotti che se la sono portata nel loro piaz­zale e mi indica il luogo intanto il po­me­riggio si è trasformato in mezza­sera mi precipito e dopo una breve corsa mi trovo in una bella luce forte pomeridiana in un sito che non co­nosco una specie di angi­porto semide­serto dove tut­t'attorno a un piazzale in ce­mento chiaro si affacciano of­fi­cine di ripara­zione per auto e per barche e su un lato c'è pure la fac­ciata di una chie­suola di ce­mento colorato mentre io vado esplo­rando il luogo la luce si va facendo più limpida scorgo in fondo a un ga­rage i tre ra­gazzi indaffarati con la mia macchina mi avvicino e su­bito stiamo li a discutere la cosa
mi fanno tutt'e tre simpatia che è ri­cambiata mi illustrano dettagliatamente al­cuni di­fetti del motore e cosa fare per eli­minarli ringrazio mi rimetto al volante saluto mi al­lontano di­sturbato alquanto dal pen­siero di syl e delle bambine
e io e allora
e tu e allora niente
come niente pianti la tua famiglia in asso e non è niente
eh si ma quando capita non ci posso fare niente
quando capita cosa
quando capita questo tipo di cose queste cose capitano a tutti no certo a te non capitano mai non me lo dire perché non ti credo
non mi capitano e basta ma va a ffa­'nculo che cazzo mi stai a raccontare
e tu assente mi dispiace per te

 

12
via da casa no da casa no oppure ca­stello ca­stello è più coe­rente col se­guito perciò via dal ca­stello il mio ca­stello forse un castelluc­cio ci fu un tempo in cui io ebbi un castello e perché no essì via dal castello o ca­stelluc­cio e per giunta di notte le vie della città sono deserte

non vorrei dimenticare di descriverti l'in­ternocasa prima che uscissi e quando tu stavi ancora con me in ba­gno con la tua radio por­tatile rego­lata sul terzo e io ti davo le spalle rovi­stando in un mucchio di maglioni di lana forse miei che mi stavano te­nendo calde le mani poi michelina la­vandone uno lo rovinerà definitiva­mente

continuando mi dici uscendo di casa si attraversa una minu­scola galleriane­gozio che ha sulla parete di destra entrando un quadro enorme di pit­tura tridimensio­nale del tuo amico ninni ma fuori in­tanto c'è ancora buio rag­giungo ful­vio e sa­verio che mi stavano aspet­tando e corriamo verso il polite­ama saverio fa in tempo a saltare su un autobus fermo alla fer­mata davanti coin che sta fa­cendo scendere una nera im­ponente fulvio come sempre sta parlando di fulvio e mi spiega come fulvio fa le carte a un paio di ra­gazzine di paese forse di prizzi forse sperlinga insomma non ricordo e non è neppure im­portante

dopo una lunga pausa che mi pare di ripensa­mento ricominci con la tua ca­sacastello e mi descrivi le compli­cate procedure per acce­dervi visto che restauri e detriti ingombrano ogni varco
mi dici insomma che stai salendo per una sca­letta di metallo a pioli e che poi in cima girando a sinistra devi affrontare un grande scalone di marmo biancopanna
mi dici che ti toccherà catalogare cocci di vasetti e che la cosa è me­glio la­sciarla per­dere

ma insomma perché esci di casa di notte e a fare che e che ci fanno sa­verio e fulvio fammi capire propria­mente di che cosa vorre­sti parlarmi
di niente voglio parlare parlare e se non sono libera di farlo con te con chi dovrei
vabbè ti ascolto procedi
se non l'hai capito ho problemi di posteggio i labirinti mi con­fondono e quando sono con­fusa sbaglio con più facilità
è la folla che fa ovunque labirinto non ti pare
credo di si

 

13
mi stai dicendo nossignore è un grigio quasi nero umidità 100% e dovrei scendere per i giornali
mi dici oggi la mia vecchiaia mi pesa me la sento piena di in­dolenza
si tratta del confronto sottocutaneo in atto tra la tua corpo­raggine d’ora e quella del ragazzo che tu stesso fo­sti
ma sai non c’è ridicolo che mi ti scoraggi

 

14
girandoti sull'altro lato mi dici ho trovato il cyllo dimagrito ma an­che più la­conico del solito
(alla parola laconico hai un'esita­zione per­chè ti viene negli occhi l'i
ninterrotto ciu­ciuliare del mede­simo cyllo all'orecchio di chiunque gli si trova accanto in qualsiasi oc­casione)
mi dici il cyllo è laconico solo con me ti ricordo che gironzo­lando nel suo studio ve­diamo libretti e pubbli­cazioni di cui non parla mai e se do­mandi 'e quest'autore com'è?' fa 'ha scritto il racconto americano più bello degli ul­timi cento anni' e non ne ha mai parlato con nessuno ma al­lora di che cazzo ci occupiamo quando stiamo assieme e parliamo e stiamo as­sieme per che cazzo di cosa
mi dici la distrazione è un esercizio quoti­diano alla tolleranza

 

