Numero 35 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

LE EUROMEDITERRANEITA' E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

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di Vincenzo Porcasi

 

La varietà e la molteplicità del fenomeno, joint-venture, fa si che molteplici siano le modalità di realizzazione della collaborazione riconducibile sostanzialmente a due distinte tipologie: contractual joint-venture oppure equity joint-venture. La scelta influenzata dagli obiettivi che si vogliono perseguire e dal contesto nel quale ci si muove, senza dimenticare l’influenza di considerazioni di carattere fiscale-finanziario e di eventuali problematiche giuridiche (diritto applicabile, normativa anti-trust). In concreto è possibile individuare una serie di tipologie più spesso ricorrenti:


ttCerto, le concrete iniziative federaliste della "Lega", prima, e più di recente dell'MPA del Presidente Lombardo, sembrano andare nella giusta direzione, tuttavia siamo nettamente in ritardo sul piano conseguente del rafforzamento delle autonomie e dei diritti soggettivi dei contribuenti nei confronti di una pubblica amministrazione che fonda ancora la propria governance sull'antico concetto che il potere esecutivo sia Legibus Solutus, non tanto dal punto di vista penalistico quanto piuttosto dal punto di vista finanziario fiscale e da quello del diritto all'affievolimento che trasforma il diritto soggettivo in interessi legittimi. Del che è pieno esempio l'incalzante tenuta del prelievo fiscale che la parte più debole del sistema: apporta i resti della borghesia professionale e impiegatizia, dei piccoli proprietari diretti coltivatori, dei pensionati e di quella parte sana del mondo dell'artigianato costruttrice di capolavori che viene poi sbeffeggiata dalla restante parte, mentre il mondo industriale annaspa stretto com'è ancora fra difficoltà logistiche, carenze di risorse, in un contesto di spese superflue e fra loro concorrenti e concomitanti e in presenza di una profonda incapacità di programmazione, di progettazione e finalmente anche di rendicontazione.

Tale situazione deriva anche dal deprimente spirito di servizio che anima la pubblica amministrazione che percepisce il proprio ruolo in termini di diritto quesito e non come uno spazio dove esercitare non un potere, bensì una funzione delegata che così configurerebbe direttamente il ruolo del funzionario organo. La pubblica amministrazione così come è articolata percepisce la programmazione comunitaria come un gravame e non come una opportunità, stante poi il distacco corrente fra la P.A. e la Società Civile nelle legittime componenti che la compongono, ivi incluse le associazioni di categoria, i sindacati anche editoriali, le ONG, certamente non rappresentate nel competente ECOSOC delle Nazioni Unite, il risultato squassante.

E' un problema di assessement motivazionale, di scoperta a livello psicologico, di nuove funzioni capaci di esaltare la professionalità in maniera percepibile, anche in funzione di una nuova considerazione sociale, in funzione di una reinterpretazione di una mansione che, cessati gli anni ruggenti è rimasta un ruolo puramente stipendiale fine a sé stesso. Un nuovo disegno politico, economico e sociale che potrebbe sembrare uscente direttamente, come Atena dalla testa di Giove, dal libro "Un americano alla Corte di Re Artù" che trasforma scientemente i Cavalieri della Tavola Rotonda in conduttori gratificati delle Ferrovie del Nuovo Regno.

Assistiamo e anticipiamo eventi epocali, la crisi del capitalismo finanziario – che molti identificano con i fatti del '29, mentre in maniera più storicamente fondata, bisogna farla risalire al 1919, cioè alla rivolta spartachista di una Berlino, ormai priva del modello positivista della crescita senza fine autoalimentantesi. Il capitalismo  usa la prima guerra mondiale per liberarsi del potere assembleare del proletariato che ambiva alla gestione diretta dei mezzi di produzione, sia pure nella pratica, nella deriva che per settant'anni sarebbe prevalsa, del socialismo reale in una sola nazione (contorta nozione che consentiva al GOSPLAN di asservire le economie dei satelliti al benessere della nazione ideologicamente dominante).

Agli effetti, vero è che il proletariato venne sterminato, ma la prima guerra mondiale ebbe almeno altre due conseguenze: 
1) Fare assumere un ruolo certo ad un universo di contadini che rivestono un nuovo ruolo politico e determinare la nascita del corporativismo come forma di stato formato sulla ripartizione: stato anche imprenditore, sindacato datoriale e sindacato dei lavoratori; 
2) Dare soggettività politica ad una serie di abitanti di colonie e di territori amministrati a vario titolo, spostando l'asse del capitalismo dominante fuori dall'Europa, negli Stati Uniti in generale e in specie sulla sponda del Pacifico degli stessi, così come aveva intuito Napoleone Bonaparte che li aveva incontrati nella sua avventura egiziana, prima e poi nel contratto di cessione della Louisiana (creando così i presupposti della seconda Guerra Mondiale, almeno nella parte relativa all'Oceano Pacifico). D'altra parte il modello capitalistico anglo-francese matura lo scontro con il modello corporativo di gestione della cosa pubblica.

