Lectio ”alumnalis” sul tema:
cos’è la ’patafisica vista da un ’patafisico.
di Raffaele Rizzo
La ’patafisica è sempre esistita. Il termine si apostrofa per indicarne la scienza inclusiva. Io, per circolarità, oltre all’aferesi prima della parola, metterei pure una bella apocope dopo.
Ma che cos’è esattamente la ’patafisica? La definizione più nota fu del suo fondatore, Jarry, alla fine del XIX secolo. Definizione così abusata da diventare un patafisico luogo comune. Il mio fornitore di agrumi, mi diceva, mostrandomi un lembo del giornale con cui stava incartando: leggete, leggete qua, “la ’patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie. È la scienza del particolare e delle leggi che governano le eccezioni”. “Ma assaggiate ’sti tarocchi … ca pure so’ eccezionale!”
Ma che cosa unisce Alfredo Jarry , Salvatore Dalì, Paolo Picasso e molti altri, per convergenti aspetti, coinvolti nella scienza ‘patafisica? Vedremo nel seguito. Diciamo intanto che essa si espande in campo estetico, letterario e filosofico. Anima nel profondo i testi teatrali di Jarry, l’Ubu e il Faustroll. Non ha dogmi e respinge ogni caratterizzazione convenzionale.
’Patafisico non è il comico, il satirico, il grottesco, ma il comico, il satirico, il grottesco che incombono contestuali.
La ‘Patafisica scopre microverità delle quali non sa che fare e ce le consegna ancora pungenti e scoppiettanti, prive di ogni ermeneutica. ‘Patafisica è una crisi logica senza vie di uscita. Un pozzo nero nel quale può entrare solo il poeta ‘patafisico, riuscendone contaminato. ‘Patafisica è un orizzonte visibile ma irraggiungibile, verso il quale il poeta continua a procedere.
E non è la Metafisica, che spiega la realtà, a partire dal dato di esperienza. La ’Patafisica va oltre; superando la Metafisica stessa. A detta del mio agrumicoltore: “professò, comm’’a vech’i’, ’a patafisica, s’’a fa durmenne, â metafisica!”.
(professo’, a mio modo di vedere, la patafisica la batte dormendo la Metafisica).
Essa è antiautoritaria, ama il nonsense, è sulfurea e variegata. Il paradossale, l’inverosimile, il gioco linguistico, sono territori propri della ’patafisica; la quale turba gli imbelli ma sollecita i belli, anche se a giorni alterni. È tutto e il contrario di tutto. E’ l’ossimoro nel momento di implodere, la tautologia che all’opposto esplode e fa volare i due termini, detautologizzando il contesto. È l’ironia feroce e fuggitiva, ma anche la tolleranza … tre e quattordici.
La ’patafisica non eleva l’ipotetico a scienza possibile, ma pone opzioni a confronto sotto l’ombrello del paradosso.
È una caduta del rapporto fra significante e significato. L’inusitato che si fa …usitato.
Ma commette errore molto grave chi pensa … se e quando pensa che bisogna andare lontano per incontrarla. Nientaffatto. Ne siamo circondati in ogni momento della vita quotidiana. Essa può presentarsi intra res acta, come dire, a ’ntrasatta! (all’improvviso). Come abbiamo visto essa si nasconde anche nei tarocchi raddoppiandoli di significati.
Ma ecco alcuni esempi di ’patafisica applicata e logica taroccata. Essi sono stati attinti, attraverso attenta osservazione, da macchine socialmente utili, dalla poesia, dalla vita quotidiana, dalla comicità e dalla politica.
1. Il primo esempio ci è fornito da un oggetto di mia invenzione: il sorriditore patafisico - per coloro che sono perennemente malinconici senza motivo. Uno strumento da me progettato e donato, anni fa, a una pallosa signora costantemente imbronciata.
