La responsabilità e l’arroganza
Pochi conoscono quella sentenza della Corte Costituzionale tedesca che subordina i regolamenti e le direttive della Unione Europea, nonché le sentenze della Corte di Giustizia Europea al sindacato della Corte costituzionale Germanica che peraltro consente al cittadino germanico di chiedere giustizia alla Stessa senza la mediazione di alcun giudice che riconosca fondata la ragione di quisquilie de popolo.
Il mondo occidentale e su delega delle Nazioni Unite l’Europa aveva la responsabilità di creare una fascia di stabilità per la sicurezza e la prosperità nell’area balcanica e mediterranea, anche al fine di garantire la sopravvivenza necessaria dello Stato d’Israele.
L’Unione Europea ha interpretato la sua missione sostenendo i c.d. Paesi Moderati in ogni modo e proponendo un modello di sviluppo di tipo europeo e cioè creazione di un ceto medio laico e borghese abbarbicato nella difesa delle posizioni raggiunte, di fatto esprimente il ceto dominante; incapace di creare vere occasioni di sviluppo sostenibile e compatibile e sistemico, ma teso solo al perseguimento di una accumulazione finanziario capitalistica spesso investita al di fuori del territorio di originaria provenienza, -si potrebbe forse parlare di autoriciclaggio: è il caso della Grecia, per esempio, in piena violazione del pensiero solidale di stampo cattolico e islamico.
La borghesia divenuta modello di riferimento nel comportamento sociale di tutti i paesi ha posto il tema ha portato all’inurbamento alla massiccia uniforme scolarizzazione, al bisogno di un lavoro capace di produrre reddito per dare la sensazione di essere finalmente uguali nell’uniformità del vestire del mangiare dell’agire, non di qualificare il saper fare e la relativa conoscenza anche sapienzale.
Intanto il sistema paese andava finanziato ma dal momento che il ceto dominante tendeva a eludere se non ad evadere, per costituire disponibilità all’estero, l’Amministrazione finanziaria con tutta la sua kafkiana potestà d’imperio fondata su una legislazione speciale che priva il cittadino delle guarentigie costituzionali, che assume di avere ragione per definizione autoreferenziale, (al di là di qualsiasi atto pubblico su cui il cittadino contribuente fonda il proprio diritto, al di là di qualsiasi documento probatorio disponibile nelle evidenze della pubblica amministrazione che si chiami per esempio in Italia, Agenzia del territorio o cassetto fiscale, pretende pagamenti a mezzo di infondati e approssimativi accertamenti, lasciando al cittadino il compito di pagare avvocati, sempre che ne abbia il coraggio, la pazienza e la disponibilità finanziaria, libero di ricorrere alle varie sedi giurisdizionali competenti) timorosa di poter guardare alle rendite finanziarie, attacca la piccola borghesia.
Il piccolo ceto professionale e produttivo che ha investito nel lavoro proprio, nella qualità specialistica dello stesso, nella dignità dei percorsi formativi fatti nel territorio dai propri figli, non potendosi loro pagare le accademie inglesi, statunitensi e francesi, schiacciato dalla forma di governo presente e dalle sue vessazioni organizzate, esplode inerme e mite nelle piazze della libertà, via Ben Ali, via Mubarak, via domani altri, che certamente non comprendono il passo della storia che non hanno avuto il tempo di digerire: I PICCOLO borghesi di Londra E Carlo I°, I piccolo borghesi di Francia e Luigi Capeto, I Gandhi e i borghesi di Boston.
Ben venga la nuova Germania con la sua carta costituzionale, quel paese che con IL CONCILIO DI HAGENAU condannava a morte chiunque avesse accusato il popolo ebraico, ma erano i tempi dell’Imperatore Federico II° , stupor mundi e puer apulie, a chiedere che il debito pubblico deve esistere solo in stringati limiti, fissati dalla costituzione, ben venga un cittadino contribuente garantito dalla costituzione e difeso dalla Sua corte costituzionale direttamente e senza mediazioni dalle vessazioni del potere che ignora le norme che dovrebbe applicare, atteso che come sembra affermare la corona inglese e la normativa tedesca vigente, memore anche di Rosa e di Hans, è il Cittadino a formare lo stato e non Lo STATO A RIDURRE I DIRITTI SOGGETTIVI E INALIENABILI A MERI INTERESSI LEGITTIMI BEN POCO MERITEVOLI DI TUTELA.
Se mai dovesse avvenire una tale riorganizzazione epocale e onnicratica, forse sarà garantita la sicurezza dello STATO D’ISRAELE, E STABILITA’ DELL’AREA NELLA SICUREZZA PER LA PROSPERITA’ DEI CITTADINI E QUINDI DEI CONTRIBUENTI CHE ALLA MANIERA INGLESE CHIEDONO LA DESTINAZIONE DATA A CIASCUN CENTESIMO SPESO E NON ME NE VOGLIA SUA MAESTA’ SE OSO CITARE L’ESEMPIO DELLA SUA VERA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA, non solo cantata, come avviene da queste parti mediterranee.
Vincenzo Porcasi: commercialista, anni 65. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, specializzato in questioni di internazionalizzazione di impresa, organizzazione aziendale, Marketing globale e territoriale. Autore di numerosi saggi monografici e articoli, commissionati, fra l’altro dal C.N.R.-Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Ministero del Lavoro. Incarichi di docenza con l’Università “LUISS”, con l’Università di Cassino, con l’Università di Urbino, con l’Università di Bologna, con la Sapienza di Roma, con l’Università di Trieste, e con quella di Palermo nonché dell’UNISU di Roma. E’ ispettore per il Ministero dello Sviluppo economico. Già GOA presso il Tribunale di Gorizia, nonché già Giudice Tributario presso la Commissione Regionale dell’Emilia Romagna.