15
mi dici da noi la varietà e il va­rietà la spuntano in ogni caso
ma non sorridi
non sorrido perché i muscoli della faccia sono stanchi come tutti gli altri ma in ef­fetti ogni mia parola è il risultato di un sorridere avvolto nel te­pore della lentezza senza confini
mi dici non mi va più di parlare di sereni­tà la serenità non c'entra col mio stato di ora io per progres­sione sono passato dalla serenità a questo sor­ridere
concludi gironzolo davanti la porta della fe­licità
ma poi lasciamici pensare un po'
ed io ti ci lascio che altro posso fare si posso fare altro ma non c'en­tra e quand'anche
sicché mi fai lo vedi lo vedi

 

16
ti prendi un'altra lunga pausa e concludi ma ovviamente non è un concludere
dici perché a un certo punto smettere di pen­sarci è inevitabile per esempio io infatti non ci penso più e neppure ti chiedo di che cosa stavamo par­lando

 

 

17
mi dici vedi da quando mi sono alzato fino a ora non ha smesso un solo istante di piovere ep­pure noi parlando non ci abbiamo fatto caso che è come­dire che non ci abbiamo pen­sato eppure ha piovuto tutto il tempo

mi dici che poi parlare non è neces­sariamente anche se in maniera rudi­mentale un pensare anzi forse parlare è una maniera di non pen­sarci alla cosa di cui si parla e d'altro­canto come potresti parlarne se ci stai pen­sando e infatti parliamo di un frammento del ricordo della cosa di cui par­liamo il ri­cordo di quel frammento di cui stiamo parlando dove ogni pa­rola aggiunge un successivo fram­mento di ricordo sicché par­lare è propria­mente gi­rare per la prima volta una specie di film perlopiù in bianco e nero ed è per que­sto che come sai da sempre io e la memoria abitiamo in luoghi molto lontani tra loro perché io in­fatti non parlo mai della cosa di cui parlo

io sono sempre diciamo a un me­tro di distanza dalla metafora dal­l'analogia dal­l'a­simmetria e parlo perché si tratta di un'a­bitudine che produce buoni effetti nel corpo tiene appunto i muscoli in quella spe­cie di esercizio non atletico che produce pensieri utili al niente parlando non giro un film lo so produco lampeggia­menti a bassa intensità parlo e l'in­terlocutore mi guarda in faccia e scruta diciamo la grana della mia voce alla fine ricorda piuttosto va­ga­mente quello che ho detto alla fine sono sempre frainteso equivocato

mi dici non ho veri e propri interlo­cutori io e io stesso quando parlo sono in un rapporto sbilenco con me stesso nel senso che in parte mi ascolto in parte valuto chi mi sta davanti o ciò che c'è attorno e in  gran parte faccio in modo che quel lam­peggiamento a bassa in­tensità sia continuo segua una traccia tenga un contatto
pausa
con chi con che cosa
dopo una pausa interminabile mi dici con la vita

 

18
dici parlare non mi affatica perché non ho proprio nulla da comunicare e quindi parlo per una specie di auto­matismo del comunicare che è un infi­nito residuo dell'interruzione della continuità biologica originaria tra te e me e il cane il geranio eccetera
non posso trattenere uno sbadiglio
mi dici vado a farti un caffé

 

19
abbassi la voce (chissà perché) e dici non riesco mai a parlare pro­pria­mente bene degli amici non so am­miccare in confi­denza se vuoi mi manca quella cordialità quell'affabi­lità com­plice che vedo spesso nei modi di cyllo il quale peraltro di molte sue cose quotidiane non parla con me di molte altre non parla con guidoval e di altre ancora con co­stantino o nik men­tre io parlo di tutto con chiunque oppure di niente e preferi­sco ovviamente di niente anche perché mi è più facile coniu­garlo in qualsiasi cosa o ricordino di cosa o addirittura la cosa stessa di come qui ora con te

per esempio e rialzi la voce in que­sto istante vedo associate due parole auster e bertinotti che sono poi due signori a quanto pare ammodo uno è scrittore newiorkese bra­vino che scrive con soddisfazione di newyor­ke­sità l'altro un segretario politico di un partito di sinistra che ha la erre mo­scia una voce calda e dice sempre la stessa cosa in una varietà di modi che significano sempre una cosa diversa da quella che dice o che dice che fa



20
poi c'è la seguente interruzione che mi da modo di ricomin­ciare
(a cyllo il 3 dic)
cyllus
nel senso che quest'ultimo non è 'ma­novrabi­le'
è già stato manovrato
e non te ne sei accorto
sento che se vuoi farlo tuo
e sottrarlo a ogni manovra
una sarebbe quella di abolire il
PLURALE
non 'sono'
ma 'è'
perchè è così che secondo il mio me
l'astrazione si fa più veridica
e a continuare a servirLa
si abbia
tutto il mio

 

21
midici ci provo
non è un animale. non scasserebbe la calotta cranica di un bambino. ha le nocche intonse. e una maglia di lana con cer­niera blu. è blu di rabbia. si veste di blu perché il suo re­gno è la rabbia. ma governa il mondo sotter­ra­neo del­l'ufficio. si ac­calca dentro gli autobus o nei ristoranti. esiste. come la fra­gola dentro un vestito. come una cisti sotto i capelli. è se­greto. si sente attra­versato dal se­greto. compra borse che riempie di carta di foglie di lattuga marcia di con­fezioni di fazzoletti­tempo vuote.
lo governa un furore assolutamente fanta­sioso….

