Reti di aziende socialmente responsabili Vs la logica di mercato
di Pasquale Buongiovanni
Oggi, una delle componenti strategiche della gestione aziendale, è rappresentata dai cosiddetti intangible assets, cioè da quell’insieme di attività immateriali e di valori (come la conoscenza, il commitment, la fiducia, l’onestà, ecc.) che si distinguono dal capitale fisico, dalle attività direttamente produttive, nonché dall’abuso della leva finanziaria.
Tra gli intangibili prenderemo in considerazione, per sintetizzare la nostra ipotesi, la categoria del capitale sociale, un elemento importante del capitale relazionale, inteso come rete di relazioni stabili nel tempo e non contaminate da opportunismo che l'impresa intrattiene all'interno del proprio ambiente. In particolare, ci soffermeremo sugli aspetti che riguardano la fiducia, in sostanza, su quei valori e comportamenti compresi nella dimensione etica, nota come responsabilità sociale d’impresa.
Un elemento distintivo e fattore critico di successo, per qualsiasi tipo d’azienda, potrebbe essere rappresentato dal fatto di divenire nodo di una rete di aziende socialmente responsabili; acquistare un valore aggiunto rispetto all’essere un semplice soggetto di mercato; divenire un’entità in grado di dimostrare, con criteri oggettivi, di possedere un insieme di requisiti che ne fanno un’azienda affidabile, schiva da comportamenti opportunistici e che ha scelto di operare basandosi su valori etici. Una collocazione che consente ad un’azienda di ridurre, se non abbattere, quegli elevati costi connessi ad una scarsa fiducia contrattuale e a fattori di incertezza insiti nel complesso delle transazioni. La responsabilità sociale d'impresa, in un contesto dove prevalgono condizioni di fiducia, apporta benefici all'azienda, quantificabili anche economicamente. Per valutare quali siano questi benefici, è necessario condividere prima di tutto il principio che il valore di un'azienda non può e non deve essere determinato esclusivamente in relazione ai risultati di bilancio. La ricerca spasmodica del profitto spinge, spesso, le aziende ad intraprendere scorciatoie rischiose: quante aziende negli ultimi anni, sollecitate da intermediari compiacenti, hanno puntato sul mercato dei derivati illudendosi che la leva finanziaria potesse rappresentare la soluzione a problemi di redditività e quante aziende hanno dovuto registrare perdite gravi. Risultati di bilancio positivi sono la condizione necessaria alla sopravvivenza dell’azienda, ma non sufficiente per il raggiungimento di un suo pieno successo.
Il valore di un'azienda, oltre a riferirsi ad una dimensione di mercato, deve estendersi anche ad un mix di intangibili, network-specific, che riescano a rinsaldare e valorizzare i legami fiduciari con l’ambiente e la propria comunità di riferimento: con il mercato e i consumatori finali da una parte e con le imprese con le quali intrattiene relazioni di cooperazione e scambio dall’altra.
Una politica di responsabilità sociale ha un impatto positivo sia sui consumatori, sia sul clima organizzativo e gestionale interno. Per quanto riguarda il primo aspetto, essa agisce sulla propensione all'acquisto dei prodotti dell'azienda, in quanto, permette di dimostrare in che misura l'azienda confidi nel valore del servizio e nella relazione azienda-cliente; aiuta a rispondere, in maniera precisa e puntuale, alle richieste dei segmenti di mercato più sensibili alle tematiche etico-sociali.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, una politica di responsabilità sociale va a beneficio delle relazioni industriali; aumenta l'attrattività aziendale ai fini del reclutamentodi personale qualificato; aumenta la fidelizzazione del personale; migliora i rapporti con le istituzioni; favorisce un maggior scambio di informazioni e un clima di trasparenza con il pubblico.
