L’Intelligenza Emotiva e la Pubblicità
Gianni, l'ottimismo è il profumo della vita!
(Tonino Guerra per UniEuro, catena commerciale)
Ariston. Il tuo prossimo desiderio.
(Ariston, elettrodomestici)
Altissima. Purissima. Levissima.
(Levissima, acqua minerale)
Antò! Fa caldo...
(Nestea, thè)
Che cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano.
(Amaro Lucano)
Dove c'è Barilla, c'è casa.
(Barilla, pasta)
È bello camminare in una valle verde.
(Raffaella Carrà per Valleverde, calzature)
Gli slogan pubblicitari su citati fanno ormai parte della nostra vita quotidiana. Almeno per chi vive in Italia. Come per i cittadini del mondo possono essere questi altri: Connecting people. (Nokia, telefonia), Heineken, sounds good. (Heineken, birra) o Just do it! (Nike, abbigliamento e calzature per lo sport.
La cosa che accomuna tutti questi slogan é il fatto che nessuno di loro pubblicizza direttamente il prodotto che vuole vendere. Sì, la parola giusta è: vendere! e ovviamente, come reazione logica, la risposta dovrebbe essere: comprare!
Una volta la pubblicità ti mostrava il prodotto e direttamente ti diceva di comprarlo perché ti sarebbe servito per questo o altro a seconda delle caratteristiche del prodotto stesso. Mano a mano, il tutto si è evoluto e se guardiamo alla storia dei cinegiornali e principalmente della televisione possiamo notare il cambiamento della pubblicità e ce ne rendiamo conto che il tutto cominciò ad essere molto più sofisticato.
Bisogna anche pensare che il ritmo di vita di noi umani non era regolato principalmente dalla routine casa-lavoro con delle pause per mangiare e bere e prima di andare a dormire sedersi in uno stato catalletico davanti all’apparecchio televisivo a guardare quasi qualunque programma stiano mostrando. Il ritmo giornaliero di oggi è veloce, molto veloce, e passiamo la metà dei nostri giorni augurandoci di avere più tempo per fare delle cose che ci interessano e non possiamo realizzare per mancanza di tempo.
E a questo punto il soggetto che si trova davanti alla televisione (esempio classico) o davanti alla locandina nella agenzia di viaggi o ai cartelli dei supermercato o alla enorme possibilità di shopping dei nuovi centri commerciali è un soggetto emozionalmente debole, pronto ad essere incantato dalle sirene delle pubblicità.
Che non sono più così dirette e chiare come per offrirci una semplice lavatrice che lava i panni in poco tempo e bene. No, per carità! La lavatrice oggi come la maggior parte degli altri prodotti fa appello alla nostra intelligenza emotiva { Daniel Goleman, uno dei più rinomati psicologhi al mondo, ha scritto “Emotional Intelligence” nel 1995. Dove afferma, tra l'altro, che la conoscenza di se stessi, la persistenza e l'empatia sono elementi che nascono dall'intelligenza umana, forse quelli che influenzano maggiormente la vita dell'uomo. Spesso queste capacità, che vanno a costituire l'intelligenza emozionale, erano sottovalutate, ignorate o non considerate un elemento rilevante nel computo del noto ma ridimensionato Quoziente d’Intelligenza (QI)}.
A questo punto potremo parlare di una serie di concetti di psicologia partendo da cosa significa intelligenza, emozioni, esperienza, carisma, empatia, consapevolezza, parte conscia ed inconscia per poter arrivare a dire che quel soggetto che si trova completamente assorto e concentrato davanti alla televisione è l’unico animale del quale si può dire che è consapevole e sviluppa delle idee soggettive circa la sua esperienza, arrivando a scoprire la parte inconscia, diventando totalmente conscia e per questo “illuminato”. Infatti, l’uomo è l’unico animale che può raggiungere questo stato (il picco più alto di consapevolezza).
I nostri pubblicitari conoscono questi concetti molto bene, hanno studiato molto e sono arrivati ad utilizzare un linguaggio ricercato e sottile che non ti colpisce di fronte ma si insinua lentamente soprattutto facendo appello alla intelligenza emotiva di quel soggetto che abbiamo lasciato poco tempo fa seduto davanti alla televisione.
E così, tutti questi elementi ci servono a capire il perché oggi come oggi quando si parla di mercato e si parla di punto vendita non si intende più uno spazione commerciale (uno spazio per vendere) ma parliamo di teatro di comunicazione, interazione,esperienza ed intrattenimento.
Il consumatore (che sarebbe sempre il soggetto che abbiamo lasciato davanti al televisore, per capirci) compra emozioni, non materia. Un marchio senza emozioni è solo merce.
Secondo i nostri pubblicitari , i consumatori chiedono non solo di acquistare prodotti o servizi, ma emozioni ed esperienze di shopping. L’atmosfera del punto vendita assume quindi un’importanza fondamentale e deve essere in sintonia con i desideri del cliente target e del mercato.
Infatti, con il termine pubblicità si intende quella forma di comunicazione a pagamento, diffusa su iniziativa di operatori economici (attraverso mezzi come la televisione, la radio, i giornali, le affissioni, la posta, Internet), che tende in modo intenzionale e sistematico a influenzare gli atteggiamenti e le scelte degli individui in relazione al consumo di beni e all’utilizzo di servizi.
Ed è per questo che il nostro soggetto viene circondato da messaggi tipo: Gianni, l'ottimismo è il profumo della vita! (Tonino Guerra per UniEuro, catena commerciale); Ariston. Il tuo prossimo desiderio. (Ariston, elettrodomestici); Altissima. Purissima. Levissima. (Levissima, acqua minerale); Antò! Fa caldo... (Nestea, thè) menzionati all’inizio dell’articolo.
Vorrei che tutti noi (e non solo i pubblicitari) fossimo un pò più coscienti, più consapevoli, ed utilizzassimo la nostra intelligenza emotiva per fini più alti e non dimenticare troppo facilmente che le emozioni promosse con la pubblicità hanno uno scopo preciso e non certamente altruistico.
E dal momento che ci sediamo davanti alla televisione possiamo essere più consapevoli ed utilizzare la conoscenza come arma per fare fronte alla ignoranza, la nostra e quella del mondo in generale.