Il radiant thinking per orientarsi nella complessità di idee e saperi
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da managerzen
Le Mappe Mentali
Come scrive Mark Taylor nel libro “Il momento della complessità” stiamo vivendo un momento straordinario dove i sistemi e le strutture che hanno a lungo organizzato la nostra vita mutano a una velocità senza pari. Una metamorfosi così rapida e invasiva rende necessari nuovi modelli di comprensione del mondo e della nostra esperienza.
Per descrivere il passaggio da un mondo strutturato in base a “griglie” a un mondo organizzato secondo delle “reti”, Taylor utilizza le opere di due architetti.
Rappresentare graficamente il pensiero con le mappe mentali
Un mondo così complesso, in equilibrio tra ordine e caos e in continua trasformazione, richiede un cambiamento anche nel nostro modo di organizzare e rappresentare idee e saperi.
Secondo il filosofo francese Edgar Morin, “ Una testa ben fatta è una testa atta a organizzare le conoscenze così da evitare la loro sterile accumulazione. Ogni conoscenza è una traduzione e nello stesso tempo una ricostruzione (a partire da segnali, segni, simboli) sotto forma di rappresentazioni, idee, teorie, discorsi. Il processo è circolare, passa dalla separazione al collegamento, dal collegamento alla separazione, e poi, dall’analisi alla sintesi, dalla sintesi all’analisi.”
Come possiamo rappresentare il pensiero contemporaneo che si alimenta di nuove connessioni e deve “metabolizzare” sempre più informazioni senza perdere il senso dell’orientamento?
Le scienze cognitive e le neuroscienze hanno dimostrato che l’uomo non pensa per modelli lineari; eppure gli strumenti di cui dispone per concretizzare le idee seguono questa logica, strutturando le informazioni in maniera sequenziale.
Un metodo per cambiare punto di vista e rappresentare il radiant thinking è quello delle mappe mentali ideato dallo psicologo inglese Tony Buzan che costituisce il primo passo verso la traduzione “biologica” delle idee. Esso si basa sulla capacità fondamentale della mente umana di associare idee e pensieri in maniera non lineare. In particolare, permette di sfruttare al meglio le potenzialità latenti dell’emisfero destro del nostro cervello, cioè quello che elabora le informazioni in modo globale, creativo, intuitivo, emotivo e figurato, e farlo lavorare in sinergia con l’emisfero sinistro che invece è logico, razionale.
Ritorniamo ora all’opera di Mies van der Rohe e organizziamo il pensiero seguendo lo stesso modello lineare
Con la scrittura lineare rappresentiamo il pensiero su un foglio verticale rispettando la gabbia dell’impaginazione e utilizzando uno stile narrativo. Ii vantaggio è quello di esprimere il pensiero in modo più possibile oggettivo, specifico, univoco, lo svantaggio è una rappresentazione del pensiero unidimensionale dove i concetti sono nascosti tra le parole. Non vediamo le parole chiave cioè quelle parole significative che ci consentono di fare associazioni tra diversi concetti, connettere le idee e attivare il processo creativo.
La struttura della scrittura lineare assomiglia al Seagram Building dove, andando su e giù, ordiniamo in scaffali di color grigio le nostre informazioni dalla A alla Z. I piani sono tutti uguali, separati tra loro, ci possiamo muovere solo in lunghi e stretti corridoi non ci sono altri collegamenti. Leggendo il lineare si attiva prevalentemente l’emisfero sinistro e la sua struttura statica, con un inizio ed una fine, non favorisce la creatività e le associazioni di idee.
Ora proviamo ad organizzare il pensiero seguendo una forma nuova che ricorda il Guggenheim Museum di Bilbao.
L’idea principale viene posta al centro del foglio bianco mentre le idee collegate ed altri dettagli vengono legati secondo una geometria radiante. Si parte dal centro e si procede verso l’esterno in tutte le direzioni, inserendo nuovi concetti, creando legami con quelli in precedenza già inseriti ed arricchendo la rappresentazione con colori ed immagini chiave.
Grazie alla grande quantità di associazioni possibili, la realizzazione di una mappa è un processo molto creativo che fornisce l’opportunità di generare nuove idee, non pensate prima: ogni parola in una mappa è in effetti il possibile centro di un’altra mappa.
Leggendo e guardando una rappresentazione radiale si attiva anche l’emisfero destro perchè oltre alle parole chiave ci sono i colori, i disegni, il movimento circolare che inducono la mente a generare nuove associazioni e idee.
Come scrive Chiara Battistoni in “ Le nuove tendenze collaborative nelle tecnologie. L’uomo torna protagonista di processi”, l’introduzione di questa metodologia in azienda può consentire di raggiungere un buon livello di condivisione delle informazioni di base e un adeguato livello di descrizione della realtà complessa, oltre a favorire percorsi interni di collaborazione.
Il metodo metacognitivo applicato per l’impostazione di una mappa, infatti, prevede sessioni di brainstorming che facilitano reciproca conoscenza e confidenza, elementi propedeutici allo sviluppo di fiducia e trasparenza, due dei requisiti cardine della collaborazione.
L’utilizzo delle mappe mentali consente di passare dalla scrittura lineare a quella radiale per poi ritornare a quella lineare così permettendo al pensiero di arricchirsi di nuove associazioni e idee.
Grazie a questa metodologia è possibile
- allenare la mente a generare idee nuove e azioni immediate
- favorire la creatività individuale e di gruppo
- passare dal confronto all’incontro delle idee
- prendere appunti, organizzare la propria conoscenza, produrre relazioni
- comunicare con chiarezza nelle riunioni e nelle presentazioni
Mappe Mentali di Roberta Buzzacchino