LEAR, o del leader transazionale
La complessità di alcuni personaggi shakespeariani porta spesso a riletture contemporanee, quasi decorazioni di nuove intelaiature, spesso azzardate. Lungi da me il tentativo di fare altrettanto utilizzando alcuni protagonisti elisabettiani come emblemi di caratteristiche umane, immortali e precise.
Lo scopo di questi accostamenti era quello di evidenziare come i condottieri del passato avessero caratteristiche simili a quelle dei dirigenti attuali, mutatis mutandis ovviamente: dal campo di battaglia al mercato globalizzato, dagli intrighi di corte alle antipatie tra colleghi.
A fare da cavia si è prestato Re Lear che ha anche accettato (con un pizzico di pazzia!) di non esser dipinto come un modello da seguire ma piuttosto come l’emblema di valori da evitare. Re Lear, in questo gioco, si è prestato ad interpretare quello che chiamiamo il leader transazionale. Pre litteram, chiaramente.
L’analisi transazionale, brevissima introduzione, è uno sviluppo delle teorie psicanalitiche di Freud e fu strutturata da Eric Berne intorno alla metà del Novecento. Secondo Berne, la comunicazione tra individui avviene attraverso tre stati dell’io: adulto, genitore, bambino. Una comunicazione equilibrata (adulto-adulto) contro una comunicazione squilibrata (genitore-bambino), nella quale rimprovero e premio sono elementi centrali.
Dall’altra parte, la storia di Re Lear, anche qui brevissimo riassunto, è quella di un padre anziano che volendo lasciare il regno alle proprie figlie, commette errori politici e familiari, ripudiando una figlia e suddividendo l’intero regno tra le due figlie che più hanno saputo “vendere” il proprio amore.
Ed eccoci arrivare al leader transazionale. Costui basa la propria leadership su una continua negoziazione, sulla dialettica premio/punizione e, errore assai più grave, non ha una reale direzione ma lascia all’improvvisazione decisioni che dovrebbero essere molto più ponderate.
Scorrendo Re Lear, non bisogna andare molto lontano per trovare elementi di questo tipo. Già nella prima scena possiamo trovare quasi tutti i fattori: il premio per le due figlie capaci di vendere il proprio amore, la punizione per Cordelia ed il fedele Kent, colpevoli di non essere buoni venditori seppur onesti, la negoziazione del regno, lo stabilire un prezzo per ogni terzo dell’intero territorio.
La mancanza di direzione è un elemento fondante di tutto il Re Lear. Già la decisione di suddividere il regno in tre (seppur amorevolmente comprensibile) è politicamente sbagliata, lasciando spazio nel futuro a possibili guerre tra le sorelle. Una possibilità che non tarda molto a presentarsi quando Cornovaglia ed Albania (mariti delle due figlie ereditiere) cominciano a preparare i rispettivi eserciti da scagliare l’uno contro l’altro.
L’analisi potrebbe spingersi oltre ma bisognerebbe introdurre nuovi personaggi ed entrare maggiormente nelle motivazioni di ognuno di loro; un compito al di là di quanto questo articolo vuole coprire. Quello che ci interessava, era di mostrare come alcuni personaggi teatrali, se ben analizzati e utilizzati, possano aiutare i manager di oggi ad evitare errori; alcune strade tracciate da personaggi di fantasia possono essere utili tanto quanto le biografie di persone reali. Anche il teatro, in qualche modo, può indicare una direzione.
*Sir Ian McKellen impersona King Lear
Stefano Magliole: e' nato a Roma nel 1980. Laureato in regia teatrale, vive da due anni a Londra dove lavora e studia nel settore delle Risorse Umane, cercando di coniugare creativita' ed organizzazione nella quotidianita' aziendale. Per sapere cosa fa potete visitare il suo profilo su Linkedin http://uk.linkedin.com/in/stefanomagliole