Numero 50 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

La managerialità “italica”:
i misteri di una sconfitta

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di Salvatore Sorgente

 

 

yyQualche settimana fa, in un interminabile viaggio in auto, dalla Calabria verso Roma, verso l’Italia mi verrebbe da dire, decisi di fermarmi, “volontariamente”, superando così le soste obbligate che gli interminabili cantieri, obbligano milioni di sventurati automobilisti. Le riflessioni che può fare chi percorre quella groviera chiamata Salerno-Reggio Calabria variano da: ma quando finiranno? Ma chi paga tutto questo? Ma qualcuno, tempo fa, non aveva garantito la chiusura definitiva di tutti i cantieri?

Con queste riflessioni e con un po’ di rabbia in corpo, decisi di fermarmi per una pausa, per un caffè ed entrai in un piccolo bar, non un autogrill ma un bar interno, alle porte di un piccolo paesino. Tanto le macchine ferme in autostrada mi avrebbero aspettato, c’era un tacito accordo.

Seduto con un caffé bollente in mano curiosavo all’interno del bar e fra i mille annunci pubblicitari e locandine che affollavano le pareti del bar, ci fu un anonimo articolo che mi incuriosì per il suo strano titolo: Il manager italiano e la sua diversità. Incuriosito, ed un po’ sospettoso mi avvicinai per leggerne il contenuto. La storia raccontata in questo articolo è la seguente.

Un giorno una delegazione di politici italiani in visita in Inghilterra venne condotta, dai colleghi  inglesi, in una scuola di canottaggio di grande fama, mentre un gruppo di atleti si allenava faticosamente, remando controcorrente lungo il fiume. “..Tecnica utile per rafforzare i muscoli” disse il portavoce della delegazione inglese, abbastanza compiaciuto per l’impegno profuso dagli atleti in allenamento. L’orgoglio italico risvegliatosi immediatamente fece esclamare ad uno dei nostri sonnacchiosi politici: “..beh i nostri atleti fanno questo esercizio con una sola mano, mentre con l’altra alzano pesi”. L’intento era chiaro, rispondere all’orgoglio inglese con l’orgoglio italico. Il confronto che scaturì sui metodi di allenamento italiani e quelli inglesi fece animare la discussione fino al punto che si decise, per rafforzare i buoni rapporti fra i due paesi, di realizzare una competizione. Una gara, una manifestazione annualmente ripetuta, per rafforzare i buoni rapporti e favorire così una maggiore e più proficua collaborazione fra i due paesi. Al ritorno in Italia, la delegazione politica mise all’ordine del giorno, con priorità assoluta, l’organizzazione di questa gara. Fu così che in pochi mesi, la gara arrivò ad essere realizzata. La squadra italiana, allestita dopo un’attenta analisi e dopo mesi di scrupolosi allenamenti era pronta, gli atleti inglesi pure. Si poteva dare inizio alla competizione.

La gara ebbe inizio, ma dopo una prima fase in cui le due compagini gareggiarono spalla a spalla, la compagine inglese prese il sopravvento lasciando la povera Italia molto dietro. L’imbarcazione italiana varcò la linea d’arrivo quando gli inglesi erano già usciti dall’acqua. Fu una pesantissima sconfitta. Una delle più grandi sconfitte che lo sport italiano avesse mai subito. L’orgoglio italico era stato colpito duramente.

L’indomani, il top management della federazione italiana, con la coordinazione del sottosegretario allo sport iniziarono ad analizzare i perché della sconfitta. Le prime sommarie analisi evidenziarono un aspetto su cui bisognava approfondire, sostenevano la maggior parte dei manager. La compagine inglese era composta da un allenatore, un capitano e sei vogatori, mentre la compagine italiana era composta da un settore tecnico ed uno sportivo. Quello tecnico era composto da un coordinatore, quattro allenatori, due consiglieri di strategia e ben sei massaggiatori. Il settore sportivo era invece costituito da un capitano, un coordinatore, un responsabile di struttura, un addetto alle relazioni pubbliche fra i reparti, un coordinatore dei coordinatori ed infine un vogatore. Il report sostenevano i manager italici, non faceva emergere tuttavia i reali motivi di quella strana sconfitta. Fu così che il Ministero dello Sport, non soddisfatto da queste analisi richiese ad una importantissima società di consulenza, dietro un lauto compenso, di studiare le reali cause della sconfitta.

I consulenti, analizzarono, si riunirono, esaminarono, ed alla fine consegnarono il loro rapporto.

