La testa delle donne
(intese “dal parrucchiere”)
Esiste della gente che nasce e muore nello stesso paese, la stessa città, perfino la stessa casa, fatto per me assolutamente impensabile, ed esiste della altra gente che si trova in posti e circostanze dove non avrebbe mai pensato di essere. Al giorno di oggi, dove la globalizzazione è una cosa accettata, viaggiamo tutti in continuazioni, nessuno dovrebbe meravigliarsi più. Invece, io ancora mi meraviglio!
Meno di un mese fa ho vissuto una esperienza molto bella, in se stessa banale, se non fosse per le piccole particolarità. Mi trovavo a Stoccolma, bellissima città scandinava, multietnica, civile e cordiale. Ero a casa di una delle mie sorelle, e già qui ci sarebbe la prima piccola particolarità. Perché mai due sorelle nate e vissute in Cile per la prima parte delle loro vite si trovano a vivere in Europa? La risposta sarebbe molto lunga e sicuramente molto personale; al momento, non ci interessa. Basta sapere che di una normalissima famiglia borghese nella media cilena, composta originalmente di un padre, una madre e cinque figli (quattro donne ed un maschio), al momento tre di queste sorelle vivono stabilmente in Europa: una in Olanda, un'altra a Stoccolma ed io stabilmente a Roma dopo vari anni di aver vissuto a Londra.
Ovviamente, questo significa una serie di cambiamenti nella nostra forma di vivere, di adattamento alle città dove abbiamo scelto, o il destino ha voluto, che vivessimo. Senza entrare in tanti particolari, basta dire che per le mie due sorelle “del nord” il mese di agosto in Italia è assolutamente troppo caldo. Ormai, temperature come quelle di questa estate - che a Roma hanno significato dai 34° ai 40° percepiti – per loro sono considerate eccessive, giustamente; ma io ricordo ancora di quando eravamo piccole e in estate a Santiago di essermi alzata dal sedile della “micro” (intendesi un autobus cittadino) con la gonna completamente bagnata e attaccata da tutte le parti. Vuol dire che tanto diverso non era. Ma, tanto è...
L'esperienza che mi è piaciuto così tanto è stato farmi i capelli in Svezia con una parrucchiera iraniana. I fatti: ho cambiato casa di recente e di conseguenza anche parrucchiera. Quella, anzi, quello nuovo, mi lascia malissimo con i capelli di un nero che più non si può (ho sempre avuto i cappelli castani). Arrivata a Stoccolma, mia sorella aspetta un giorno per dirmi che non ce la fa a vedermi così male e mi porta dalla sua parrucchiera iraniana.
Questa bella donna iraniana non parla inglese, né tanto meno spagnolo, e a questo punto mia sorella fa da traduttrice. Sentito il discorso di mia sorella, mi guarda facendomi intendere che ha capito perfettamente la situazione. Contemporaneamente, traduce all'iraniano alle sue clienti presenti. E anche loro, mi esprimono la loro comprensione.
Se avessi incontrato per strada i suoi clienti, avrei avuto molta più difficoltà a stabilire qualsiasi tipo di contatto; lì dentro, senza il velo, eravamo tutte uguali. Si instaura quel rapporto di solidarietà femminili che scatta in automatico.
Arriva una signora iraniana, più anziana, ed aspetta il suo turno. Mentre aspetto che la tintura faccia il suo effetto, a lei viene fatta la depilazione più straordinaria che io abbia mai visto. Con un semplice filo di cotone che la parrucchiera mantiene fermo tra i suoi denti, applicato sul viso della donna si muove come se fosse una specie di ghigliottina e toglie automaticamente tutta la peluria del viso. E così, scopro una delle pratiche più antiche tramandate da madre in figlia in quei paesi. Tocca a me dire quanto mi sembra fantastica questa forma di depilazione e vengo informata che le svedesi seguono dei corsi per imparare a fare quello che loro fanno da sempre. Tra un intervallo di depilazione e di tinta, asciugatura e pettinatura dei capelli, ci scambiamo dei gesti, dei sorrisi, fino ai complimenti finali quando molto contenta del risultato, mi alzo e abbraccio e bacio la bella signora iraniana, e il resto delle clienti approvano e condividono.
E' un mondo di donne diverse che si ritrovano accomunate in una vicenda che è nettamente femminile e di per sé solidale.
In quanto al metodo di depilazione, mi sono informata, è molto conosciuto e praticato: si chiama threading. Praticato in occidente sia da femmine sia da maschi per la sua effettività e vantaggi.
Diciamo, che in quel threading domestico al quale ho assistito voglio vedere più che altro, quanto, essendo così diverse siamo così uguali in tante cose, il che mi fa credere che i punti di incontro sono possibili.
Marisol Barbara Herreros: Cilena di nascita nazionalizzata italiana, con più di 30 anni di esperienza in marketing, vendita e relazioni pubbliche (fatto anche la dogsitter a Londra, vissuto in una houseboat sul Tamigi e la receptionist di un grande albergo a Santiago, tra altre cose). Viaggiato un po', vissuto stabilmente in Santiago del Cile, Quito, Londra e Roma. Responsabile della Redazione di Caos Management. Direttore di GEManagement Ltd.
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