Uccideteli tutti
Eric Salerno: UCCIDETELI TUTTI, LIBIA 1943: GLI EBREI NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO FASCISTA DI GIADO. UNA STORIA ITALIANA EDIZIONI :IL SAGGIATORE, Milano 2008
di Vincenzo Porcasi
Corrono i giorni della memoria ed episodi di straziante efferata brutale stupidità emergono dal passato, come l’ordine impartito di procedere all’abbattimento dei prigionieri del Forte di Giado in libia, il lager italiano, figlio delle leggi razziali e della straordinaria efficacia del patto d’acciaio.
Tutto era principiato con la nota del 28 febbraio 1942, con cui si comunicava, la decisione assunta dal Duce e Capo del Governo Cav. Benito Mussolini, al locale comando dei Carabinieri di riunire in un campo di concentramento, sito in Tripolitania tutti gli ebrei della Cirenaica.
L’ordine di soluzione finale venne fermato all’ultimo momento a plotoni di esecuzioni già schierati. Ma ciò che venne alfine impedito ai fucilieri italiani , fu lasciato fare a stenti a malattie.
Mentre tre ebrei a Cirene erano stati impiccati, accusati di collaborazionismo con il nemico inglese in una delle tante occupazioni che avevano caratterizzato la guerra in libia.
Non deve stupire questo tratto di violenza che circondava il Gen. Rodolfo Graziani, già protagonista fra il 1929 e il 1931, con campi di concentramento nelle sabbie del deserto.
L’autore Salerno, è un grande giornalista un corrispondente anche di guerra, specialista di Africa e medio-oriente, che sta dedicando una stagione importante della Sua vita a ripercorrere attraverso gli archivi e le interviste con i pochi protagonisti sopravvissuti, pagine di storia volutamente assicurate alle sabbie del deserto dell’oblio, posto a cavallo di Libia e Tunisia.
Il ricordo di un paese zimbello dell’alleato più potente sciaguratamente scelto da una classe dirigente miope convinta, nella sua mediocrità provinciale, di aspirare a un posto al tavolo dei vincitori. Convinta altresì che scimmiottare le leggi razziali e aprire le porte di Bergen Belsen agli ebrei tunisini e libici avrebbe premiato quegli esponenti del PAI e quei prefetti di modena e ferrara che disponevano l’internamento nel campo di Fossoli., da cui poi partivano le tradotte per i campi di sterminio.
L’Autore ha una prosa chiara e non moralistica, fa parlare i documenti e le persone che saltano fuori nella loro integrale condizione umana , così come il contesto in cui si muovono.
L’Italia fascista perde la Libia ma non rinuncia la suo servilismo nei confronti della Germania, nel rientrare in patria quei servitori dello stato pagliaccio si portano appresso gli ebrei internati, pur sapendo che il trasferimento in Italia li avvicinava alla soluzione finale che dal 1942 era stata estesa anche agli ebrei italiani.
Italo Balbo, è la persona che ha una visione di statista e in maniera chiara ed inequivocabile cerca di rintuzzare la vis razzista di Mussolini, d’importazione . L’evolversi della guerra e l’ingresso in Tunisia porta l’applicazione delle leggi razziali a carco di arabi ed ebrei, ma in funzione diplomatica per il futuro trattato di pace ebrei ed italiani di Tunisia non sono così tormentati come già avveniva nel territorio libico.
Sono quasi 600 i morti di MALATTIE, MALTRATTAMENTI E STENTI A Giado , ma sebbene non siano paragonabili all’Olocausto, un posto nella storia devono trovarlo da una parte perché non torni l’oblio e dall’altra perché anche il nostro paese deve assumersi responsabilità storiche, così come rivendica le stragi di Marzabotto e di Cefalonia, le centinaia di migliaia di morti fra gli ex IMI, fra gli operai e fra i comunisti deve riconoscere quanto fatto agli arabi durante e dopo la guerra italo-turca e poi con la normalizzazione di Graziani e quanto fatto agli ebrei di Libia fra il 1937 e il 1945, non certo dimenticando che i nativi di Libia e Tunisia in tutti qegli anni furono considerati cittadini di serie B, portatori di diritti limitati.