Le riflessioni fatte individuarono il vero problema. Il vogatore non era sufficientemente coinvolto, appariva alquanto sfiduciato, non aveva in altri termini capito l’importanza della gara, non era sufficientemente partecipe al progetto. Occorreva stimolarlo di più, affidargli maggiori responsabilità per indurlo ad una più alta partecipazione e condivisione degli obiettivi strategici

Il consiglio, concludeva l’attento rapporto, era di modificare i metodi di allenamento non adeguati alla superficie di gara e di rendere maggiormente responsabile il vogatore. Si auspicava un maggior coinvolgimento del vogatore ed una maggior partecipazione al raggiungimento dei risultati del gruppo. Il vogatore, doveva sentirsi maggiormente coinvolto per esprimere tutta la potenza necessaria. Se tutto ciò fosse stato applicato con accuratezza la vittoria non sarebbe sfuggita. Il top management italico ne era convinto, i soldi spesi per questo rapporto erano stati ben spesi.

Seguendo le indicazioni emerse, la commissione di controllo creata appositamente per dare maggior conforto alla federazione sportiva, si insediò e coordino tutte le fasi di allenamento. Venne inoltre pesantemente modificata anche la struttura di bordo.
Erano stati inseriti altri quattro elementi, fondamentali per aumentarne la potenza e la velocità di bordo: uno psicologo, uno studioso dei venti, uno stratega ed un responsabile di gruppo. Gli allenamenti potevano riprendere adesso.

Le dure settimane di allenamento erano composte da pesanti turni di palestra e di allenamenti in acqua a cui veniva sottoposta la squadra (il vogatore). A tutto ciò si aggiungevano pesantissime ma necessarie riunioni in cui i consiglieri di strategia riferivano ai responsabili che riferivano ai coordinatori che a loro volta riferivano al top management. La comunicazione fra i reparti era così completa e capillare. Le settimane passavano tranquillamente fra palestra e riunioni. Fino al giorno della gara. La rivincita.

Gli inglesi si presentarono (stranamente) con la stessa struttura di bordo: sei vogatori ed un capitano a dettare i tempi. Noi invece, come suggerito dallo studio consulenziale, eravamo così schierati: il vogatore maggiormente responsabilizzato e coinvolto. Lo psicologo pronto a confortarlo nel caso in cui insorgesse in lui sconforto e sfiducia. Il responsabile sportivo, il coordinatore del responsabile sportivo, il consulente di direzione che curava la comunicazione fra i reparti, lo stratega, l’esperto dei venti, ed un rappresentante del Ministero dello Sport a supervisionare il tutto. Purtroppo però, nonostante il promettente inizio della squadra italiana, si registrò una seconda sconfitta. Gli inglesi continuavano ad essere stranamente più veloci di noi anche in questa gara. Il distacco era netto, oltre mezzo campo di gara per intenderci.

All’indomani della seconda ed ancor più pesante sconfitta, un nuovo rapporto venne richiesto a due società di consulenza che per l’occasione avevano riunito in un unico tavolo i migliori consulenti. Il nuovo rapporto faceva emergere aspetti su cui maldestramente il precedente rapporto non aveva approfondito: il materiale utilizzato per la costruzione dell’imbarcazione era di pessima fattura. In sostanza come emergeva dal report (Allegato Tecnico), oltre alla scarsa partecipazione e scarsa condivisione degli obiettivi del vogatore, che inficiava il brillante progetto, il legno con cui la barca era stata costruita mal si prestava alla superficie di gara. Quello adatto si trovava in un lontanissimo sottobosco amazzonico. Era inconcepibile ed impensabile, ribadiva il report (allegato sviluppo e programmazione) che con quel materiale si potesse sconfiggere l’Inghilterra. Questo era il reale problema della compagine italiana, sentenziava il rapporto.

A questo punto, la Federazione Italiana emetteva un comunicato ufficiale in cui, sospendeva a tempo indeterminato il vogatore per mancato coinvolgimento, sottolineando tuttavia il brillante lavoro svolto dai tecnici, dalla squadra e dai manager coinvolti nel progetto. Decideva di sospendere la manifestazione, per prendersi una pausa di riflessione e soprattutto per individuare i nuovi progettisti della nuova imbarcazione che doveva essere realizzata ovviamente con il legno amazzonico, maggiormente adatto alla superficie di gara.

 

 

Salvatore Sorgente: Sono nato in Calabria ma vivo in Italia da molti anni. Laurea in Scienze Politiche (indirizzo storico-politico) per la mia passione per la storia e lo studio delle dottrine politiche. Master in Marketing e comunicazione aziendale perché sono curioso e mi piace approfondire sulle dinamiche aziendali. Da oltre un decennio mi occupo di marketing di comunicazione e di commerciale perchè mi piace il contatto con la gente. Mi piace scrivere e ascoltare la gente. Se ogni consulente imparasse a parlare poco ed ascoltare molto, in ogni incarico lavorativo,
..si combinerebbero meno disastri.