14 Teoremi di Karl Popper o Einstein e l'ameba
27/2/2005
Nel maggio 1984 Karl Popper, il filosofo della scienza, tenne una conferenza ai Lincei, ma senza preavviso gli dissero che avrebbe potuto parlare 20 minuti, invece degli usuali 50. Il suo tema era: "Pensiero ed esperienza: epistemologia evoluzionistica."
Decise allora, di leggere un breve testo suddiviso in 14 teoremi, che sono:
- Tutta la conoscenza umana, compresa quella descrittiva, è teorica.
- Tutta la conoscenza teorica e, quindi, tutta la conoscenza, è incerta.
- Noi percepiamo configurazioni: interpretazioni di ciò che il cervello ci fornisce.
- Tutte le percezioni hanno natura ipotetica, cioè sono affette dalle nostre aspettative.
- Viviamo in un mondo reale, rappresentato a noi stessi come un mondo di congetture sul mondo reale.
- Possiamo aspettarci di più o di meno che certe aspettative vadano deluse. Se la nostra delusione è inaspettata, crea il bisogno di ricostruire la teoria.
- Dal punto di vista biologico conoscenza e teoria sono preparazioni per un'azione: talora si tratta di una preparazione sbagliata.
- Tutti gli organismi sono risolutori di problemi e procedono per prove ed errori. Questo è vero sia per Einstein, sia per un'ameba. La differenza è che le teorie dell'ameba fanno parte della sua struttura fisica, invece Einstein formula teorie che esprime con suoni o con la scrittura.
- La principale differenza biologica fra l'uomo e gli animali è il linguaggio in cui si esprimono le teorie. Gli animali non producono teorie in linguaggio descrittivo. Gli uomini possono produrre teorie che trasmettono al di fuori del corpo, in modo che possano essere criticate.
- La funzione peculiare del linguaggio descrittivo umano è di permettere le domande :"È vero ? È falso ?".
- Il linguaggio umano crea nuovi bisogni di pesare pro e contro in merito alla verità o falsità di certe proposizioni (funzione argomentativa del linguaggio).
- Senza discussioni, non ci sono spiegazioni.
- Senza discussioni non c'è pensiero umano.
- Il pensiero umano è funzione del linguaggio umano e della sua funzione argomentativa.
Questi 14 teoremi sembrano chiari. Chi non sa di epistemologia (lo studio di come ci formiamo opinioni giuste) potrà gradire di sapere di più sulle teorie di Popper.
I tre libri più noti di Popper sono: "La logica della scoperta scientifica", "La povertà dello storicismo" e "La società aperta e i suoi nemici". Nel primo descrive come gli scienziati usano la falsificazione. Le teorie scientifiche sul mondo non si possono verificare, cioè dimostrare vere. Però in certi casi possiamo falsificarle, cioè dimostrare che sono false, perché sono in disaccordo coi fatti o conducono a previsioni errate. Conserviamo, quindi, le teorie ancora non falsificate e sostituiamo quelle falsificate con teorie nuove. Le teorie buone e utili sono (eventualmente) falsificabili. Invece una teoria considerata vera anche dopo che abbiamo osservato fatti nuovi che la contrastano, non serve a niente. Popper la chiama "teoria vaccinata". Il terzo libro, scritto durante la II guerra mondiale, accusa con ottimi argomenti Platone, Hegel e Marx di aver ispirato gran parte degli orrori e delle involuzioni dittatoriali nella storia umana.
I primi 6 teoremi sono spiegati bene da quanto detto sopra sulle teorie falsificabili. Nei teoremi da 7 a 9, invece, Popper propone un'analogia fra le mutazioni biologiche nel corso dell'evoluzione darwiniana e le congetture o teorie nuove pensate dall'uomo. È come se gli organismi si evolvessero cercando di fare congetture sul modo migliore di modificare sé stessi per avere successo e adattarsi all'ambiente. Infine gli ultimi 5 teoremi definiscono il pensiero in funzione di discussioni fatte usando parole. L'aggettivo "argomentativo" significa proprio "relativo a discussioni".
In breve non si può dire molto di più. Popper va studiato, non preso in pasticche. Non era solo un filosofo della scienza: testimoniava anche delle sue convinzioni politiche. Propose una sua "ingegneria sociale pragmatica". Era antifascista. Durante la conferenza a Roma, altri parlarono a lungo di Heidegger. Popper lo bollò così:
"Era un nazista, cosa che si perdona a chiunque, ma non a un filosofo. Dopo la guerra, interrogato sul suo nazismo, Heidegger disse che Hitler lo aveva deluso, ma rifiutò di spiegare la sua affermazione. Dobbiamo credere che Hitler lo deluse solo perché aveva perso la guerra."
Roberto Vacca: Laureato in ingegneria elettrotecnica e libero docente in Automazione del Calcolo (Universita' di Roma). Docente di Computer, ingegneria dei sistemi, gestione totale della qualita' (Universita' di Roma e Milano). Fino al 1975 Direttore Generale e Tecnico di un'azienda attiva nel controllo computerizzato di sistemi tecnologici, quindi consulente in ingegneria dei sistemi (trasporti, energia, comunicazioni) e previsione tecnologica. Tengo seminari sugli argomenti citati e ho realizzato numerosi programmi TV di divulgazione scientifica e tecnologica.
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