Wikileaks: minaccia letale o benefica trasparenza?
per Il Caffè di Lugano – 4 dicembre 2010.
L’annunciato disastro globale della diplomazia non c’è stato. Anche se altre espressioni avventate emergeranno dalle centinaia di migliaia di E-mail dello State Department, non sembra che ci saranno conseguenze tragiche. Invece nel 1971 le settemila pagine del Pentagono pubblicate dal New York Times accelerarono l’abbandono del Vietnam. Nel 1972 le prove pubblicate dal Washington Post delle spiate di Nixon lo costrinsero alle dimissioni.
Le notizie più significative sono relative ai leader arabi, loro paure della bomba atomica iraniana e loro suggerimenti che gli USA la blocchino militarmente. Re Abdullah avrebbe detto che gli americani dovrebbero tagliare la testa del serpente. Espressioni crude, ma non inaspettate – forse dovute anche all’antagonismo fra Sunniti e Sciiti. Imbarazzanti le scoperte che gli americani istruiscano i loro diplomatici all’ONU a fare le spie e che abbiano tentato di forzare paesi europei ad accogliere ex prigionieri di Guantanamo.
Julian Assange ha pubblicato una minima parte dei messaggi che ha intercettato. Le novità sono poche. Si sapeva bene che in Iraq e in Afghanistan i diritti umani di cittadini e giornalisti sono stati trascurati. Stranamente non si è parlato più di Blackwater, l’azienda privata ingaggiata dagli USA con licenza di uccidere per combattere i mujaheddin. Non ci sono notizie sulle investigazioni relative ai loro reati. Anche altre notizie pubblicate (ad esempio sul carattere e le azioni di Silvio Berlusconi) erano già note. La novità è che ne fossero al corrente anche ambasciatori e alti funzionari della diplomazia americana, ma queste nuove fonti non le rendono più vere.
L’improvviso viaggio in Afghanistan del Presidente Obama, mirato a tranquillizzare il Presidente Karzai e andato a vuoto a causa di condizioni atmosferiche avverse, è un altro tentativo – tardivo – di metterci una pezza. Notizie su coinvolgimenti obiettabili di Karzai in eventi elettorali e questioni di droga erano ben note.
Dunque la minaccia di un disastro è sovrastimata. Le cose non cambieranno molto. I diplomatici saranno un po’ meno ingenui e più accorti. Dovranno guardare in faccia la notizia della incompetenza dei tecnici responsabili del sistema di comunicazioni dello State Department. La stampigliatura EYES ONLY (“solo per gli occhi del destinatario”) resa famosa da tanti thriller di spionaggio, non è stata implementata su Internet. Assange sembra essere un bravissimo hacker, però le procedure di sicurezza telematica sono note da anni. Si tratta della tecnologia RSA (inventata da Rivest, Shamir e Adelman) basata su una chiave pubblica e una privata. Per decrittare un messaggio RSA bisogna trovare i due enormi fattori (numeri primi) del numero che è il loro prodotto. Il problema si può risolvere usando supercomputer, ma richiede tempi lunghissimi.
Il presunto ciclone Wikileaks avrà pochi effetti. Imporrà a qualche pezzo grosso di sostenere che le sue parole sono state interpretate male (alcuni già lo facevano spesso). Migliorerà la cultura degli informatici allo State Department. Non servirà a corroborare la democrazia. Questo è un obiettivo che si persegue con mezzi civili, culturali, morali.
Roberto Vacca: Laureato in ingegneria elettrotecnica e libero docente in Automazione del Calcolo (Universita' di Roma). Docente di Computer, ingegneria dei sistemi, gestione totale della qualita' (Universita' di Roma e Milano). Fino al 1975 Direttore Generale e Tecnico di un'azienda attiva nel controllo computerizzato di sistemi tecnologici, quindi consulente in ingegneria dei sistemi (trasporti, energia, comunicazioni) e previsione tecnologica. Tengo seminari sugli argomenti citati e ho realizzato numerosi programmi TV di divulgazione scientifica e tecnologica.
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