Numero 26

INNOVAZIONE, INTELLIGENZA, INSIPIENZA.

 

 

Roberto Vacca 

 

PREFAZIONE   II edizione  -  2006

(vedi la Redazione Caos Management n°25)

 

INNOVAZIONE


2 - SOVRACCARICHI DI INFORMAZIONI? - Il Mattino - 21/6/2001

"Mi stacco da Internet. Troppo stress. Troppe parole, lettere, numeri, immagini, grafici. Me se stramanneno le palle dell'occhi. Questo è l'ultimo E-mail che vi mando. Non mi cercate più." - diceva il messaggio circolare del mio amico viterbese. Da allora non ho è più ricevuto segnali da lui. Non l'ho cercato, ma mi sono chiesto: "Sarò anche io sovraccarico di informazioni - di segnali?"

Mi sono risposto di no. Certo chi vive in città è avvolto da simboli: cartelli, insegne, giornali, libri, documenti e, sempre più, videate di lavoro, di corrispondenza e anche di cultura. E' davvero troppo? Ci fa male? Non veniamo distratti tanto che lavoriamo peggio e che siamo meno originali? Ma il rischio esiste se prendiamo cattive abitudini anche fuori dalla telematica. Perdi tempo e occasioni anche se non puoi fare a meno ogni giorno di leggere lo stesso fumetto, di risolvere un cruciverba, di ripetere discorsi triti, di fissare uno schermo TV - e poi (passando alla telematica) anche di chattare on line con sconosciuti o di navigare su Web senza rima, nè ragione. Io sostengo che da tanti siti Web creati da persone serie e abili, puoi trarre vantaggi enormi: culturali, umani, spirituali, lavorativi. Anche gli scienziati dovrebbero crederlo e scambiarsi messaggi illuminanti, interfecondando le loro menti e formando stimolanti comunità virtuali.

Ma pensavano il contrario certi fisici, storici e filosofi della scienza che hanno partecipato recentemente a un simposio intitolato "Seven Pines (7 Pini)" a Stillwater nel Minnesota. Discutevano sugli effetti negativi che Web e comunicazioni satellitari possono avere sull'attività scientifica. Ogni nuovo risultato ottenuto, ogni congettura, ogni sviluppo teorico è subito disponibile in rete. Tutti sanno tutto degli altri. Imperano le mode stabilite dagli scienziati più famosi. Nessuno è più isolato. Quindi è arduo, specie per i più giovani, seguire strade nuove, originali, indipendenti che avrebbero potuto rivelarsi fruttuose.

Il fisico Carlo Rovelli, professore a Marsiglia, ha sostenuto a quel simposio che oggi i problemi della fisica fondamentale richiedono di essere ripensati dalle basi, ma è difficile riuscirci se è troppo forte il rumore di fondo delle comunicazioni, dei messaggi, delle newsletter.

Jeffrey Harvey, fisico dell'università di Chicago ha detto che la pubblicazione in rete di statistiche e graduatorie sul numero di volte che un lavoro scientifico viene citato da altri scienziati, spinge i ricercatori al conformismo. Pensano di guadagnare status solo se vengo citati e che verranno citati solo se seguono le mode prevalenti.

Rovelli sta cercando di quantizzare la relatività generale, studia la microstruttura dello spazio fisico quantistico e l'entropia dei buchi neri. Harvey si occupa di teoria delle stringhe e di cosmologia. Sono professionisti ed è probabile che i loro timori siano fondati. Mi permetto, quindi, di dissentire da loro solo sommessamente con i quattro argomenti seguenti.

Lo Science Citation Index, un librone in cui vengono contate le citazioni di tutti i lavori scientifici pubblicati al mondo, viene pubblicato da decenni e non ha frenato il progresso scientifico - anche se sono noti casi di cricche di baroni che hanno soffocato l'originalità di scienziati giovani.

L'isolamento proteggerebbe l'originalità, ma favorirebbe la duplicazione di sforzi identici e impedirebbe l'aggiornamento.

Quasi nessuno scienziato opera nel vuoto. Tutti si giovano dei loro predecessori. Mi pare che anche  Newton abbia ripetuto la similitudine: "Siamo nani che camminiamo sulle spalle di giganti."

Infine i veri pensatori originali hanno spesso forza tale da trascurare convenzioni e imposizioni conformistiche.

Restò indipendente, roccioso e spesso aspramente criticato o ignorato il fisico Giuliano Preparata recentemente scomparso. Non ebbe riconoscimenti che meritava. Credo che la sua opera potrà essere rivalutata drammaticamente se certe sue teorie verranno confermate dall'esperienza.

