Psico mitologia del management
Parte 2 gennaio 2009
di Francesco Franci
Dopo il il primo scritto di mito psicologia nell’ ambito dell’innovazione del management, dedicato a Ermes, ecco un secondo intervento più generale dedicato a come i fondamenti della mitopsicologia possono intersecarsi proattivamente con gli obiettivi di innovazione del management.
Il primo punto riguarda la molteplicità. Che la realtà sia molteplice e diversificata nelle sue espressioni, importanti o meno che siano, è una tautologia, ovvero, per dirla nel linguaggio della logica, una proposizione sempre vera . Le sfaccettature sono molteplici, e molteplici sono i punti di vista da cui osservarle. Sempre matematicamente la potremmo definire una complessità di secondo ordine.
Se teniamo un bel diamante in mano, o, meno pretenziosamente, un pezzo di cristallo ben sfaccettato, possiamo specchiarci dentro in maniera sempre diversa a seconda come ce lo rigiriamo tra le dita, la luce incide e si rifrange o si riflette in maniera sempre diversa, ora ci specchiamo, ora vediamo i colori dell’iride, lo spettro, e così via, basta provare. Questa non è solo una metafora,ma è anche una metafora della molteplicità e del nostro rapportarci con essa.
Il mito ci racconta, da sempre, queste cose, e la psicologia archetipale, ossia fondata sugli archetipi (1) ,ci aiuta a capirne ed a gestirne le valenze psicologiche, nell’ambito della vita codiddetta interiori, ed esteriore, nei rapporti con gli altri, nel lavoro, nell’attività creativa e produttiva. Il mito ci parla di molteplicità, di differenti dei, delle loro differenti espressioni e manifestazioni, delle loro rivalità e lotte, ma anche dei loro “amori” ed alleanze.
La realtà monoteista, univoca, nella quale esiste o il bene o il male, o la luce o le tenebre, verrà dopo, e con le nefande conseguenze che tutti vediamo e conosciamo, anche qui, all’interno e all’esterno. Fondamentalismi e guerre sante sono all’ordine del giorno,I dogmi ancora tengono banco, e non solo nelle religioni. Ma l’anima, la psiche , non ne trae certo vantaggio. Il già citato Jung (2) diceva gli dei scacciati, ritornano come malattie. Ossia non è bastato distruggere templi e bandire il paganesimo, per eliminare gli archetipi, ineliminabili, solo che questo rifiuto ha prodotto uno iato,uno scarto psichico, che non è facile recuperare, o colmare. Allora? Allora, possiamo aiutare la psiche a ritrovarsi, analizzando le forme del mito, come forme stesse della psiche, una mitopsicologia, appunto, che applichiamo al nostro essere nel mondo, per esempio, nell’essere manager che sentono l’esigenza di innovarsi, di rinnovarsi, in un mondo che cambia, ma che non sempre siamo convinti che si rinnovi.
Forse ora è anche più chiaro il senso del primo scritto. Si parte da Hermes Mercurio, ma non si può certo dedicarsi solo a lui, farne un altro monoteismo, si cadrebbe in quella che Hillman chiama “inflazione archetipica”, solo fluidità, solo cambiamento. Si rischia di non vedere, non curare gli altri temi della psiche, di ignorare ,pericolosamente, gli altri dei.
Gli antichi avevano l’intelligenza del Pantheon, noi moderni possiamo avere l’intelligenza della molteplicità,in una sorta di politeismo psicologico, ma anche culturale.
To be continued.
Note
1. C.G Jung – Gli Archetipi dell’inconscio collettivo, ed Boringhieri;
2. Jung Scritti scelti –a cura diJoseph Campbell ed RED.
Francesco Franci: socio logico matematico, nato a Genova nel 1946,residente a Roma, già presidente, ed ora Consigliere di AISCRIS Associazione Italiana Società di Consulenza per la Ricerca l'Innovazione e lo Sviluppo, aderente a Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, svolge attività di ricerca e di formazione nell'ambito dell'economia della conoscenza e dei nuovi media.Coautore del libro "L'illogica di un conflitto- La logica fuzzy applicata alla crisi tra Israele e Libano" - eurilink editori, 2007.