Altro che Choosy
“Guardiamoci un attimo indietro. Fino a qualche anno fa era nella più completa normalità lavorare, mettere su una famiglia, togliersi qualche sfizio. Tutto questo grazie ad una semplice parola: STIPENDIO. Ma oggi c’è da fare una doverosa precisazione.
Se prendete un qualsiasi vocabolario, vedrete che al termine LAVORO corrisponde una definizione ben chiara: retribuzione in cambio di una prestazione.
Quanto mai semplice e diretto, ma sappiamo tutti che oggi non è cosi. Quindi basta prendersi in giro e convincersi che pian piano le cose si risolveranno e che tutto andrà per il meglio.
Sono un ragazzo di quasi 30 anni e come la maggior parte della mia generazione, un giorno, si ritroverà a fare un lavoro scelto da altri e per di più mal pagato.
Ciò non vuol dire che siamo dei viziati e che non alziamo un dito fino a che non saremo nel posto e nel luogo che desideravamo per il nostro percorso lavorativo. Questo infatti, sarebbe il pensiero di un bambino che sognava di fare il calciatore o l’astronauta. Ma tranquilli non siamo così illusi, sappiamo rimanere con i piedi per terra.
Anzi, rimaniamo picchettati in una soglia immaginaria che ci taglia fuori sia dalle nostre aspettative che da un mondo del lavoro dal quale non siamo proprio calcolati. Trovo vergognoso che il “giovane” non riceva la GIUSTA retribuzione per qualsiasi prestazione offerta alla società.
Mi sento di paragonare il percorso di un ragazzo che si avvicina al mondo del lavoro a quello del blocco del traffico. Che c’entra l’inquinamento?
Qualche anno fa fu obbligatorio avere una macchina catalitica che inquini di meno per poter circolare e dunque, via alle innumerevoli rottamazioni e ai cambi di automobile. Poi sono subentrati i vari euro 3, euro 4, euro 5 etc. che hanno innescato quella specie di tarantella di vendite e acquisti comportando ulteriori sacrifici.
I titoli di studio sono una sorta di marmitta. Prima non c’era bisogno di alcunché, ma bastava la licenza elementare e quella media. Poi i più fortunati conseguivano il diploma, ma gli inarrivabili erano i laureati.
Con il passar del tempo, la nostra laurea è diventata un euro 4 e quindi tutti pronti a fare master, prendere attestati, patenti europee e quant’altro nella speranza di avere più possibilità nel trovare un lavoro che li qualifichi in base alle loro capacità.
Tutto questo per fare cosa? Entrate in un’azienda per fare uno stage non retribuito??? La maggior parte di queste persone non ha visto una lira (e tenetevi la battuta “perché oggi c’è l’euro”) e non ha visto nemmeno all’orizzonte la possibilità di trovare un lavoro contrattualizzato che li possa sostenere per il futuro.
E’ come se fosse una barzelletta, anche se c’è poco da ridere: le aziende ricercano giovani laureati con esperienza. Ma se non gli viene data la possibilità di lavorare, come fanno ad averla? Sembra un po’ come l’indovinello del cavallo bianco di napoleone. Tutti sanno la risposta, ma qualcuno ci casca sempre.
Trovo inconcepibile e vergognoso che si debba pagare per lavorare, per conseguire tesserini come quello da giornalista (riferimento non casuale) oppure sborsare migliaia di euro per master che una volta conclusi ti lasciano in mano il cosiddetto “pezzo di carta”.
Dove dobbiamo arrivare? Un giorno apriremo gli occhi e ci troveremo davanti allo specchio con l’attestato attaccato al muro, la laurea sotto braccio ma con 10 anni di più.
Il lavoro è come il blocco a targhe alterne: casuale, saltuario, limitativo.
Quasi quasi me ne vado, a piedi.”
Simone Ippoliti: giornalista laureato in Scienze Politiche. Una lunga esperienza nel mondo della comunicazione radiofonica nelle vesti di conduttore e inviato in emittenti sportive. Collaboratore anche per giornali e riviste di carta stampata. Apparizioni televisive in canali locali e gestore di un blog personale: http://oculusweb.tumblr.com/
Inoltre, coautore di un canale youtube con video/interviste effettuate e montate personalmente: http://www.youtube.com/user/simoradio100?feature=mhee