Numero 57 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Il mondo al contrario

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di Laura del Vecchio

 

 

yyLa cultura di cui è imbevuta la società attuale non tiene conto di un fatto ormai assodato e irreversibile: oggi i figli ne sanno più dei loro genitori. Ciò è dovuto al crescente contenuto di tecnologia in tutti gli aspetti del vivere quotidiano. Lo stesso spot televisivo che annunciava il passaggio al digitale terrestre invitava  “gli anziani” a farsi aiutare dai figli. Ma a quei figli chi aveva  insegnato a risintonizzare il televisore? Nessuno. L’esposizione alla tecnologia li aveva resi “autodidatti” per definizione.

Tanto è comoda questa soluzione, che la società nel suo insieme si appoggia ai giovani senza dare loro quelle nozioni che tanto sarebbero utili invece per far fare al nostro Paese un salto di qualità. E così nella logica del “nuota o affoga” i giovani si danno da fare e acquisiscono competenze di cui però vengono regolarmente derubati: la stessa amministrazione pubblica –in teoria portatrice dei valori dello Stato e della convivenza civile- fa fronte al blocco delle assunzioni impiegando a termine eserciti di contrattisti e stagisti ai quali viene dato ben poco in cambio. Uno sfruttamento che si manifesta anche nelle recenti riforme all’Educazione. Allo studente viene dato quel tanto che serve per renderlo “governabile” e integrato nel sistema di consumo. Niente di più. Emblematico che, in nome delle economie di spesa, da un lato siano stati cancellati gli insegnamenti considerati “improduttivi” e dall’altro nulla sia stato fatto per promuovere la ricerca e l’innovazione tecnologica di cui invece tanto avrebbe bisogno il sistema produttivo.

Non siamo molto diversi dai Paesi in cui i bambini, proprio perché di piccola taglia e docili, vengono mandati in miniera nei cuniculi più bui. Allo stesso modo si ritiene che i giovani siano “geneticamente” predisposti alla tecnologia e quindi a loro il compito scomodo di stare dietro ai continui cambiamenti tecnologici e armeggiare con i sempre più complicati congegni elettronici. Comprensibile ma non scusabile: a nessuno piace leggere le istruzioni.  Ma la tecnologia non è un gioco o un fastidio: serve all’avanzamento del Paese. La prova ne è che ci troviamo oggi ad avere a modello la Slovenia e non più i nostri concorrenti storici, Germania e Francia, ormai troppo avanzati per noi. Persino la Spagna, su cui per anni abbiamo vantato superiorità, ci dà della distanza.

Non deve sorprendere dunque se Marchionne chiede, per far restare la FIAT in Italia, condizioni contrattuali  da terzo mondo, visto che da terzo mondo sono oggi in Italia il livello di corruzione, di infrastrutture e ricerca. Ha capito che degradare i diritti è l’unica soluzione proponibile a una classe dirigente quale quella attuale, senile e incompetente, che non vuole, e perciò non sa, costruire futuro.

Le  fasce attive e giovani che dovrebbero viaggiare leggere per traghettare il Paese nel terzo millennio vengono invece gravate sul nascere dai debiti e dall’ignoranza di “padri-padroni”. Mi chiedo quanto ancora possa durare l’abuso. Ancor più grave del malefatto sono le sue conseguenze: una gioventù abusata, a cui sono stati negati diritto e prospettive, sa solo sopravvivere e rinuncia in partenza a guardare lontano.

Il mondo al contrario, che invece di andare avanti va indietro.

 

Laura del Vecchio: Due lauree, Giurisprudenza con tesi in Economia a Roma e Commercio Internazionale a Le Havre; due specializzazioni, in Economia dei mercati asiatici e in Comunicazione; due esperienze “in azienda” come export manager per Fiat Auto Japan e per Danone; due esperienze “di penna” al quotidiano economico “Nikkei” e all’ISESAO della Bocconi: un “saper scrivere e far di conto” che ha finito per trovare buon uso all’Istituto nazionale per il Commercio Estero. Nata il 13 settembre del 1968: da poco compiuti…. due volte vent’anni