Prognosi riservata
di Laura del Vecchio
Quando il caos arriva al culmine in realtà tutto è immobile: l’antagonismo di forze contrapposte genera sempre stasi. La situazione si blocca, e come un somaro troppo carico, punta i piedi e non avanza. Quando sembra che nulla sia più gestibile, quello è il momento più felice perché non resta altro da fare che attendere: quasi si trattasse di una reazione chimica che ha bisogno di un tempo preciso perché i reagenti producano il loro effetto.
Se come si è detto, l’economia, mai come ora, guarda allo Stato per trovare un riparo dalla pioggia di questa stagione infelice, lo Stato a sua volta guarda alla politica per trovare la forza di resistere all’inattesa violenza dei piovaschi.
Ma la politica a sua volta non sembra avere la statura necessaria per dare alle Istituzioni l’autorevolezza di cui hanno bisogno per fare il loro dovere. Diffuso è il senso di solitudine. E lo Stato stesso, sulla scena internazionale, appare isolato, tenuto in quarantena come se fosse un malato.
Una rapida scorsa alla stampa internazionale dà la misura dell’incredulo sbigottimento del mondo di fronte al corpo trasandato di un’Italia che arranca tra febbre e starnuti da gigante. Varie sono le patologie di cui sembriamo affetti, più o meno gravi. Una cosa però è certa: se soffriamo tanto non è per la crisi mondiale ma per un problema strutturale apparentemente impossibile da curare.
Possiamo sperare che l’infezione faccia il suo corso e che tutti i valori sballati di botto tornino a posto. Del resto, nella nostra cultura di impronta cattolica, il miracolo è sempre possibile.
Ma anche per chi avesse un’impostazione diversa, l’ottimismo resta perché dal caos -non lo dimentichiamo- è nata la vita. Che la cosmogonia aiuti la politica e che l’economia ritrovi la sua strada.
Noi intanto ci addormentiamo su una sedia al capezzale dell’Italia, nell’attesa che la febbre cali e torni l’alba.
Laura del Vecchio: Due lauree, Giurisprudenza con tesi in Economia a Roma e Commercio Internazionale a Le Havre; due specializzazioni, in Economia dei mercati asiatici e in Comunicazione; due esperienze “in azienda” come export manager per Fiat Auto Japan e per Danone; due esperienze “di penna” al quotidiano economico “Nikkei” e all’ISESAO della Bocconi: un “saper scrivere e far di conto” che ha finito per trovare buon uso all’Istituto nazionale per il Commercio Estero. Nata il 13 settembre del 1968: da poco compiuti…. due volte vent’anni