Numero 28

Nove viste e sette Limeriz *



di Raffaele Rizzo

Nove viste

1   Ho visto elefanti
dai gesti eleganti,
per quanto un po’ rari,
fra lampadari;
non dico bugia,
…in cristalleria!

2   Ho visto che Mario,
secondo il lunario
un bel Sagittario,
aprendo il rimario
in modo arbitrario,
non era più Mario
ma Bastian contrario.

3   Ne ho viste di cose,
più spine che rose
progetti e ricordi
difetti e manie
cercando raccordi
pardon, sinergie !

4   Ho visto un amico
un bravo scrittore
di stile prustiano
che se s’intristisce,
lo nego e lo dico,
è un po’ leopardiano.
Ma se s’incupisce
e si sente strano,
allora è cafchiano.

5   Ho visto un cantante
che con la sua voce,
nel sacco una noce,
rompeva un rombante
silenzio assordante.

6   Ed ho visto barche
bloccate nel mare
canoe, gusci ed arche
in mezzo agli scogli
fra flutti e gorgogli.
S’udivano lai,
temendo lo scontro,
perché i marinai
remavano contro.

7   Ho visto mirare,
la dico un po’ grossa,
un uomo solare
intento a sparare
sulla Croce Rossa.

8   Ne ho viste di queste
piuttosto che quelle
piuttosto che altre.
Piuttosto che scaltre
piuttosto innocenti.
Magari quaranta
piuttosto che venti.

9    Ne ho viste di brutte
ne ho viste di belle
ma le ho viste tutte
sulla mia pelle.

 

Sette limeriz   ovvero limerick secondo rizzo

    
Un raffinato e arguto paroliere,
non riusciva a far rima con braciere,
fino a quando d’un tratto,
inciampando nel gatto,
non finì nella brace col sedere.

Quando poi tirò il culo dalla brace,
e riuscì finalmente a darsi pace,
ringraziò pure il gatto
riflettendo sul fatto:
“La rima, più è cogente, più mi piace!”.

Volendo fare rima con pudìco
un vate chiuse il verso con afàsico.
Ma se l’accento pure
non prese nelle cure,
quel vate rimò male con pudìco.

Un vecchio barcaiolo che a Parigi
era intento a remare sul Tamigi
scoprendo nella rima                                                        
l’errore suo di prima,                                                        
tornò a remare ma lasciò Parigi.

Un vecchio ed una vecchia assai più vecchia
abitavano in una catapecchia.
“Chissà chi morrà prima,
e come far la rima”,
si disperava il vecchio con la vecchia.

Un sofo centenario, senza scorno:
”Qui c’è ben poco da girare attorno;
io vivo tanto a lungo”,
sentenziò, ”Perché aggiungo,
giorno per giorno, ai giorni, un altro giorno”.

     In pieno svolgimento del G8,
uccise, un giovanetto, un poliziotto.
Ma scrivendo in tal modo,
non viene sciolto il nodo
se a morir fu il ragazzo o il poligiotto.


    *  [Dal “Le cipolle fanno ridere” di raffaele rizzo - editrice il punto Gutenberg]