Numero 53 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

12 domande da farsi prima di lanciare un nuovo progetto online

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di Andrea Genovese

 



Gli elementi chiave di una strategia digitale vincente sono diversi. In questo articolo, ti propongo un piccolo questionario, dodici domande da portare nel tuo team di lavoro, per favorire il brainstorming e iniziare a capire come costruire una presenza online coinvolgente ed efficace per il tuo progetto.

1.  La mia iniziativa migliora la vita delle persone a cui si rivolge?
È una regola base della società e dell’economia sostenibile, che il mondo digitale sembra a volte dimenticare, troppo preso dall’ultima tecnologia. Bisogna partire dalle motivazioni delle persone, dall’utilità della nostra iniziativa nei confronti di una piccola comunità, di una nicchia di mercato o magari di tutta la rete. È necessario comprendere come diventare rilevanti per i nostri interlocutori, quali siano i contenuti utili che stiamo mettendo in gioco, in che modo gli individui possano estrarre valore dalla nostra iniziativa, risolvere un problema, soddisfare un interesse o esigenza.

2.  Sto offrendo un prodotto che le persone sono in grado di trovare, … su Google?
Hai mai cercato un libro in una biblioteca senza consultare il sistema di catalogazione? È impossibile. Questa è una buona metafora di come internet è oggi.
Se prima le agenzie e gli uffici marketing, per perfezionare il design o il posizionamento di un prodotto, partivano dalle ricerche di mercato e dai focus group, oggi è meglio iniziare dalle applicazioni di Google – come Insights, Keyword External Tools, Trends, etc. – per capire come e se le persone cercano prodotti simili ai nostri.

3. Ho studiato il modo per rendere visibile il mio progetto all’interno della rete?
Anche quando arriveranno i motori di ricerca semantici a cambiare un po’ le regole del gioco, bisognerà fare sempre i conti con il modo in cui gli individui cercano le informazioni, navigano e si aggregano su internet: lo fanno attraverso le parole – da qui l’importanza del content marketing, dell’inbound marketing e di tutte le attività che hanno a che fare con il posizionamento nei motori di ricerca come il SEO, il SEM, etc. – e attraverso le persone – da qui la rilevanza dei social media come i blog, i forum, i social network, etc.


4. Ho coinvolto nell’iniziativa creativi, innovatori e persone influenti?

In fase di progetto questa domanda si traduce soprattutto nella capacità di individuare i portatori sani di creatività e di innovazione, di costruire un gruppo di lavoro in sintonia con le tendenze emergenti e con competenze complementari alle nostre. In fase di lancio dell’iniziativa, significa soprattutto aver individuato le persone influenti nella nostra nicchia e trovato un modo, reciprocamente utile ed etico, di coinvolgerle.

5.  Sono in grado di raccontare una storia coinvolgente?
Oggi i media sono le persone. Su internet siamo noi i migliori testimonial dei nostri prodotti o servizi. È necessario quindi, saper entrare in empatia con le persone attraverso la narrazione, inventando format di comunicazione originali, raccontando, con uno stile personale, emozioni universali. Nell’era del personal branding bisogna non solo saper gestire i personal account su Linkedin, Facebook o Twitter, ma anche avere doti autobiografiche, personalità, essere capaci di parlare di sé stessi, in modo autentico e trasparente, possibilmente mostrando il lato migliore o più utilizzabile dagli altri.

6. Ho definito una micro-strategia o una grande campagna di lancio?
La domanda sembra provocatoria ma corrisponde a un cambiamento che i nuovi mezzi digitali stanno portando in primo piano. Le grandi campagne e i piani strategici pluriennali stanno cedendo il passo a micro strategie, facili da monitorare e modificare. Non sto parlando di tattiche a breve termine, che inseguono l’ultima tendenza: blog, viral, guerrilla, social, etc. Stiamo parlando della capacità limitata di lettura dello scenario, di obiettivi misurabili, dei continui feedback della rete che ci consentono di studiare il modo in cui le persone aderiscono, dialogano, partecipano.
Oggi non conviene pianificare una grande strategia one-shot, ma micro-strategie iterative: lanciare, monitorare, ascoltare, interagire, correggere, rilanciare e così via.

7. Ho progettato l’esperienza dell’utente e la sua interazione con  tutti i punti di contatto del mio brand?
La società digitale sembra essere diventata lo scenario ideale dove testare modalità di interazione radicalmente innovative tra tecnologie, mezzi, territorio e chi questo territorio lo vive e lo attraversa ogni giorno. I punti di contatto delle persone con un brand o un prodotto sono molteplici. Lo sviluppo di internet degli oggetti, degli smarthphone, dei servizi di geotagging, della realtà aumentata, sono alcune delle future innovazioni della comunicazione e del marketing che confluiranno in una disciplina nuova, il design dell’esperienza.