Un comportamento etico, insieme al mix di intangibili, per quanto riguarda la nostra ipotesi, migliora le relazioni nel campo della fornitura e delle relazioni con le altre aziende superando comportamenti basati sull’opportunismo; superando quel clima in cui i contraenti sono inclini a perseguire il proprio interesse sopra ogni cosa, come l’applicazione di una pura logica di mercato spinge a fare.
Come è possibile, allora, creare quell’atmosfera industriale che funzioni come un vero e proprio asset intangibile(1)? Quell’atmosfera tipicamente presente nel distretto industriale, caratterizzata da una rapida circolazione delle informazioni, da una conoscenza reciproca, dalla fiducia, dal commitment, ecc. che porta a superare i problemi di opportunismo e d’ incertezza nelle transazioni.
La nostra ipotesi prevede lo sviluppo di una rete d’imprese settorialmente differenziate, che scambiano tra di loro semilavorati, prodotti finiti e servizi che non sia, quindi, caratterizzata da un’omogeneità di filiera, come accadeva nel caso del distretto industriale e che sia distribuita in un ambito territoriale limitato ad una dimensione regionale, al massimo interregionale.
Una delle specificità, una possibile chiave di accesso alla rete, potrebbe essere rappresentata dal fatto che si tratti di aziende con sistemi di gestione (Qualità, Ambiente, Sicurezza ed Etica) certificati; quindi in possesso di caratteristiche tali da poter condividere una sorta di decalogo, una linea guida per perseguire una prassi aziendale conforme ai valori dichiarati.
Le aziende inserite nella rete locale, sulla base di asset specificity, ben individuati e certificati potranno, allora, entrare in contatto in modo da sviluppare rapporti di scambio basati sul reciproco riconoscimento e fiducia e senza barriere che comportino elevati costi di transazione.
Per restare in rete, le prassi aziendali dovranno essere coerenti con i valori e i requisiti specificati; a tal fine le aziende saranno monitorate e l’effettivo comportamento tenuto sarà valutato con l’assegnazione di un punteggio tramite l’utilizzo di una scala Likert a 5-7 punti.
Alle imprese delle rete verranno periodicamente fornite linee guida per una concreta politica di responsabilità sociale. Le linee guida saranno costantemente aggiornate tenendo conto delle trasformazioni dei contesti sociali di riferimento e dell’evoluzione del mondo degli affari, senza trascurare le vicende legate alla congiuntura economica e tutti gli elementi significativi del quadro politico e normativo relativo agli affari.
Obiettivo della rete è quello di favorire la comunicazione e l’integrazione sociale fra piùdi imprese, valutando fattori quali:
- Lo sviluppo di aspettative reciproche;
- La percezione dell’esistenza di una reciproca interdipendenza e di una possibile convergenza a livello strategico;
- Il bisogno di confrontarsi reciprocamente quando si presentano problemi o nuove situazioni.
Altri obiettivi riguarderanno:
La dimensione relazionale, misurata in termini di onestà del partner, equità e commitment;
La valutazione della fiducia che si sviluppa dall’esperienze concrete di scambio a livello sociale ed economico che, se ben gestita, crea aspettative positive sui comportamenti relativi alle transazioni future;
La valutazione delle pratiche collaborative, che riguardano il livello di partecipazione del fornitore ai processi rilevanti che interessano la relazione e che in presenza di transazioni frequenti tra le parti, possono essere misurate dal coinvolgimento in attività congiunte per la soluzione di problemi.
Note
(1). A. Lipparini La gestione strategica del capitale intellettuale e del capitale sociale, pag. 97 e segg. il Mulino Bologna 1992
Pasquale Buongiovanni: laureatosi in Economia e Commercio all’Università di Napoli, ha iniziato a svolgere, dopo una lunga esperienza di docente nella formazione professionale e nella scuola statale, un’attività di consulenza aziendale, specializzandosi nello sviluppo e nell’applicazione di Sistemi di Gestione (Qualità, Ambiente, Etica e Sicurezza).
Svolge attività di studio e ricerca in campo economico, organizzativo, e nelle discipline oggetto della sua professione.