Cambiamento radicale e graduale
di Umberto Santucci
Il cambiamento graduale è un processo evolutivo continuo e prolungato nel tempo.
Il cambiamento radicale è discontinuo, improvviso e breve
Il M5S, nato e cresciuto come forza di cambiamento della situazione politica e sociale italiana, con il grande successo delle elezioni politiche 2013 si è venuto a trovare di fronte ad un dilemma:
- - dare la fiducia al PD per far nascere un governo di centrosinistra con cui realizzare alcune riforme;
- non dare fiducia a nessuno dei partiti esistenti per ribadire la propria diversità e fare un’opposizione dura, anche se non ostruzionistica.
Ambedue le scelte hanno i loro pro e contro, ed hanno animato un appassionato dibattito sia dentro che fuori del M5S. Per semplificare, diremo che l’alternativa è fra cambiamento graduale (fiducia, cominciare a cambiare qualcosa) e cambiamento radicale (stare fuori finché non si avrà la forza di realizzare in autonomia il cambiamento).
Le due forme di cambiamento coesistono e si intrecciano nelle nostre vite, dall’individuo alle grandi organizzazioni, e sono state studiate e teorizzate dando luogo a teorie e scuole di pensiero diverse.
In natura c’è il fiume che si fa strada lentamente fra rocce, terre e boschi, e la cascata che salta da un livello all’altro in un glorioso sfolgorio di spume. O le acque invernali che gradualmente si raffreddano, e all’improvviso si fanno ghiaccio.
In amore per esempio c’è un lento innamoramento o un colpo di fulmine. Il fidanzamento è un processo graduale, il matrimonio è un cambiamento radicale, ritualmente accentuato dal viaggio di nozze e dal cambio di casa (per chi se lo può permettere).
In guerra c’è la guerriglia che agisce con piccole azioni continuate e logoranti, o la battaglia che capovolge le sorti del conflitto.
Il cambiamento graduale presume una strategia a lungo termine e una pratica costante o almeno ricorrente, condivisa e realizzata da tutti gli elementi del sistema. Il cambiamento radicale presume un intervento di livello superiore: decisione di un capo, evento politico o naturale, nascita o morte di una persona, crac finanziario, e così via. Il cambiamento graduale fiorisce dal basso, dalla pratica quotidiana, dall’impegno di tutti, dal comportamento usuale. Il cambiamento radicale dipende dall’alto, ed è festeggiato o subìto da chi si trova sotto.
Nella pratica Zen i due tipi di cambiamento hanno dato luogo alle due scuole del Soto e del Rinzai. Nel Soto si consegue l’illuminazione sedendosi a meditare, e ogni volta in cui si medita o si fanno le altre pratiche, si fa un piccolo passo verso la meta. Nel Rinzai l’illuminazione o c’è o non c’è, quindi può avvenire solo all’improvviso, con un cambiamento totale e radicale, come una pentola a cui si rompe il fondo (metafora zen). La pratica che va dalla meditazione al lavoro psichico sul koan (una sorta di aneddoto che ha la funzione di mandare in corto circuito la mente raziocinante) ha il solo scopo di creare le condizioni migliori perché si verifichi il flash che strappa il velo di Maya.
Nella teoria dei sistemi troviamo l’effetto “rana bollita” di Peter Senge e la “Teoria delle catastrofi” di René Thom. Se gettiamo una rana in una pentola con acqua molto calda, la rana salterà via. Se invece la mettiamo nella pentola quando l’acqua è fredda, e la riscaldiamo a fuoco lentissimo, la rana comincerà a crogiolarsi piacevolmente nel teporino e non si accorgerà del calore che aumenta, finché non sarà più capace di saltare fuori e finirà bollita. La teoria delle catastrofi studia le discontinuità di un sistema, i punti di rottura lungo una curva. Il cane di fronte ad un estraneo dapprima abbaia, poi ringhia, ma ad un certo punto o attacca o scappa. L’escalation graduale ha subito una catastrofe (dal greco kata-strefo, mi giro bruscamente). L’onda si incurva e cresce, ma ad un certo punto si frange e cambia completamente il suo aspetto.
Nell’organizzazione aziendale la qualità si incrementa con un miglioramento continuo (kaizen) o con un cambiamento improvviso e radicale (kairyo). Nel primo caso si sensibilizzano i singoli lavoratori, ognuno dei quali deve tenere in ordine e migliorare il suo posto di lavoro, anche se di poco, ma non deve smettere di farlo. Nel secondo caso è la direzione che decide qualcosa: l’acquisto di un nuovo impianto, la cessione di una parte dell’azienda, la sostituzione dei top manager. Il miglioramento continuo prevede la sensibilizzazione e la motivazione di tutti, avviene anche senza interventi o controlli della direzione, come nei circoli di qualità, e non prevede nessun investimento oltre la normale amministrazione. Il miglioramento radicale ha bisogno di una volontà politica, di uno sponsor e di investimenti importanti.
Come si vede, ambedue i tipi di cambiamento sono validi, e possono integrarsi fra loro. Basta saper capire quando è il caso di intraprendere un lungo percorso migliorativo, senza fretta ma con costanza, e quando invece è necessario intervenire per cambiare la situazione da così a così.
Tornando al M5S, di fronte alla crisi attuale occorrono cambiamenti drastici di punti di vista, salti di paradigmi, come l’abbandono di modelli di sviluppo basati sulla crescita del PIL e l’assunzione di modelli di “decrescita felice”. I cambiamenti graduali hanno a che fare con nuovi stili di vita (sobrietà, trasparenza) o con l’approvare singoli provvedimenti, ma chi vuol gestire la decrescita conviviale non può accordare fiducia a chi resta intrappolato nella crescita che non riesce più a crescere.
Cambiamento continuo e radicale: http://www.umbertosantucci.it/?p=1263
I sette sprechi, con un poster da richiedere gratis: http://www.umbertosantucci.it/?p=1246
Umberto Santucci, consulente e formatore di comunicazione multimediale e problem solving strategico. http://www.umbertosantucci.it/?page_id=604