L'impresa consapevole
Le imprese sono spesso troppo gestite e poco guidate.
Questo aspetto si rivela particolarmente preoccupante nella misura in cui le organizzazioni si confrontano sempre più frequentemente con scenari connotati da dimensioni di complessità e di incertezza, da esigenze di qualità, da processi di cambiamento e di innovazione.
Molte organizzazioni in apparenza prospere, una volta esaminate in profondità, rivelano evidenti segni di perdita di vitalità.
Le organizzazioni strutturate secondo il modello meccanicistico, essendo regolate da procedure standardizzate, mostrano notevoli difficoltà di adattamento ai mutamenti sociali e ambientali.
Una gestione gerarchico-funzionale ostacola lo sviluppo delle potenzialità umane, incoraggiando così la deresponsabilizzazione. Il personale è appiattito sul dettato organizzativo. Nessuno possiede una visione di insieme che consente di affrontare il futuro con efficacia. Nessuno vuole assumersi il rischio di esplorare nuove vie.
L’informazione viene distorta e spesso impiegata come strumento di potere. La comunicazione e il coordinamento tra le varie funzioni è inadeguato.
I manager si limitano a difendere e consolidare la posizione di mercato acquisita dall’impresa e ad amministrare le risorse che devono gestire. In questo modo, il valore di un’impresa si riduce necessariamente a una collezione di dati numerici che rappresentano la ricchezza e il successo raggiunto. Anche se le emozioni e relazioni umane sono componenti fondamentali della vita di ognuno e costituiscono il vero nucleo di un’impresa.
La vita di un’impresa deve essere caratterizzata da un nuovo rapporto tra tangibile e intangibile. In una società in continua trasformazione, bisogna necessariamente abbandonare la logica meccanicistica e comprendere che un’impresa, come ogni organizzazione sociale, è un organismo vivente che come tale va considerato e trattato. Sono le persone, il capitale umano, a creare l’organizzazione.
Un piano di incentivazione delle risorse umane non può essere imperniato esclusivamente su obiettivi economici e finanziari, ma anche di tipo intangibile. Le competenze e le abilità specifiche devono adattarsi ai requisiti emotivi dei diversi attori organizzativi.
Il concetto del sapere non può includere soltanto la dimensione del come agire, ma deve contenere anche la capacità di individuare i temi e gli aspetti specifici sui quali focalizzare l’attenzione. Un’impresa deve saper produrre rappresentazioni in grado di descrivere pienamente la realtà con cui si deve misurare, deve essere capace di reinventare se stessa in funzione del mutare dei rapporti con il mercato. E per riuscire a fare ciò occorrono abilità non soltanto cognitive ma soprattutto intuitive e emozionali.
L’apprendimento diviene così l’asse portante che determina la vitalità dell’organizzazione stessa. Solo quando un’impresa è vitale, il continuo sviluppo della conoscenza diviene un processo naturale e la qualità della comunicazione diviene l’elemento principale per fornire all’impresa la capacità di adattamento all’ambiente esterno.
Il capitale strutturale deve poter garantire che le conoscenze, la creatività, le esperienze abbiano un giusto risalto, una rapida condivisione e una forte crescita collettiva; deve creare le condizioni necessarie per sviluppare il capitale umano, permettendo così a ogni attore di esprimere pienamente le proprie capacità.
La formazione, elemento di valutazione di un’organizzazione, deve governare i processi di obsolescenza del capitale umano, inteso come sistema di conoscenze orientato a esprimere le potenzialità dei singoli. Un manager deve voler sapere che cosa rende i propri collaboratori motivati o demotivati. Un manager deve possedere i mezzi e gli strumenti necessari per far esprimere a ognuno il massimo potenziale di cui dispone e consentire la piena espressione delle abilità e delle conoscenze individuali.
Nessuna organizzazione può permettersi oggi di agire da sola. Il successo deriva, in massima parte, dalle ragnatele economiche che un’impresa è capace di coltivare e utilizzare. Ciò che veramente conta è l’effettiva consapevolezza di diventare un unico soggetto verso ogni interlocutore.
Un’impresa deve essere composta da persone che sanno lavorare divertendosi, un ambiente di lavoro in cui ognuno può comprendere pienamente l’organizzazione e partecipare attivamente agli obiettivi dell’impresa; un’impresa che possiede strumenti adeguati per selezionare, formare e valorizzare gli attori, e le cui rappresentazioni ottengono la massima attenzione, comprensione e partecipazione dei clienti.
Piero Ponti Sgargi: dal 2000 lavoro nell'educazione manageriale come docente, consulente, formatore e narratore d'impresa. Dal 1986 lavoro nel teatro di ricerca come direttore artistico, regista, attore, autore, docente.
Specialties Teatro di impresa.Comunicazione di impresa.Spettacoli.Eventi.Convention. Presentazioni.Reading.Video internet/intranet.Digital Storytelling.Presentation Design. Experiential Learning.
Educazione Manageriale: immaginazione, intuito, percezione, intelligenze multiple, etica, leadership, identità, visione, strategia, sensemaking, comportamenti, intelligenza emotiva, cambiamento. Psicologia di Marketing e Comunicazione.