Numero 58 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Michelangelo nella swinging London

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di Laura Lambiase Profeta

 


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Blow up è un film  sensuale. Lieve nel gioco adolescenziale delle fanciulle nei coloratissimi collant; ammiccante nella battaglia sottilmente condotta dal protagonista/fotografo nei confronti del felino/modella, finalmente sottomessa e addomesticata;  aristocratico nel magnifico piccolo seno nudo della Redgrave  mostrato come un manto regale. Ma soprattutto  culturalmente  sensuale nel rapporto d’amore  di Michelangelo Antonioni  per la città di Londra, per i suoi colori, le sue strade,  le architetture, i suoni, e atmosfere.

Nel 1966,  ancora ragazzini, ci scoppia nel cuore la swinging London.
E’ una festa di giovani corpi, di uomini con jeans bianchi e giacche nere, di coloratissimi collant intorno a gambe lunghe e sottili.
 
Minigonne vertiginose indossate senza un alito di malizia. Eravamo pronti a festeggiare questa dolcissima liberazione sessuale. Eravamo pronti a conquistare l’universo. Antonioni, l’algido emiliano e Tonino Guerra, il prorompente romagnolo, anticipano con il loro film  la struggente volontà di cambiare. Blow up è un pezzo di rivoluzione, entra nella coscienza degli adolescenti e la trasforma. E stravolge il modo di fare cinema.

Il colore è un non colore, un mio amico fotografo lo descrive come il colore degli anni ’60,  e quando lo confronta con quello di oggi ti accorgi della differenza. Ha la tonalità
degli acquerelli, dei quadri impressionisti, dei paesaggi onirici.

Il regista   pone  in primo piano, davanti allo scenario lussureggiante della città più bella d’Europa, i personaggi, i timori, le superficialità, le complicità di un nuovo mondo. Un mondo a noi ancora sconosciuto,  neanche sognato, appena percepito … quello insensato dell’Apparire.

Ribadisce con noncuranza, quasi scherzosamente che  ogni cosa esiste solo  se  è ferma in immagine.


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Già Cortazar nel racconto da cui prende spunto il film, “La bava del diavolo”, parla della possibilità di dominare la sorte attraverso l’indagine accurata di un ingrandimento fotografico. La storia parla di un predatore sessuale che si avvale dell’aiuto di una bella donna per catturare la sua preda, un fanciullo e di come il fotografo riesca a salvarlo incitandolo a fuggire via dalla foto ingrandita.

La intellighenzia (termine ormai desueto per mancanza di riferimenti)  inizia solo allora a chiedersi le ragioni e i torti dello strumento televisivo. Anche il genio pasoliniano si accorgerà solo più tardi di ciò che Antonioni ci  narra con toni più esili di una piuma in questo capolavoro assoluto, e aprirà un dibattito sui danni dell’omologazione nei suoi “ Scritti Corsari”.

Blow up è la narrazione di un inganno. Il  film si chiude su una partita di tennis immaginaria. Lenta gestualità  di corpi che si muovono in uno spazio che rievoca un campo di gioco. Quando uno dei  mimi  descrive con gesti lenti  il volo  della palla oltre la rete e chiede silente al protagonista di andarla a prendere,   il fotografo prima rifiuta, cercando di allontanarsi, infine accetta. Si china, raccoglie la palla ai suoi piedi, prende la mira, alza il braccio  e la rilancia dentro un campo inesistente. Consacrando in tal modo  un incombente “ nuovo mondo” virtuale, simile ad un incubo in cui si agita un grande albero con un sordo fruscio doloroso.

 

 

Osare.
Avere il coraggio di andare contro corrente, di andare oltre, di valicare confini, di non fermarsi alla superficie. Non esiste una cultura alta ed una meno alta esiste solo la noia. Un gesto creativo senza vita, asfittico, pavido, furbo, conveniente è merda.
laura Lambiase Profeta ha scritto di musica per “Laboratorio Musica” e “l’Unità”; ha descritto Napoli sul “Mattino” e sulla guida “dell’Espresso”; si è divertita su “Cosmopolitan”.
E' nata a Pontecagnano molti, molti anni or sono e vive a Napoli tra Paradiso e Provvidenza.