Numero 78 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Ray Bradbury, George Orwell e Francois Truffaut

di Laura Lambiase Profeta

Soltanto due anni separano la pubblicazione di “Fahrenheit 451” da “1984”.
Due anni in cui l'orwelliano  Winston, oramai  sopraffatto, soggiogato, domato,
plagiato, sconfitto, viene  infine  vinto.
In un mondo di sconfinate regole, di cui è burocraticamente  punteggiata la vita dell'uomo, viene  sottoposto a giudizio e a condanna l'intero corpo umano in tutti i suoi  organi.
 Il “Ministero della verità” ha il compito di mentire, il “Ministero dell'Amore” di organizzare l'odio. Sotto il microscopio del  “Grande Fratello”  tutto deve essere azzerato: il DNA  di ciascun cittadino, il senso del passato,  gli antichi pensieri,  i legami affettivi.
In questo claustrofobico Nuovo Mondo non c'è spazio per nulla se non la fedeltà incontaminata e incontrastata verso  il “Big Brother”.
Winston cerca di sottrarsi, di vedere nel  corpo nudo di una donna, nell'amore vietato, proibito, considerato inutile e nocivo, la via di fuga dal Bispensiero, dalla visione di quel viso ghignante e onnipresente, dall'opprimente sensazione di perdere se stesso ogni istante.
 Di dover credere, sempre credere ai principi fondamentali dello Stato di Oceania.
“La guerra è pace
La libertà è schiavitù
L'ignoranza è forza”
Nel mondo di Montag,  ad un  perenne stato di pace guerreggiata, alla schiavitù di una falsa libertà si aggiunge, con estrema, perentoria, necessaria forza, l'importanza di una solida ignoranza.
Il male è la conoscenza, il male è il pensiero che contamina  l'aria col veleno di  remoti ricordi.
La parola scritta è abolita, nessun segno, nessuna lettera dell'alfabeto deve perdurare sulla pagina bianca. Tutto quello che è stato scritto pubblicato e letto deve essere eliminato attraverso  la sola cosa che veramente purifichi: la fiamma.
I libri riescono a bruciare al calore di 451 gradi fahrenheit.
Il film di Michael Radford  “Orwell 1984” fu girato proprio in quell'anno, Truffaut girò  il suo Fahrenheit 451 nel 1966.
Il bel film  di Truffaut non ha nulla a che vedere con la mediocre versione cinematografica del grande romanzo di Orwell diretta  da Radford.
Il regista francese mantiene la sua capacità di leggerezza, di cielo aperto, di estrema soavità nel raccontare la conversione di Montag.

fahrenheit 451
E si diverte a tirar fuori dalla  libreria i suoi libri preferiti. Nel mondo dei pompieri addetti a bruciare i libri, ad insegnare a scovarli nelle case dei fuorilegge, a prenderli con due dita per non sporcarsi anche la parola scritta rappresenta un pericolo. Il regista si sofferma su di un giornale, un giornale a fumetti senza dialogo, solo “figure”. Truffaut per contro racconta la sua storia scrivendola più che rappresentandola visivamente.
Diventa così  scrittore di  immagini.

“Ho già premuto la prima leva “disse O'Brien” tu hai capito già il congegno di questa gabbia. La maschera verrà aggiustata sul tuo capo, senza lasciare nessuna possibile via di uscita. Quando io premerò quest'altra leva, la porta della gabbia sarà sollevata in alto. Questi mostriciattoli affamati schizzeranno fuori con l'impeto di pallottole da fucile. Hai mai veduti i balzi di un topo per aria? Ti salteranno dritti sul viso. Certe volte attaccano per primi gli occhi. Qualche altra volta cominciano dalle guance, per potersi fare strada alla lingua, dentro la bocca”
Winston di fronte all'orrore di venir divorato dai topi finalmente, novello Galilei, compie la sua abiura, con cui tradisce, annienta  il suo piccolo  segreto, l'unico profondo legame con la vita, si strappa il cuore dal petto e lo getta ai piedi del suo aguzzino.
“Fatelo a Julia! Fatelo a Julia! Non a me!  Julia. Non me ne importa niente di quel che le fate. Laceratele la faccia, rodetela all'osso. Non a me! Julia! Non a me!

