L’importanza di Essere Onesti
di Laura del Vecchio
Inizio dell’anno. Ricapitoliamo. Dal caos finanziario di questi ultimi tempi sono emerse alcune certezze: che “le regole servono” (Caos Management n.35) e che “la fiducia va ritrovata” (Caos Management n.36), prima di qualsiasi altra cosa. La cronaca degli ultimi giorni del 2008 ne aggiunge una terza: “è importante essere onesti”. Nel generale riassetto economico e sociale in corso sembra entrare di imperio anche quest’altra ovvietà.
Il mio recente viaggio in Cina è stato illuminante sotto vari aspetti. Ma la scoperta più sconcertante è stata constatare come nella pratica commerciale di quel Paese, a qualsiasi livello, mentire sia non solo abituale ma doveroso. E’ come se venisse dato corso legale a quella certa disonestà genetica insita nella natura stessa degli affari. Anche in altre epoche quell’aspetto un po’ scomodo del commercio aveva disturbato. Era quindi stato condannato oppure assolto: nella tradizione cristiana i mercanti venivano cacciati dal Tempio; con Calvino, invece, la ricerca del profitto finiva per trovare la sua legittimazione etica. Comunque la si metta la questione resta aperta. La soluzione cinese non piace agli investitori occidentali che, sebbene avvertiti, si trovano spiazzati dall’eventualità di vedersi stracciato un contratto senza alcun rispetto per i termini dell’accordo. E anche quando le cose vanno a buon fine resta sempre la spiacevole sensazione di essere stati in un modo o nell’altro aggirati. I manager di tutto il mondo sanno benissimo che in affari ognuno porta acqua al suo mulino. Unica differenza forse è la misura: litri o ettolitri non è certo la stessa cosa. Un esempio: mi era stata proposta una calligrafia per 2300 RMB, ero fiera di avere chiuso la trattativa a 300 RMB, ho poi scoperto che non ne valeva più di 30. Ma la cosa più interessante è stata tutta la storiella di contorno. Le balle, incluse le mie, portate a sostegno delle rispettive offerte e contro proposte. I nostri imprenditori sono forse più scaltri dei manager francesi o tedeschi perché più avvezzi ma il contrattare esiste pure in regime di “prezzi fissi”.
A Roma i saldi dovrebbero iniziare dopo le Feste ma credo siano stati in tanti – in quanto clienti speciali – a essersi visti accordare un bello sconto già da prima di Natale. Interviene, infatti, la nostra vanità: ci piace ricevere un trattamento di favore. E così è tutto un raccontarsi storie. Una piccola truffa quotidiana. Un’abitudine che poi finisce con l’infilarsi anche tra le pieghe dei rapporti d’amicizia e familiari. E non c’è persona che non se ne lamenti. Tutti a chiedere a gran voce un po’ più di onestà. Un po’ più di rigore morale. “Un po’ di più”: e così si continua a farne solo una questione di quantità. La radice del problema resta lontana. Si sfronda. La rudezza si addomestica. Si fa dell’etica solo una questione di modi e di praticità: ci si è accorti che, se il tempo è denaro, negoziare per ore nuoce agli affari. Ma si è andati oltre: ci si è resi conto che se si ammette la truffa, il peculato o la corruzione si deve pure mettere in conto di poter essere a proprio turno truffati, derubati di quattrini e di opportunità. E questa ipotesi non piace ma si accetta. C’è chi si indigna. Si erge a censore. Punta il dito. Ma risulta presto chiaro che il senso di tanto vociare: “Posso rubare solo io”. Ovviamente non funziona. E allora anche tra i più recalcitranti si scende a compromessi. Ancora una volta la questione torna ad essere di misura e non di natura del problema.
Trovare una soluzione non è sicuramente facile se già gli antichi si affidavano a un deus, seppure ex machina. Oscar Wilde nel suoThe Importance of Being Earnest scioglie il groviglio di menzogne e doppie identità facendo entrare in scena Miss Prism, governante svampita che anni addietro avrebbe messo per errore il bimbo nella borsa e il libro nella culla. Ma auspicare per il futuro qualcosa di similmente ardito e fantasioso è forse chiedere troppo anche a un anno tutto nuovo. Speriamo almeno che il 2009 sia un po’ clemente e negli usi di questi tempi ci faccia un buono sconto.
Laura del Vecchio: Due lauree, Giurisprudenza con tesi in Economia a Roma e Commercio Internazionale a Le Havre; due specializzazioni, in Economia dei mercati asiatici e in Comunicazione; due esperienze “in azienda” come export manager per Fiat Auto Japan e per Danone; due esperienze “di penna” al quotidiano economico “Nikkei” e all’ISESAO della Bocconi: un “saper scrivere e far di conto” che ha finito per trovare buon uso all’Istituto nazionale per il Commercio Estero: attuale “ghost writer” del Presidente dell’ICE. Nata il 13 settembre del 1968: da poco compiuti…. due volte vent’anni.