Giuseppe Gierut, pittore italiano del mondo, impersona le inquietudini e le speranze della vita di sempre. E quindi anche di oggi e di domani. Rimasto sempre attaccato sentimentalmeente alla natia Gubbio, ha scoperto nelle mitiche "tavole eugubine" la radice di molti elementi vitali della sua arte. Elementi emblematici, che lo accompagneranno nel tempo nella sua evoluzione artistica. Roma diventa la sua seconda città natale, diventa allievo di valenti maestri d’arte, entra in un ambiente ricco di relazioni artistiche, dove il suo io si plasma sempre di più e gli studi umanistici, filosofici, psicologici lo inebriano e non lo soddisfano mai, bramoso di tracciare egli stesso nuovi accenti, nuovi contenuti, dando ardore a quelle virgole di profondi contenuti che svilupperà in futuro.
Nel 2001 diventa il promotore di una nuova corrente artistica, chiamata “Infinitismo” ed insieme allo studioso Enzo Calcaterra, stilano il Manifesto, ove sono raccolte le linee del nuovo pensiero, in cui si trascrive il concetto che l’artista riproduce-prevede-crea nuove forme organizzative del sentire per l’uomo. Nel 2003 effettua una mostra a Bruxelles, nella sede del Consiglio della Comunità Europea. Mette in evidenza i nuovi concetti di pensiero, nei quali si inizia a scrutare il mistero dell’infinito, alla ricerca del suo volto, non attraverso la ragione, ma solamente ed esclusivamente, per mezzo della percezione. Coadiuvata, essa stessa, da profondi studi religiosi, matematici-umanistici e scientifici. I continui studi lo conducono ad approfondire maggiormente le tematiche sopra-citate e lo conducono a tracciare teorie, che si proiettano nell’energia dei suoi colori, dei suoi segni, posti a divenire coordinate precise a dare, almeno in parte, un volto a quella verità alla quale l’uomo mai approderà.La sua poliedrica personalità artistica e la curiosità per il mondo, si evidenzia bene in questa breve intervista.
Giuseppe Gierut
Una breve presentazione del tuo excursus, la tua attività, la tua vita e la tua famiglia:
Sono nato a Gubbio il diciassette maggio del 1948. A 24 anni mi sono trasferito a Roma. Ho iniziato a dipingere a 16 anni: e la pittura è stata per me la passione della vita, ricevendo soddisfazione e consenso in mostre tenute in Italia, in Francia, Austria, Belgio, America. L’attività artistica mi ha parlato di Dio e della brevità del nostro essere, del dovere di ognuno di noi di salvaguardare la bellezza.
Sono sposato, ho due figli e due nipoti, persone nelle quali vedo la bellezza, e che amo accompagnare nel cammino della vita.
Le tue origini e dove vivi attualmente
Dopo il periodo romano, mi sono trasferito a Senigallia, una cittadina balneare in Provincia di Ancona ricca di beni culturali e affascinante.
Da dove proviene un cognome così originale?
Mio padre era polacco, conobbe mia madre a Gubbio, si sposarono ed io nacqui eugubino.
Di cosa ti occupi adesso?
Continuo ad occuparmi sempre di arte, dei suoi contenuti, essa per me è entrare nella vita e nei suoi misteri, che mi affascinano. Varie tappe ha avuto la mia ricerca, tra cui quella della fondazione con lo studioso professor Calcaterra di una corrente artistica chiamata “Infinitismo”, nel cui Manifesto si rivendica una scrittura artistica che attraverso il sentire raggiunga le radici profonde del dilemma esistenziale.
Quali sono i pregi che apprezzi nella gente?
Senz’altro l’onestà di pensiero e di agire.
Hai un sogno nel cassetto?
La vita è fatta di sogni. Il mio è stato di diventare artista, libero da compromessi. In questo momento, il mio sogno è portare alla conoscenza più ampia dei contenuti del mio ultimo lavoro “Le Tavole Eugubine interpretate da Giuseppe Gierut”. Poi ne vivrò altri, poiché un artista fa parte del tempo, non solo del momento.
Qual è la tua maggiore virtù?
La libertà di pensiero ed il rispetto delle idee altrui, poiché ogni azione e contenuto di linguaggio deriva da una cultura, più o meno avanzata e da innati fattori psicologici nella maggior parte a noi sconosciuti.
E un tuo difetto?
Parlare sempre d’arte e dei suoi contenuti. Per altri difetti, è meglio interpellare chi mi conosce più da vicino.
Perché parlare ancora delle Tavole Eugubine?
Noi Eugubini siamo portatori di una cultura immensa. Nel profondo delle nostre tradizioni vi è la civiltà degli Umbri: nelle Tavole Eugubine ci siamo noi, la nostra cultura, il nostro oggi, il nostro futuro. Esse sono state oggetto di studio dal momento del suo ritrovamento, da parte di storici e studiosi di tutto il mondo, tradotte più di cinquanta anni fa da Giacomo Devoto ed ampliate nella sua conoscenza più vasta da Ancillotti e Cerri negli ultimi quindici anni. Per la prima volta, nella storia, Le Tavole Eugubine vengono interpretate artisticamente, per renderle attraverso una visione di forma, accessibili a tutti, anche ai non esperti. Dalla trascrizione artistica si passerà in modo inevitabile alla lettura del contenuto, da parte dei più o meno giovani ed in futuro ognuno conoscerà i suoi contenuti e sarà fiero dei suoi antenati, della sua cultura e d’essere eugubino. Le Tavole Eugubine non trattano solo di Gubbio, ma di un vasto territorio del centro-italia, Umbria-Marche, parte della Romagna e del Lazio e con la collaborazione della Casa Editrice Prometeo di Gubbio, che ha curato la pubblicazione del libro-catalogo, si cercherà di diffondere la conoscenza di quel mondo.
Qual è il paese del mondo in cui ti piacerebbe vivere?
Non ho un paese del mondo dove vorrei vivere, il mio paese è il mondo stesso, mi sento prigioniero del tempo e dell’eternità senza confini.
Cosa cambieresti nel modo oggi?
L’uomo, troppo preso dal potere, dal sé e quindi dall’egoismo. Vorrei un’umanità in cui prevalgano l’amore per la vita, per la Pace. E’ necessaria una vera rivoluzione di valori.
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