Come un rogo di streghe le fiamme avvolgono tutto, volumi proibiti  vengono buttati fuori dalle case  come immondizia.
Il Don Chisciotte, Madame Bovary, La luna e sei soldi, Dorian Gray prendono fuoco come fossero di sangue e carne.
Truffaut dolorosamente si ostina a presentare uno a uno gli autori e i romanzi da bruciare, come la vita di chi senza di essi, amici adorati, creatori di sogni, senza quei piccoli insignificanti segni che compongono il pensiero umano non possa più vivere.
“Ma perché leggono? E' solo un puntiglio.” dichiara incredulo il capitano dei pompieri  e quando Montag chiede, iniziando a dubitare della giustezza di quel divieto,  perché mai i libri debbano essere bruciati gli viene risposto “I libri rendono infelici e antisociali”. 
E la  Grande Famiglia vuole che tutti siano socialmente felici, i” cugini” e le “cugine” racchiusi negli schermi televisivi giganti assolvono un solo  compito: l'annullamento delle coscienze.
Infine l'urgenza di libertà di Winston  viene sopraffatta  e vinta.
 “Guardò su, alla faccia enorme.....Due lacrime puzzolenti di gin gli sgocciolavano ai lati del naso. Ma ogni cosa era a posto, tutto era definitivamente sistemato, la lotta era finita. Egli era riuscito vincitore su se medesimo. Amava  il Grande Fratello“.
Ectoplasma piangente Winston sembra anelare alla salvezza di Montag.
E Bradbury lo fa: spalanca le uscite di sicurezza.
Montag si salva imparando a leggere, a sondare con le dita il peso di un volume: copertina,  pagina, periodo, frase, parola, segno.” Dietro ognuno di questi libri c'è un uomo. E' questo che conta.”  E conta fuggire, allontanarsi, nascondersi.
“Cominciò a trascinare i piedi come un idiota, poi si mise a parlare a se stesso e alla fine non ne poté più e ruppe in una corsa precipitosa. Allungava le gambe quanto più poteva, metteva giù il piede, allungava di nuovo la gamba al massimo, e giù il piede, avanti e giù, avanti l'altra gamba e giù, avanti e giù! ecco!..” 
Quando  arriva nel luogo della libertà, nel folto verde dei boschi, si trova di fronte gli Uomini Libri. Truffaut finalmente si distende, enumera le sue letture predilette, gioca con la memoria e con i grandi scrittori del mondo. Il suo racconto  è evanescente e sensuale in modo particolare. Si sente a pelle la sua dedizione alla parola scritta, alla genialità di una frase, al talento di un popolo dedito alla scrittura colta, alla  cultura dello scrivere.
fireLì  il fuggiasco Montag incontra vagabondi, persone perse e scomparse che formano una enorme biblioteca umana.
Ciascuno impara a memoria un libro prima di distruggerlo col fuoco, così quel libro sarà al sicuro per sempre. Truffaut a differenza di Bradbury indugia, si adagia, gioisce nel presentarli: 
“La Repubblica“ di Platone,  “Cime Tempestose” di Bronte,  l”Alice” di Carroll, “Aspettando Godot” di Beckett,  “Cronache Marziane” di Bradbury, “Orgoglio e Pregiudizio” di Austen, “Il Principe” di Machiavelli, “Il Circolo Pickwick” di Dickens,   “Riflessioni sulla questione ebraica“ di Jean-Paul Sartre. E non dimentica Stevenson citando il suo bellissimo e incompiuto “Weir di Hermiston”.
Il suo è un  cantico  delle  umane conoscenze.
Timidamente Montag estrae dalla tasca il suo libro, lui sarà “I racconti del mistero e dell'immaginazione“ di Edgar Allan Poe.

 

Laura Lambiase Profeta : Osare.
Avere il coraggio di andare contro corrente, di andare oltre, di valicare confini, di non fermarsi alla superficie. Non esiste una cultura alta ed una meno alta esiste solo la noia. Un gesto creativo senza vita, asfittico, pavido, furbo, conveniente è merda.
Laura Lambiase Profeta ha scritto di musica per "Laboratorio Musica" e "l'Unità"; ha descritto Napoli sul "Mattino" e sulla guida "dell'Espresso"; si è divertita su "Cosmopolitan".
E nata a Pontecagnano molti, molti anni or sono e vive a Napoli tra Paradiso e Provvidenza.