Numero 79 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Ce la puoi fare, non rinunciare

di Laura del Vecchio

Due libri di recente uscita hanno animato il dibattito su uno dei temi cari a Obama: parità di retribuzione e opportunità  tra uomini e donne. I due libri in questione sono rispettivamente "My beloved World", di Sonia Sotomayor, prima giudice donna di origini latino americane ad occupare uno scranno della Corte Suprema e "Lean in" di Sheryl Sandberg, braccio destro del famoso Mark Zuckerberg di Facebook. 


Pur trattandosi di due persone diversissime e di carriere in settori lontanissimi tra di loro, entrambe le autrici rivelano un particolare inquietante delle donne al lavoro. Non si tratta del soffitto di cristallo o delle discriminazioni sofferte nel loro percorso, quanto piuttosto dell'auto sabotaggio a cui tutte siamo istintivamente indotte -o costrette- per sopravvivere in ogni ambiente di lavoro. A cominciare dai codici di linguaggio: una donna manager tende automaticamente a moderare le proprie ambizioni o, quanto meno, a non rivelarle. Preferisce il condizionale, propone e si giustifica. È propensa a cercare consenso e alleanze. Deve, prima di passare all'azione, gestire la percezione: di se stessa e delle proprie scelte. A un tavolo negoziale, siede ai margini o lascia il posto ad altri (uomini) prima ancora che le venga chiesto di farsi da parte e rinuncia a prendere la parola se il tempo è stretto. È costantemente sotto scrutinio: il proprio.


Da Sonia Sotomayor, un monito: non esitare a parlare come un uomo; da Sheryl Sandberg, un incoraggiamento: agire senza timore.  Timore di ferire, di sbagliare, di strafare, di osare. In una parola, paura di fallire. Una donna al lavoro per qualche strana ragione, qualsiasi sia la propria posizione e retribuzione, vive nel timore di non riuscire. Gli uomini sembrano essere più sicuri di sé. Forse perché a un uomo la società perdona un tentativo mancato: ci ha provato. In un uomo l'ambizione è considerata una qualità, mentre in una donna è considerata un limite nell'interazione con gli altri colleghi e superiori. Se una donna ambiziosa sbaglia o manca il bersaglio, sarà considerato un grave passo falso: si è giocata la carriera.


Insomma, in tanto parlare di ostacoli culturali da appianare e di legislazione da riformare, viene da pensare che il primo passo da fare debba essere, piuttosto, intervenire sulla quella voce interiore che in ogni donna deve, da ora in poi, incominciare a ripetere: ce la puoi fare, non rinunciare.

 

M.Guerra per Caosmanagement

 

Laura Del Vecchio: Due lauree, Giurisprudenza con tesi in Economia a Roma e Commercio Internazionale a Le Havre; due specializzazioni, in Economia dei mercati asiatici e in Comunicazione; due esperienze “in azienda” come export manager per Fiat Auto Japan e per Danone; due esperienze “di penna” al quotidiano economico “Nikkei” e all’ISESAO della Bocconi: un “saper scrivere e far di conto” che ha finito per trovare buon uso all’Istituto nazionale per il Commercio Estero. Nata il 13 settembre del 1968: da poco compiuti…. due volte vent’anni