Il sorriditore patafisico, in argento 800, si compone di due elementi uguali: due ganci grandi collegati, attraverso una catenella, a due ganci piccoli. I ganci grandi vanno sistemati intorno alle orecchie, quelli piccoli ai due angoli della bocca. Tirandoli un po’ su, inducono un simpatico sorriso patafisico a chi, senza il sorriditore, resta invischiato nella sua, spesso, immotivata mestizia.
2.
E come definire - terzo esempio - la risposta di quell’uomo al bigliettaio del tram (San Giovanni a Teduccio inizio anni settanta), alla domanda se conoscesse la lingua inglese? Si era infatti dichiarato ascoltatore di …”Radio Londra”, mentre, per far colpo sugli altri passeggeri, manovrava una delle prime radioline a transistor comparse in quegli anni. Ma dall’apparecchietto riceveva solo disturbi e gracchiamenti.
Come definirla, se non una forma di alta ‘patafisica partenopea, se la risposta fu, come fu, questa?: ”L’inglese?! Nun c’è bisogno r’’o ccanoscere, chella ’a nutizia, sì è bona o malamente, se capisce ’a comm’’a rice!”. (non è necessario conoscere l’inglese, perché la notizia, se è buona o cattiva si capisce da come la dice)
3. E Totò, che cos’è se non un sublime patafisico, quando afferma:
E’ la somma che fa il totale. oppure:
Ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera o ancora:
Era un uomo così antipatico che alla sua morte i parenti chiesero il bis. E infine:
”Lei è un cretino, s’informi!”.
4. Di un altro episodio certamente patafisico fui protagonista al matrimonio di due cari amici. Lui sessantacinquenne, lei sui sessanta. Dopo trent’anni di felice convivenza, decisero di sposarsi. Fu una bella festa con le immaginabili spiritosaggini da parte dei malevoli amici. Uno di questi - forse chi scrive - quando gli sposini uscirono dal municipio, fra i lanci di riso e di confetti beneauguranti, rivolto allo sposo, e parafrasando un classico grido popolare, così lo apostrofò - attingendo alla sua perfida logica patafisica -: “Te l’he pigliata comme l’ha fatta ’a nonna!” (l’hai sposata così come l’ha fatta la … nonna)
5. Ma ora, a mo’ di piccola appendice nell’appendice, sentite un po’ il patafisico Pier Ferdinando Casini, alla celebrazione del 25 Aprile - riferendosi al terremoto dell’Aquila - cosa disse al microfono di un intervistatore, sminuendo e banalizzando il significato della importante ricorrenza nazionale: “Oggi gli abruzzesi sono chiamati a una nuova resistenza: quella contro le avversità atmosferiche”. (testuale).
E quest’’è la patafisica, bellezza!
* Alfred Jarry in bicicletta (Laval, 8 settembre 1873 – Parigi, 1º novembre 1907)
* Tram 1967, Via Nuova Bagnoli, foto Gregoris.
* Passaporto di Antonio De Curtis in arte “Totò”.
Raffaele Rizzo, patafisico in Napoli, vive e lavora a Napoli. Scrive per il teatro. Più recentemente, nel 2005, vince il concorso nazionale di microdrammaturgia di Porto San Giorgio con “L’ultima automobile”, rappresentata a quel festival. Vince anche la quarta edizione con “Quando le sedie di plastica bianca guardano le superstrade”. È stato presente, negli ultimi quattro anni, alla rassegna Museum teatro Napoli, organizzata da Libera Scena Ensemble, con suoi testi dei quali ha curato anche la regia. A maggio 2008 è invitato con il suo “Leggenda e cunto del libero merlo” al Festival Imaginarius di teatro di strada di S.M. La Feira, Portogallo. Si vanta di essere membro dell’Institutum Pataphysicum Phartenopeium col grado di Coordinatore Severissimo di Patapruriti oratori. Alcuni suoi lavori, in forma di teatro breve, animano serate patafisiche di quell’Institutum. Ha scritto “Le cipolle fanno ridere”: un bel libro di Calembours e manipolazioni linguistiche, molto apprezzato da nullafacenti e fannulloni (escluso forse Piccola Bruna).