Appunti dalla Cina
di Stefano Magliole
Il concetto di panorama, di “landscape” è quasi estraneo qui a Tangshang. Il cielo è plumbeo, un po' per l’enorme quantità di umidità, un po’ per le polveri della case che stanno demolendo in quantità lungo tutta la città. Una continua nebbia avvolge il centro della città ed il panorama non supera poche centinai di metri. Anche dalle finestre del nostro sesto piano. I contorni dei palazzi si perdono in lontananza. Spesso non si riconosce il tetto di un palazzo. Alcuni dicono che si tratti di smog, inquinamento. Ma sembra difficile che questa città, per quanto industriale (Tangshang è la città della mainland con il PIL più alto), sia più inquinata di alcune metropoli occidentali sopra le quali il sole brilla. Qui di sole e cielo azzurro, neanche una lontana traccia.
Strumenti musicali tipici della tradizione riecheggiano per le strade, sotto la pioggia battente. Qualcuno è morto nella casa e questo è il modo per avvisare i vicini.
“Sinmaze”, sono le piccole “api” che portano gli abitanti in giro, come piccoli taxi su tre ruote (in cinese, appunto, sin-ma-ze). Letteralmente significa cavalli a tre ruote. Sono tantissimi e girano per la città in cerca di clienti. Di solito si trovano fuori dai supermercati, dove possono aiutare la gente a portare la spesa a casa, magari sotto la pioggia.
Piove da molte ore e l’acqua riempie le strade. Le biciclette continuano ad andare, le ruote affondano in una fanghiglia che porta via con se’ i rifiuti di molti giorni.
I cinesi sono tantissimi. E un’altissima percentuale non lascerà mai la propria città di origine… Mai. Tantissimi cinesi non vedranno mai un europeo in vita loro, se non in televisione. Non parlo chiaramente delle grandi città come Pechino ma dei posti dove i turisti non vanno perché non c’è niente da vedere. Così quando passeggio per la strada, tutti si voltano a guardarmi, i bambini mi salutano con le poche parole di inglese che conoscono. Sembra di essere una star del cinema, con tanti piccoli fan che vorrebbero parlarti, toccarti, magari farsi fare una foto con te. Ma sono troppo timidi per farsi avanti ed esprimono tutta la loro meraviglia attraverso gli occhi.
Alle 7 di mattina gli strumenti musicali riprendono a suonare: il dolore dei familiari del defunto. Alcune bandiere vengono issate fuori dalla casa per aiutare i passanti ad individuare il luogo. La voce sgraziata di una cantante “professionista” riecheggia per le strade lavate dalla pioggia. Nelle vicinanze qualcuno sale sul proprio tetto per coprire qualche buco rivelato dalla pioggia abbondante.
Il palazzo residenziale, costruito sei mesi fa, all’interno di un condominio moderno, si alza su di una città piena di contraddizioni. Una città in cambiamento. Le finestre si affacciano sul cortile interno, parcheggi e piantine nuove, appena piantate, che nei prossimi anni daranno ombra. Ma le finestre sul retro affacciano su una baraccopoli, piccole case rettangolari, un piano solo, probabilmente autocostruite dopo il grande terremoto. Tangshang vive del ricordo del terremoto. Dalla baraccopoli sale il lamento funebre. Nel frattempo Mercedes e BMW si fermano per porgere le condoglianze o per portare cibo. Le macchine di lusso nella baraccopoli non stonano. Il governo cinese vuole distruggere queste case e dare nuove abitazioni, altri palazzi di sei piani probabilmente. Ma la gente della baraccopoli non lascia. Il governo offre soldi ma loro vogliono di più. Alcuni hanno accettato e le case sono già state demolite: mattoni e cemento giacciono accatastati laddove un tempo sorgeva un’altra casa rettangolare. Da qui sopra il tutto assume sembianze buffe: una casa, tre macerie, una casa, un’altra maceria… e così via, fino a che il grigio dell’aria inghiottisce il paesaggio.
Due capre, due galline ed un’intera famiglia, circa sette-otto persone, dividono una casa. Un cane ed un gatto gironzolano per il vicinato e a volte si avvicinano curiosi alle capre (o forse è solo la voglia di giocare). Ma vengono ignorati.
In un centro commerciale estremamente occidentale, oggi, ho ricordato (o almeno pensato di ricordare) le sensazioni di un bambino di due anni, che gira per la città senza sapere leggere e scrivere. Mi guardavo intorno, tutte quelle scritte, tutti quei cartelli… e tutti quegli ideogrammi! Ero uscito alla ricerca di qualcosa da leggere in inglese e invece sono tornado con i quaderni che usano i bambini delle elementary per imparare a leggere e scrivere: ricalcare gli ideogrammi, esercitare la mano e l’occhio a quella scrittura. Tornerò a Londra con un blocco pieno di appunti e di esercizi di scrittura. Come un bambino che fa le aste per imparare a scrivere le A e le B.
I due giorni di pioggia hanno portato a terra tutta la polvere nell’aria e la hanno liberate da un po’ di umidità. Finalmente i contorni dei palazzo sono visibili e danno un profile alla città. Il cielo resta grigio, pronto a scurirsi ancora.
Stefano Magliole: e' nato a Roma nel 1980. Laureato in regia teatrale, vive da due anni a Londra dove lavora e studia nel settore delle Risorse Umane, cercando di coniugare creatività ed organizzazione nella quotidianità aziendale. Per sapere cosa fa potete visitare il suo profilo su Linkedin
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