Strontium - 90
Elemento chimico di numero atomico 38. Il suo simbolo è Sr.
Lo stronzio 90, radioattivo con un’emivita di 28 anni, è presente nel fallout nucleare
“La parte rossa è il Plutonio 239: di quello basta pochissimo, un decimilionesimo di grammo ed è cancro.
Quella gialla è Stronzio 90: quando ti arriva addosso ti entra dentro le ossa ed è leucemia.
La parte viola è Cesio 137: si accumula nelle gonadi e muta i geni eteromorfi; in breve le creature che nasceranno saranno tutte mostruose.
Incredibile l’imbecillità umana. Tra i rischi della radioattività c’è che è invisibile, così abbiamo sviluppato la tecnologia per rendere visibile il rischio.
Ora abbiamo il vantaggio di sapere che cosa ti ha ucciso. Bel vantaggio!
La morte si annuncia con la sua Carta da Visita.”
Un monte a forma di cono rovesciato, un monte come il Vesuvio ma molto più alto, vomita una lava di fuoco che, con bagliori rossodorati, esplode nel cielo: è il vulcano Fuji che raggiunge 3776 metri nella regione di Honshu a soli cento chilometri da Tokyo. La cosa più grave è che l’eruzione ha danneggiato gravemente la centrale nucleare che, con 6 reattori, è la più grande del Giappone.
E’Akira Kurosawa che nel 1990 ad ottant’anni fa un bilancio del suo paese, riflette e partorisce tra i suoi “Sogni” questo incubo.
In “Fujiama in rosso” ci mostra in pochi minuti ciò che potrebbe accadere se un evento naturale devastasse una delle tante centrali nucleari disseminate in territorio nipponico.
“Il Giappone è piccolo non serve fuggire”. Il grande immenso vulcano la cui cima è perennemente innevata si specchia in un tratto di oceano pacifico, componendo un quadro di inusitata bellezza. Migliaia di esseri umani terrorizzati si precipitano verso quell’immenso mare per trovare una morte immediata. Una morte senza sofferenze e devastazioni.
“Anche i delfini stanno cercando di fuggire ma tanto è lo stesso…la radioattività raggiungerà presto anche loro”.
E’ uno strano film “Sogni”, ma dall’11 marzo 2011 è divenuto profetico, un film di un mago, di uno stregone, una stregoneria… ecco una magheria. Un’ orribile magheria.
E’ un ben strano film, pieno di bellezza e di orrore. Con un lieto fine che non potrà mai trovare riscontro nella realtà di oggi, nel Giappone dell’11 Marzo.
Il giorno 6 Agosto 1945 alle ore 8 e 16 di mattina la super fortezza volante B29 Enola Gay di nazionalità americana sorvola i cieli del Giappone. Il pilota Paul W. Tibbets e il maggiore Ferebee gongolano al pensiero che nel ventre dell’aereo riposa in attesa la prima bomba all’idrogeno, pronta per essere sganciata su di un centro abitato, vissuto, animato. Sotto di loro Hiroshima, scelta per questioni meramente atmosferiche, si intravede, si sveglia, si muove. Il maggiore Ferebee fa i suoi calcoli, accarezza il suo ordigno chiamandolo per nome: “Vai caro Little Boy, vai e fatti valere.” E sgancia la prima bomba atomica, che scoppiando crea quell’indimenticabile nube simile ad un fungo. La devastazione è immediata e totale: Hiroshima non esiste più.
Ma il divertimento, l’emozione è tale che bisogna riprovare, ripetere l’esperienza, così dopo tre giorni l’ordigno “Fine di mondo” dal nome allegro e gioviale di Fat Man cala su Nagasaki. Little Boy e suo fratello Fat Man, i due serial killer più misconosciuti di tutti i tempi, lasciarono duecentocinquantamila vittime nell’immediato. Il resto lo fece la radioattività con i suoi vari elementi, diversamente colorati.
Nel 1991 Kurosawa ricorda i morti di Nagasaki, ricorda anche il dolore dei sopravvissuti nel suo bel film “Rapsodia in Agosto”. L’anno successivo all’uscita di “Sogni” il grande vecchio, il genio della cinematografia mondiale si sofferma a ricordare, a scavare dentro il suo cuore attraverso quello di una dolce vecchia signora che ha perso il marito a Nagasaki quel 9 di agosto. L’ascolta raccontare, l’ascolta gemere, la scorge sorridere, la sorprende nell’atto sublime del perdono. Le fa rivivere la corsa verso la città di Nagasaki alla ricerca del marito. In quella fuga contro la pioggia, immersa in una nube nera, il vento impetuoso che la investe, le fa roteare l’ombrello, c’è la storia di chi non ha potuto dimenticare.
Il vento rovente leva di dosso la pelle trasformando i corpi in scheletri prima ancora che il cuore smetta di battere.
“Avevano detto che le centrali erano sicure, che il rischio era solo nell’errore umano. Non ci sono pericoli nella centrale in sé: se non si sbaglia non c’è problema. Io non perdono chi ci ha detto queste cose, non li perdono. Prima di morire li vorrei vedere impiccati. Tutti impiccati vorrei vederli”.
Di faccia il grande splendido Monte Fuji, alle spalle un tratto di mare azzurro dell’oceano pacifico: uno degli spettacoli più belli al mondo.
Kurosawa perdona il popolo americano per gli eventi del 1945, ma maledice i futuri artefici del disastro nucleare dell’11 marzo 2011.
Nessuno ha mai veramente pagato per Hiroshima e Nagasaki.
Nessuno pagherà per i morti di Fukushima, città capoluogo della prefettura omonima sull’isola di Honshu, nella regione di Tohoku.
Osare.
Avere il coraggio di andare contro corrente, di andare oltre, di valicare confini, di non fermarsi alla superficie. Non esiste una cultura alta ed una meno alta esiste solo la noia. Un gesto creativo senza vita, asfittico, pavido, furbo, conveniente è merda.
Laura Lambiase Profeta ha scritto di musica per “Laboratorio Musica” e “l’Unità”; ha descritto Napoli sul “Mattino” e sulla guida “dell’Espresso”; si è divertita su “Cosmopolitan”.
E nata a Pontecagnano molti, molti anni or sono e vive a Napoli tra Paradiso e Provvidenza.