 

INTELLIGENZA



2 - IL PARADOSSO DI PARRONDO - Il Mattino 1 Febbraio 2000
Il 23 dicembre scorso la prestigiosa rivista scientifica britannica Nature pubblicava un articolo di una pagina che ha interessato e intrigato biologi, matematici, logici e statistici. L'autore e' un ingegnere australiano Derek Abbott, che ha illustrato il così detto paradosso di Parrondo. Costui - il Prof. Juan Manuel Rodriguez Parrondo - e' un fisico dell'universita' di Madrid e ha mostrato come si possa vincere con sicurezza - partecipando a due giochi d'azzardo iniqui (in ciascuno dei quali la probabilita' ci sfavorisce).

Fermi tutti: non sono previste applicazioni di questa teoria ai giochi offerti dai casino' e, tanto meno, a Lotto e Superenalotto - irrimediabilmente iniqui. Il fisico spagnolo ha escogitato questa applicazione delle sue teorie ai giochi competitivi per illustrare i metodi delle sue ricerche sul trasporto di proteine entro le cellule, su certe peculiarita' del moto browniano delle molecole di un fluido o di un gas e su certi problemi di termodinamica.

Juan Parrondo descrive due giochi d'azzardo basati sul lancio di monete. A testa o croce, se le monete sono equilibrate (cioè il gioco e' onesto) la probabilita' di vincere e' il 50%. Invece nel gioco A di Parrondo, noi scommettiamo che venga testa, ma la moneta e' squilibrata: in media cade su testa solo 495 volte su 1000. Dunque, giocando al gioco A, alla lunga perdiamo di certo.

Nel gioco B scommettiamo ugualmente su testa, ma usiamo 2 monete (cui assegniamo i numeri 2 e 3). La moneta 2 ci sfavorisce molto: da' testa solo 50 volte su 1000  (una volta su 20). La moneta 3 - finalmente - ci favorisce da' testa 700 volte su 1000. Altra regola del gioco B e' che puntiamo sulla moneta 2 solo se abbiamo in tasca un numero di monete esattamente divisibile per 3. Se questo numero non e' divisibile per 3, usiamo la moneta 3. Anche al gioco B alla lunga si perde. Infatti la probabilita' di vincere e' 1/3 (la percentuale delle volte che usiamo la moneta 2) moltiplicato 0,05 (cioè un ventesimo) che dà 0,01666...  più  2/3 moltiplicato per 0,7 che vale  0,46666... La somma delle 2 probabilita' vale 0,48333 : meno del 50%.

Concludiamo che non ci conviene giocare ne' al gioco A, ne' al gioco B. La scoperta di Parrondo e' strabiliante: se giochiamo 2 volte al gioco A e 2 volte al gioco B e continuiamo così - oppure scegliamo ogni volta a caso qualche volta A e qualche volta B, invece di perdere, vinciamo. Tanto piu' a lungo giochiamo, tanto piu' vinciamo.
Parrondo ha dimostrato questa sua conclusione ricorrendo a ragionamenti matematici piuttosto sofisticati - e non li riporto. Ha anche simulato su computer varie sequenze di ben 50.000 giocate e ha confermato questo risultato sorprendente che sembra contraddire brutalmente il nostro senso comune e la nostra intuizione.

Per spiegare come questa analisi probabilistica trovi un parallelo formale in esperienze di termodinamica, dovremmo andare ancora più sul difficile. Non e' certo possibile farlo entro lo spazio delle 4000 battute che mi e' stato assegnato. Prendete, dunque, (per fede) quanto segue come una similitudine - anche se e' qualcosa di più: e' un modello fedele.

La situazione dei due giochi d'azzardo e' formalmente identica a quella di un arpionismo che venga fatto girare da una ruota a palette mossa dalle molecole di un gas che ci vanno a sbattere casualmente. (Un arpionismo e' una ruota dentata a denti inclinati some quelli di una sega, che puo' girare in uno dei due sensi, ma non nel senso opposto perchè c'e' un arpione o nottolino che si impunta nell'incavo fra due denti e blocca la ruota. Nel senso permesso, invece, l'arpione scorre sulla superficie superiore dei denti e non ostacola la rotazione). Idealmente una struttura così potrebbe prendere energia dalle molecole del gas che vanno a caso nel senso giusto ed essere insensibile a quelle che vanno in senso opposto. A prima vista potrebbe apparire che questo apparecchio sarebbe capace di violare il Secondo Principio della termodinamica, perche' trarrebbe energia da un gas a una sola temperatura, senza sfruttare un salto da caldo a freddo. Naturalmente non e' così. Nessuno puo' violare il Secondo Principio.

I ragionamenti sottili di Parrondo serviranno a spiegare meccanismi complessi della natura. Arricchiranno solo chi fa lo sforzo di capirli, non chi mira a beccarsi qualche jackpot.

