E’ vietato
Questa mattina su un treno ho sentito un curioso annuncio che cito a memoria: “E’ vietato scendere dalla parte opposta a quella riservata al servizio viaggiatori”. Dopo alcuni istanti di riflessione e di fastidio ho capito che le Ferrovie dello Stato stavano vietando ai passeggeri di scendere dalla parte opposta a quella in cui si trovava la banchina della stazione.
Fastidio. Fastidio per la stupidità del messaggio; mi è tornato in mente uno spassoso monologo di Gioele Dix di non so quanti anni fa sulle targhette dei treni (lo trovate qui http://www.youtube.com/watch?v=
9c3msiKVrMI&playnext=1&list=PLC30A7C8373C5B44B&index=5 ) ma anche fastidio per come il concetto veniva esposto. Al di là della complessità della frase per un concetto così banale ed intuitivo, mi sono riecheggiate in mente molte citazioni, una di seguito all’altra, come una catena di pensieri, a volte flusso proustiano, a volte struttura organizzata.
Fastidio perché si vietava un’azione abbastanza inutile (tra parentesi, basta non aprire le porte dalla parte errata!); fastidio perché basato sulla filosofia del divieto. Basti pensare ai cartelli “Vietato l’ingresso” laddove gli americani scrivono “Press only” definendo chi è autorizzato e non chi non lo è.
Non è un problema di “vietato vietare” di memoria sessantottina; è un problema di filosofia di vita.
Mi è venuta in mente una citazione di Steve D’Souza che in un libro sul networking, scrive: “la mente inconsapevole non riesce a processare la negazione altrettanto efficacemente come processa le informazioni positive. C’è la storia di un’azienda americana dove si era ghiacciata un’area di lavoro e tutti gli operai continuavano a scivolare. Per migliorare la situazione, il direttore decise di mettere un cartello con scritto NON SCIVOLARE! Dopo alcuni mesi la direzione si accorse che gli incidenti sull’area erano aumentati rispetto a quando il cartello non era stato affisso! Il direttore avrebbe dovuto mettere un cartello con scritto “Fate attenzione” che crea un processo positivo nella mente di chi legge”
Ma perché abbiamo questa forma di pensiero? Perché in Italia sentiamo il bisogno di vietare? Al che, una seconda citazione mi è tornata alla mente; una citazione di un vecchio film di Elio Petri con Mastroianni e Volontè: Todo Modo. Non sono riuscito a trovare questo spezzone online (e non ho avuto modo di rivedere il film oggi) ma ricordo abbastanza chiaramente una frase pronunciata da Mastroianni: “la filosofia cristiana è basata sul peccato e sul perdono”.
Forse noi siamo il paese cristiano per eccellenza, o forse la cultura democristiana è entrata visceralmente nel nostro modo di pensare. Fatto è che in Italia si vieta per poi perdonare il peccatore. Senza divieti non ci sono peccatori e la benevolenza cattolica non avrebbe modo di esprimersi.
Siamo un paese bloccato dai divieti!
Al che, ultimo anello della mia riflessione, mi è venuto in mente uno stralcio del film di Marco Tullio Giordana, La Meglio Gioventù; uno stralcio che un caro amico mi inviò come piccolo omaggio quando decisi di lasciare l’Italia alcuni anni fa. Non lo commento ma lo indico: lo trovate qui (http://www.youtube.com/watch?v=TxGJ6DFocyY).
Stefano Magliole: e' nato a Roma nel 1980. Laureato in regia teatrale, vive da due anni a Londra dove lavora e studia nel settore delle Risorse Umane, cercando di coniugare creatività ed organizzazione nella quotidianità aziendale. Per sapere cosa fa potete visitare il suo profilo su Linkedin
http://uk.linkedin.com/in/stefanomagliole