8. Ho individuato la mia tribù, la mia nicchia?
Il mondo anche se globale e connesso è ancora fatto di tante tribù: ognuna ha i suoi guru e i suoi stregoni, i suoi riti e i suoi luoghi di sacrificio. Bisogna saper parlare ciascun linguaggio, adattarsi ai contesti e saper entrare in relazione con ogni singolo gruppo, nei luoghi in cui quel gruppo già si aggrega. Bisogna superare il concetto di testimonial, abbandonare tattiche fake e lasciare che le communities influenti si esprimano in modo creativo rispetto al nostro brand e che diventino soggetti spontanei e autonomi della nostra reputazione e della nostra crescita.

9. Ho compreso qual è il media mix ideale per la mia iniziativa?
Un nuovo approccio ai media vede una suddivisione equilibrata tra canali owned, bought ed earned: posseduti, comprati e conquistati. I media posseduti sono i propri house organ, i nostri website, canali tv o altro sui quali possiamo intervenire senza restrizioni o grandi vincoli di budget. I canali comprati sono quelli che acquistiamo attraverso la tradizionale pianificazione media, che ancora oggi nel digitale si traducono in spazi banner o annunci pay-per-click soprattutto su Google e Facebook.
Per ultimi, ma non d’importanza, i media “guadagnati”, sono le community che parlano bene di noi o del nostro prodotto, i blogger influenti che ci promuovono spontaneamente, gli utenti che diventano nostri fan su Facebook, i commenti positivi nei forum, etc. Riguardano da vicino la nostra capacità di essere influenti e di costruire e mantenere una buona reputazione online.

10. Il mio progetto è in sintonia con le tendenze della società contemporanea?
Non c’è business se non c’è società. Costruire idee intorno a valori e ideali. Definire messaggi di grande impatto, coerenti con la storia del prodotto e con i valori contemporanei. Saperli rappresentare attraverso simboli universali e declinare nelle forme e nei modi della nuova società 2.0. Essere in sintonia con i valori della contemporaneità significa: net society, economia del dono, responsabilità, collaborazione, impegno, sensibilità verso l’ambiente e austerità sono tendenze in crescita. Individualismo, narcisismo e cultura dell’apparire e dell’avere sono tendenze in flessione legate soprattutto ai macro scenari dell’insicurezza e della chiusura. Il cult searching oggi ha preso il posto del cool hunting e non è un’attività alla quale è consigliabile rinunciare.

11. Sto ascoltando cosa le persone stanno dicendo di me o del mio prodotto?
Saper ascoltare, leggere i numeri e scegliere le metriche giuste. I social media sono un fenomeno globale che riguarda tutte le aree della società. La creazione di contenuti da parte delle persone ha superato in quantità e qualità qualsiasi media company.
Cambiano i rapporti consumatore/produttore lasciando ampi spazi alla creatività delle persone: il crowdsourcing è una di queste. La reputazione di un prodotto o di un brand è nelle mani dei consum-autori, dei loro blog e dei loro social network.

12. Sto imparando, mi sto divertendo?
Idee, talento e tecnologie sono gli ingredienti necessari per diventare un protagonista della rete. Creare valore per gli altri, dare informazioni aggiornate, essere trasparenti, far partecipare, ascoltare, aggregare, remixare, far comunicare le persone tra loro, favorire le relazioni, sono solo alcune delle nuove regole del marketing digitale. Esplorare ove possibile tutti i media.

 

 

Andrea Genovese: è un ingegnere informatico specializzato in marketing digitale e comunicazione web. Da circa venti anni utilizza i media digitali per migliorare la comunicazione online di imprese, organizzazioni e singoli individui. Collabora con grandi e piccole aziende per costruire relazioni di valore, innovare il marketing e le pubbliche relazioni attraverso l'uso dei social media, delle piattaforme di community e altre tecnologie emergenti web e mobile. Conduce forum ed eventi di formazione attraverso format innovativi: Marketing Forum, Forum della Comunicazione Digitale, Innovation Lab, etc. Èdocente di Social Media Marketing presso l'UniversitàIULM - membro di Facoltàdel Master in Social Media Marketing & Web Communication. Ha collaborato alla nascita del Master in Cultural Experience Design & Management della Domus Academy. E' stato il fondatore di 7thFLOOR, rivista corporate sulla cultura digitale e le nuove tendenze. Attraverso la sua web agency ha lavorato per dieci anni sulla comunicazione corporate di Alcatel, Andersen Consulting, Commissione Europea, Edison, Enel, Telecom Italia, Telethon, TIM, Treccani, RAI.

Scrive articoli sul suo blog  (www.7thfloor.it) e su altre testate (Nova24, Wired).
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