Numero 38 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Scienza e Islam
12 dicembre 2008

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di Roberto Vacca

 

Le religioni sono un oggetto di studio anche più interessante dell’arte popolare e delle passioni sportive. Dicono qualcosa sui modi in cui funzionano le menti umane singolarmente e collettivamente. Mi sono documentato su parecchie di esse e anche su deviazioni eretiche da ceppi iniziali. Non intendo certo trarre insegnamenti dai credenti e dai loro guru: l’entomologo non ne trae dal ronzio degli insetti che studia. Dunque non mi interessano le discussioni su eventuali convergenze tra scienza e fede. È interessante, invece, analizzare i modi in cui certe religioni considerano la scienza: l’ho pensato ritrovando fra le mie carte “Islam e Scienza” un testo scritto nel 1987 da Abdus Salam (premio Nobel, fondatore dell’ICTP, Centro Internazionale di Fisica Teorica, di Trieste).

ttSalam nota che ben 750 versi (il 12%), fra i 6204 che compongono il Corano, esortano allo studio della natura e all’uso della ragione, mirato a rendere la scienza parte essenziale della comunità. Invece solo 250 versi di quel libro sacro (il 4%) stabiliscono leggi e regole da seguire. Il grande fisico dichiarava nelle prime righe del suo scritto di essere credente e mussulmano osservante. Poi cita alcune sure del Corano.

“Vedete le nubi come sono create e il Cielo come fu innalzato e le montagne come furono piantate e la terra come fu spianata?” (88:17)

“La creazione dei cieli e della terra e l’alternanza del giorno e della notte sono segni chiari agli uomini che capiscono.” (3:189)

Il Corano raccomanda al-Taffakur, scoperta delle leggi di natura, e al-Tashkeer, il predominio sulla natura per mezzo della tecnologia. Questi insegnamenti furono ripresi e commentati da studiosi islamici. Al-Ghazali scriveva nell’XI secolo: “Offende la religione chi immagina che l’Islam possa essere difeso dalla negazione delle scienze matematiche”. Ibn-al-Haitham (“Alhazen”, 965-1039) anticipò la legge dell’ottica di Fermat e definì la forza di inerzia alla base della prima legge del moto di Newton. L’astronomo al-Biruni (973-1048) precorse Galileo e riteneva stravagante chi credeva impossibile trovare errori nelle opere di Aristotele.

Nell’”Antologia del Corano” curata da mia madre, Virginia de Bosis (Sansoni Editore, 1990), ho trovato altri passi del Corano anche più significativi di quelli citati da Salam:
“Allah ha creato l’uomo, gli ha appreso a esprimersi chiaramente. Il sole e la luna percorrono la loro via secondo un calcolo, l’erba e gli alberi si prostrano davanti a lui.” (55:1-30)
“Allah ha creato sette cieli sovrapposti e in essi ha posto la luna per luce e il sole per lampada. Allah vi ha fatto germogliare dalla terra come piante, poi vi farà tornare alla terra, quindi ve ne trarrà risorti.” (71, 14-19).

Qui si vede che Maometto aveva almeno sentito parlare dell’astronomia Tolemaica con le sette sfere che facevano girare: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. Certo, le religioni, sorte prima del II secolo, non avrebbero potuto alludere alla visione tolemaica dell’universo, ma quelle, e anche le altre più recenti non si occupano affatto della conoscenza del mondo naturale, dell’osservazione, della sperimentazione. Quindi l’asserzione di Abdus Salam sarebbe confermata. Quel grande fisico era, per altro, noto per avere una mente tagliente come un rasoio. Una volta a Trieste fui a pranzo con lui e con alcuni scienziati – due tedeschi, due americani e due italiani. Interloquivamo a vicenda trattando simultaneamente tre argomenti diversi. Salam guardava intorno con occhi vivissimi e pronunciava frasi brevi e conclusive commentando a turno ciascuno dei tre filoni su cui si discuteva, dopo di che tutti noi riflettevamo in silenzio su quanto aveva detto.

Salam si chiedeva:”Perché la scienza islamica tanto creativa fino al 1100 declinò tragicamente nei due secoli seguenti?” – e rispondeva:”Non tanto per effetto delle invasioni mongole, ma per cause interne: isolamento, mancanza di innovazione, ortodossia esasperata, sufismo coi suoi filoni ultraterreni.”

Oggi che tanti accusano l’Islam di barbarie, è importante ricordare l’esplicito favore che i suoi testi sacri dettero alla scienza con brillanti effetti. Concludo, però, che le eventuali credenze religiose degli scienziati sono irrilevanti rispetto al loro valore e ai loro successi intellettuali. Abdus Salam, credente e mussulmano osservante, era un ahmadiyya: seguace di Ghulam Ahmad (fine del XIX secolo) che si presentò come messia e mahdi, forse una specie di reincarnazione di Gesù, ma devoto del Profeta. Quindi in Pakistan era considerato non-mussulmano, disprezzato e inascoltato. Benazir Bhutto rifiutò di riceverlo. Morì a Trieste e volle essere sepolto in Pakistan, ma nessun rappresentante del governo andò al suo funerale.

Alcuni scienziati giustamente molto famosi erano credenti e religiosi (Galileo, Newton), altri rifiutavano drasticamente la religione (Russell, Feynman). Sembra proprio che gli esseri umani siano fatti a strati largamente indipendenti gli uni dagli altri.


Roberto Vacca: Laureato in ingegneria elettrotecnica e libero docente in Automazione del Calcolo (Universita' di Roma). Docente di Computer, ingegneria dei sistemi, gestione totale della qualita' (Universita' di Roma e Milano). Fino al 1975 Direttore Generale e Tecnico di un'azienda attiva nel controllo computerizzato di sistemi tecnologici, quindi consulente in ingegneria dei sistemi (trasporti, energia, comunicazioni) e previsione tecnologica. Tengo seminari sugli argomenti citati e ho realizzato numerosi programmi TV di divulgazione scientifica e tecnologica. http://www.robertovacca.com/italiano.html