 

22
midici il tempo in questi ultimi giorni si è fatto così variabile ovunque neve vento disa­stri qui sole nuvole messicane belle e veloci e la cosa mi distrae dal piacere dell'in­verno dalla legit­timità dello star­mene chiuso nel tepore della casa o delle dormite fintamente più abbon­danti ma non ce la faccio ad es­sere imbronciato sfoglio una quantità di libri che si sono ac­cumulati in giro in pile perico­lanti mi disegno un ca­lendario pieno di sca­denze inderoga­bili e vuote che sono restauri di tanti niente da portare a termine te­lefo­nate di ri­sposte da dare a nes­suno mi muovo con fervore dal divano al bagno dalla scar­piera alla macchi­netta del caffé espresso e badando a non farmi vedere faccio anche qual­che esercizio fisico per snocciolarmi i gi­nocchi le scapole gli omeri il collo e la nuca scatto tre o cinque autoritratti pro­vando altre modalità della mia nuova lumix

 

23
a un tratto con voce assorta mi dici a gli altri si sono aggiunti due te­sti nuovi che si somigliano e che me­ritano di essere pubbli­cati scritti come parla uno che sa quello che vuole dire e che non vuole perdere tempo e il cui soggetto è la ripeti­zione del presentarsi dell'ombra re­stia della presenta­zione solle­ci­tata per cui in uno un tale che sa comin­cia a divorziare dalla moglie che ama ma facen­dolo fare a un altro che se l'è fatta e che lei ora non vuole più perché non convinta sta appunto di­vorziando che è propria­mente una spe­cie di autoironica so­spensiva di se l'al­tro testo è una lunga serie di racconti brevi brevissimi lunghetti  che indicano la diversa pausa­zione dello scorrere compatto di una sola azione che in diverse forme im­pedisce continuamente a se stessa di scorrere
tematicamente mi spieghi è ancora il dominio dello specchio di plastica sulla vita di ri­ferimento ma senza drammatizza­zione senza divertimento è tutto in pura velocità fatta di co­lori lampeggianti

 

24
midici si tratta di cose a volte ab­bastanza noiose ne più ne meno delle se­quoie che sono pini esagerati o di un saggio di habermas che è lo spro­po­sito delle gemelline in una foto della arbus e concludi con un ora mi mangio la lingua

 

25
midici è una giornata di sole e sto tornando da roma in aereo
e io sono nello stesso volo sento il sibilo il fruscio sonante guardo giù il mare le nu­volette che scorrono in­dietro la costa lumi­nosa color mat­tone che si avvicina e intanto vi­rando largo verso sinistra tutti ci andiamo ca­lando con tutto l'aereo e infine con sol­lievo continuando a scorrere ci se­diamo pe­san­temente sul pianeta

 

26
mi dici e ora che tutte le feste d'inverno sono passate dove pensi che metterò le calze bucate pensi che le butterò via è così è na­turale no e invece
e ridacchi
repentinamente serio mi dici le ho ovviamente ai piedi guarda

 

27
midici da ora in poi quando mi vedi sei pregata di cambiare strada
ch'è successo
midici proprio niente
e allora
allora niente
ma dai dove vai che t'ho fatto ragio­niamo un po
ragionare ragionare con te levati per favore

la cosa continua così per un'ora lui va di qua e dila quasi di corsa e io a stargli dietro come una scema poi mi stanco e con­tinuando a guardarlo mentre si allontana lo lascio andare e quando sta per perdersi nella folla della piazzetta degasperi vedo che si alza rapidamente in volo fa una  vi­rata larga e scompare dietro il pa­lazzo delle imposte

 

28
mi dici mercoledì prossimo ho un ap­puntamento a roma man­cherò un paio di giorni mi raccomando
che vuol dire mi raccomando
tu lo sai dai non fare la finta tonta
mi stai trattando da zoccola
midici sorridendo ma dai infine è per questo che siamo in­sieme sennò che prio ci sarebbe
mi sento incazzata ma non ne ho mo­tivo lui intanto è entrato in mac­china e mi ha aperto lo sportello di sinistra
midici ecco tu devi fare sempre così devi incazzarti ogni volta che io ti dico come stanno effettivamente le cose
e io ma le cose non stanno sempre come tu le dici
e tu anche questo è vero ed è per questo che voglio che tu ti incazzi
sbatto con forza lo sportello e lui sghignazza e ingrana la marcia
dico stai cercando di farti perdonare il fatto che stanotte ti sei addor­mentato senza preavviso
mi sono addormentato hà e quando avrei fatto questa bestia­lità
stanotte
come ogni notte
all'improvviso
ormai è solo così
e piangi per questo