Numero 53 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Qualche riflessione sulla Intelligenza Territoriale

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di Lucio Scognamiglio

 



La Regione Toscana ha di recente attivato una procedura negoziale per la realizzazione di uno studio di fattibilità relativo alla creazione di un sistema di Intelligenza Economica Territoriale (IET), finalizzata alla diffusione delle informazioni di carattere strategico per le PMI. Al di là degli obiettivi specifici, questo avviso pubblico assume una particolare importanza perché riconosce rilevanza strategica alla governance interistituzionale orientata a sostenere i processi collaborativi locali per favorire l'unitarietà d'azione territoriale, attraverso la quale migliorare innovazione e competitività nel più vasto orizzonte dei processi di globalizzazione. Se è vero infatti che attualmente la competizione e l’innovazione non si giocano tanto a livello domestico, quanto a livello internazionale, ne deriva pure che localmente debbano essere avviati processi d’integrazione per rendere più coeso il tessuto economico, migliorando al tempo stesso l’allocazione delle risorse disponibili e l’utilizzo degli strumenti comunitari, anche con partenariati esterni, per favorirne l’innovazione e/o consolidarne il posizionamento strategico su scenari più vasti.

L'IET non è un concetto nuovo, anche la sua applicazione è ancora sperimentale. Prende le mosse da una vasta documentazione scientifica che lega lo sviluppo locale, o di un comprensorio economico, all'opportunità di “fare rete” / “fare sistema”, che a sua volta si basa sulla condivisione delle informazioni come presupposto per la creazione di nuova conoscenza.
Occorre a tal proposito fare alcune considerazioni. Anzitutto l'esperienza di questi anni ha dimostrato che Internet e i tanti applicativi tecnologici ad esso collegati, hanno potenziato enormemente la capacità connettiva delle persone. Ciò tuttavia non significa che l'essere in rete sia sinonimo di “fare rete”. La tecnologia è quindi un elemento essenziale per l’interazione, ma non sufficiente, soprattutto quando si tratta di dare organicità a una rete di relazioni che non fanno capo al singolo (come quelle amicali, tematiche o professionali), ma di reti che hanno come riferimento realtà complesse e composite come quelle di un territorio o di un contesto produttivo.

La capacità cognitiva delle comunità, non è pertanto solo un risultato derivante dalla semplice connessione tra gli individui. Se l'ICT ha aumentato enormemente la capacità di interazione basata su interessi e motivazioni individuali, come emergono quelli di una comunità che sarebbe più vantaggioso si manifestasse organicamente? In altri termini l’esigenza di sviluppare una IET deriva proprio dalla necessità di concepire un disegno cognitivo-strategico condiviso che non risiede nella mente del singolo, ma deve essere esplicitato e costruito dalla comunità stessa che intende enfatizzare e migliorare i propri tratti peculiari.

La risposta non è quindi solo tecnologica, ma anche metodologica, cognitiva e progettuale. Infatti devono essere individuati i tratti salienti di un contesto territoriale o economico (conoscenze e strumenti) organizzandoli come funzioni essenziali di un organismo unitario. Questo processo di elaborazione costituisce la proiezione delle peculiarità distintive della comunità economica locale che, identificando se stessa, attraverso le proprie capacità cognitive, i propri strumenti e le proprie strategie, possa ri-conoscersi in una matrice unitaria. In tal modo è possibile colmare il gap motivazionale dell'agire comunitario rispetto all'agire del singolo; se quest'ultimo sa cosa vuole, l'entità collettiva (intesa come insieme degli attori locali) no. Ecco allora che con l'oggettivazione del quadro di riferimento, assume senso l'agire dei singoli in un contesto motivazionale più esteso e diverso rispetto a quello personale, dove possono trovare gli stimoli adatti per avviare processi collaborativi, scambiare informazioni e conoscenze, realizzare progetti congiunti. Insomma la comunità potenzia se stessa organizzandosi, integrandosi e reperendo all’esterno ciò che la completa e la migliora. Tutto ciò non lo fornisce la tecnologia, ma è frutto di un processo squisitamente umano, in grado di delineare il profilo migliore della realtà locale per catturare l'attenzione e l'interesse dei potenziali utenti che ne devono ravvisare il vantaggio, in un quadro che seppur più vasto della propria personale prospettiva (servizio, ambito produttivo, tematico o professionale), la comprende e la valorizza.

L’informazione non è conoscenza, ma è il suo presupposto. Per trasformarsi in conoscenza l'informazione ha bisogno non solo di essere contestualizzata, quindi di assumere un senso per il ricevente, ma anche di essere processata, quindi elaborata in relazione alle peculiarità dell'interessato. Affinché ciò avvenga anche a livello di collettività è necessario perciò definire la cornice di senso, una prospettiva univoca e degli obiettivi comuni, nell'ambito della quale potranno realizzarsi i processi di condivisione e collaborazione.
A questo punto, in un quadro di sviluppo dell’economia e della conoscenza che si basa sempre più su fattori immateriali e su approcci di cross-fertilisation settoriali, potremmo considerare l'IET sotto un duplice profilo:

  • come l’applicazione dell'intelligenza economica a un territorio, a una regione o a un comprensorio produttivo per sostenerne l’attività economica attorno a certe attività considerate strategiche (Sistema per la condivisione delle informazioni a rilevanza pubblica),
  • come capitale sociale, quindi come “capacità di attrarre e consolidare reti di professional evoluti [che] rappresenta un aspetto sempre più determinante della qualità competitiva di un territorio” (Bettiol 2009) (Sistema per la condivisione delle informazioni non pubbliche e la gestione di processi collaborativi).


Si passa quindi da una concezione parcellizzata del territorio come contenitore fisico di istituzioni, enti, centri di competenze e sistemi economici indipendenti – se non concorrenti – tra loro, a una visione organica che – consapevole che le dinamiche concorrenziali si giocano altrove - considera il territorio come un insieme coerente di competenze, funzioni e servizi che si organizzano per evitare sovrapposizioni, duplicazioni o diseconomie a favore di sinergie e ottimizzazioni e processi di collaborazione progettuale guidati da strategie condivise. Non si tratta di processi spontanei, ma di evoluzioni progressive che devono essere anzitutto guidate da autorevoli politiche di aggregazione, supportate sia da applicativi tecnologici dedicati, sia da analisi, metodologie, strumenti e azioni di accompagnamento e di supporto.

 

 

Lucio Scognamiglio: (Napoli 1959) si è laureato presso l’Università di Napoli in Giurisprudenza con tesi in diritto pubblico dell’economia. Si è perfezionato in Economia del Turismo, presso l'Università di Firenze e ha partecipato al corso di specializzazione in diritto delle Comunità europee, presso l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Nel 1986 è stato assunto dalla Confesercenti di Firenze dove è stato responsabile del Servizio commerciale e responsabile dell’Ufficio studi. Dal 1990, su incarico direzione nazionale, è direttore del consorzio Eurosportello Confesercenti. È stato docente presso la Scuola di Pubblica Amministrazione di Lucca, membro del Comitato Scientifico ANCOTUR (Associazione dei Comuni Turistici dell'ANCI) e autore di diverse pubblicazioni giuridiche. Ha approfondito le tematiche legate alla gestione dei flussi informativi e alla condivisione delle conoscenze. Direttore Consorzio Eurosportello Confesercenti - Enterprise Europe Network
scognamiglio@eurosportelloconfesercenti.it