 

INSIPIENZA



2 - FUSTIGARE  L' ISTAT -  Il Mattino    9/5/2000
Divampano le polemiche sulle concessioni d'uso delle bande di frequenza per i telefoni cellulari. Il pubblico ha difficoltà a capire questi problemi - e ci si occupa poco di informarlo meglio. Anche un giornale prestigioso nel suo supplemento "Affari" di questa settimana, esprime le misure di frequenza in mhz (millesimi di Hertz) invece che in MHz (Megahertz o milioni di Hertz). Sarebbe utile disporre di dati statistici aggiornati.

Non ci aiuta affatto l'ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica). Nel suo Annuario 1999 pubblicato di recente non riporta alcun dato sui telefoni fissi, nè sui telefoni cellulari. Per il numero di questi, sappiamo (da altra fonte) che l'Italia detiene il primato in Europa. Ne avevamo 266.000 nel 1990, 3.900.000 nel 1995, circa 25 milioni oggi - e stiamo mirando a 30 milioni. È un dato non estremamente significativo, ma curioso. Eppure l'ISTAT non lo giudica degno di nota e regredisce: aveva pubblicato i dati sui telefoni fino all'anno scorso.

L'annuario riporta i dati sulla produzione e il consumo dell'energia elettrica. Però, come fa da decenni, ignora i dati sull'energia termica. Di nuovo li troviamo da altra fonte, ma dall'ISTAT potremmo solo dedurli laboriosamente da quelli relativi al petrolio, al gas e al carbone.

Lo stesso Capitolo 19, che omette i dati sui telefoni, riporta i dati sui trasporti. Fornisce il numero di passeggeri.km e di tonnellate.km trasportati sulle ferrovie. Ma non menziona i dati corrispondenti, notoriamente ben più importanti, su automobili e camion, nè sulle metropolitane, nè sui trasporti pubblici urbani. Il quadro dei trasporti che ne risulta è gravemente lacunoso. A parte queste omissioni, a pag. 444 leggiamo: "L'aumento della circolazione stradale comporta una serie di effetti negativi: incidenti stradali, congestione ..." Ma sulla stessa pagina un diagramma (abbastanza rozzo) mostra il confronto fra i morti in incidenti stradali nei vari anni. Nel 1972 morirono in incidenti della strada 11.078 italiani, nel 1997 solo 6226 (una diminuzione del 44% - effetto fortemente positivo, NON negativo). Nel 1998 i morti sulle strade furono 5.867 (47% meno che nel '71) - ma questo dato, pubblicato a suo tempo da tutti i giornali, l'ISTAT ancora non lo riporta.

Nel Capitolo 14 "Industrie", in cui si ignora l'energia termica, una tabella ci dice che in Italia nel 1998 sono state prodotte 6.241 tonnellate di resine ureiche e colle e 585 milioni di lampadine. Però non abbiamo dati sulla produzione di semiconduttori, di circuiti integrati, di radar, di robot, di macchine utensili. Sembra che l'alta tecnologia non desti tanto interesse. Forse non c'è da stupirsi: come vado dicendo da qualche decennio, non si produce alta tecnologia in un Paese povero di politecnici e di insegnamento di qualità.

Va lodato l'Annuario perchè finalmente ha cominciato a pubblicare dati sui bilanci delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali. Però le spese dello Stato sono ancora disaggregate per tipo di dipendenti, beni e servizi, trasferimenti, interessi e altre. Non basta. Anche se sappiamo quanto vengono pagati gli insegnanti, non ci si dice a quanto ammontano separatamente le spese totali per: giustizia, istruzione, lavori pubblici e così via. Conosciamo peggio il nostro Paese -- e l'ISTAT ci aiuta poco.

Non serve molta immaginazione per suggerire come migliorare l'Annuario. (Curioso: giornali e stazioni TV ogni anno danno risalto alla notizia della sua pubblicazione senza sottoporlo a un'analisi critica). Basterebbe ispirarsi alla corrispondente pubblicazione USA, lo Statistical Abstract of the United States: contiene molte più informazioni - in genere più aggiornate. Non riporta dati sull'ultimo o sugli ultimi quattro o cinque anni, ma serie storiche di venti o trenta anni. Così è possibile apprezzare le tendenze dei singoli parametri e variabili e capire meglio come vadano le cose.

Io non faccio di mestiere lo statistico. Però da vari decenni analizzo le tendenze significative della nostra società, dell'economia e della tecnologia per cercare di prevedere in che direzione stiano andando e suggerire interventi correttivi. Non esprimo queste critiche per astio, ma perchè credo che io e i miei concittadini abbiamo il diritto a essere informati meglio.

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