Comunque, ambedue fondati su un'aspirazione di stampa imperialistica ormai vacillante. E' la seconda guerra mondiale che nasce sul tema di ch i dovesse avere il controllo del bacino carbosiderurgico delle SARRE e delle miniere di Carbone della Slesia e di oro e uranio rumene. E' l'inizio della fine del capitalismo. Nascono nuovi paesi, la cui gente ha vinto una guerra delegata, ed accettata per far rinascere un mondo: il loro (secondo l'insegnamento di Gandhi), secondo una nuova ragione di scambio. Mentre si prepara l'avvento di nuovi soggetti nello scenario Internazionale, il capitalismo cessa di produrre e inaugura la stagione del Re Nudo, cioè delle scommesse sulla finanza, derivata dalla finanza base e vede nascere accanto  a sé due fenomeni quali il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo derivante dal mondo parallelo e sommerso della droga e/o della pedissequa imitazione di merci e servizi. Il problema divenendo quello dell'effetto sulle borse, pestando potendo, visti i flussi, cambiare il controllo sui titoli quotati a favore dei gestione cambiare il controllo sui titoli quotati a favore dei gestori delle attività criminose. Scommesse dopo scommesse il capitalismo divora se stesso e produce la crisi finanziaria che viviamo.

Gli stati ideologicamente pertanto fondatori del capitalismo moderno: Inghilterra e USA, divengono neo – corporativi entrando massicciamente nel Mercato Corporate, secondo la lezione di Beneduce in Italia negli anni trenta che salvò il paese, ovviamente anche in quel caso da liberale, attraverso la creazione dell'IMI e dell'IRI.

In questo contesto, la Sicilia, che attraverso il separatismo aveva ottenuto lo Speciale Statuto rilanciando così il ceto agrario concede alla Conferenza di Messina la salvezza alimentare all'Europa, ripopolando l'universo degli altri cinque paesi soci del MEC, ma poi rompe il vincolo agrario e passa all'industrializzazione forzata esterna per effetto dell'attività di raffinazione del petrolio che le viene in qualche modo delegato.

E' ancora un modo per cristallizzare un mondo, demotivando la P.A. quale possibile lievito di trasformazione, e facendo sì che, il modello di sviluppo renano e la relativa capacità di visione del mondo, le scorresse sopra e intorno, come nel modello irlandese fermi i trasporti e la logistica, ridotte le università a diplomifici, devastato l'ambiente, sciupata l'acqua (in Sicilia piove nella stessa quantità della Lombardia) dove nelle città l'acqua è divenuta acqua minerale da pagare due volte.

Senza rendiconto politico del vecchio e del nuovo rimane ancora una volta, quale risorsa, l'emigrazione intellettuale e non. Ma fallito il modello finanziario anglossassone, ritorna il modello neo corporativo renano, anche attraverso l'accordo di Lisbona, così come riveduto dall'UNECE, l'Europa si riscopre povera, senza ricerca, senza mercati, acquirente netta di prodotti, materie prime, semilavorati e servizi da ogni parte del mondo e per riaffidarle un ruolo internazionale appena significativo abbisognerebbe creare uno spazio economico pan europeo, saldando in tale processo all'Europa i territori che vanno da Tangeri a Minsk e al Passo del Kebir, ridando così titolo a tutto quanto fu Occidente: Aristotele come maestro, le tre religioni abramitiche come ideologica solidaristica del crescere insieme cooperando, ripartendo dall'economia di villaggio.

La Carta Europea delle Autonome Locali fissa la traccia generale delle nuove gerarchie pubbliche in funzione dei cittadini contribuenti, mentre il programma ENPI fissa un modello strategico per competere in maniera originale e puntuale, partendo dal presupposto che abbiamo il vincolo interno del recupero all'alfabetizzazione del 62% della popolazione dell'area, che vive in condizioni peraltro di permanente miseria economica e morale.

CONSIDERAZIONI FINALI
Il Mediterraneo ha bisogno di costruire la società civile: id est la Regione insieme con Francia e Germania, deve attivarsi per creare nell'area un nuovo ceto artigiano e trasformatore dei villaggi colà trasferendo, anche al femminile, le competenze e le capacità al fine di fare sistema per la creazione di una filiera produttiva integrata con una specifica capacità di offerte e con il vincolo della tutela e del rispetto dell'ecosistema, nell'indipendenza delle economie industriali e di quelle alimentari, facendo intervenire in Sicilia anche gli Enti internazionali esistenti a supporto di iniziative della specie. Ovviamente la governance dovrebbe essere rappresentata in un'assise aperta alla partecipazione dei capi dei parlamenti nazionali e regionali, e da un pensatoio composto alla stessa maniera dal Consiglio dei Ministri dell'UE con una commissione esecutiva articolata per sezioni e un attivo centro per il negoziato composto dalle varie parti sociali, riunite intorno ad un centro di eccellenza, capace di formare i nuovi quadri professionali del Mediterraneo. Quanto sopra al fine che si eviti di divenire tutti come la Finlandia che due giorni fa ha visto finire il proprio sistema finanziario.

 

Vincenzo Porcasi: commercialista, anni 63. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, specializzato in questioni di internazionalizzazione di impresa, organizzazione aziendale, Marketing globale e territoriale. Autore di numerosi saggi monografici e articoli, commissionati, fra l’altro dal C.N.R.-Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Ministero del Lavoro. Incarichi di docenza con l’Università “LUISS”, con l’Università di Cassino, con l’Università di Urbino, con l’Università di Bologna, con la Sapienza di Roma, con l’Università di Trieste, e con quella di Palermo nonché dell’UNISU di Roma. E’ ispettore per il Ministero dello Sviluppo economico. Già GOA presso il Tribunale di Gorizia, nonché già Giudice Tributario presso la Commissione Regionale dell’Emilia Romagna.