Benvenuta cara, dolce Europa!
Lettera semiseria alla sua bella sulla vita e sul processo di un amante tradito
Scritta nel Ottobre 1993
Benvenuta bella signora, amata dal padre Giove, benvenuta nonostante il tuo amante fosse in verità un po’ patrigno, facendoci passare dall’età dell’oro a quella del ferro, dalle invasioni del diritto, dei commerci, delle banche, dei numeri, dei particolarismi politici, dei provincialismi di maniera; Saturno era il padre buono della simbiosi mutualistica tra l’uomo, il suo simile, il suo ambiente, il proprio confine era l’Universo, con cui sapeva dialogare, il colore della pelle era l’abbellimento che rende diversa una mela “renetta” bianchiccia e asimmetrica nella sua rotondità, dalla “rossa” procace, saporita, zuccherina “deliziosa”. Quell’antico parricidio, derivato da un tentato infanticidio grazie a quel pastore del monte Ida, insieme al suo ratto, bella Signora, sono i problemi del tuo odierno ritorno. Permettimi, o bella inavvicinata Signora, di esprimerti la mia ammirazione, accetta la rosa che voglio donarti, degnati di gustare la mia corte nonché la tua bellezza risulti più adorna. Insieme alla rosa ti prego di gradire una passeggiata per la tua terra.
Ti prego, dolce Europa, permetti a Re Federico, di tenerci compagnia. Tra i potenti della tua terra fu l’unico a presentarsi, inerme, in altro continente, l’unico ad aprire i luoghi santi al libero culto delle religioni mediterranee (islamismo, cristianesimo, ebraismo), l’unico a dimostrare ad Hegenau, l’assoluta infondatezza e la gratuita menzogna che si accompagna alle sistematiche campagne contro i figli d’Israele.
Quel Re fratello, che viveva le cose belle, dalla falconeria, al diritto quale artificio necessario per il crescere insieme di comunità tra loro diverse sul piano religioso, culturale, economico-sociale, alle signore che gentilmente cantava ed amava.
Ti prego, bella Signora di principiare il nostro viandare di libertà da Gerusalemme di cui il “Puer Apuliae” fu Re per matrimonio e non per violenta amicizia con gli islamici. Il tempo è venuto perché i prodromi della pace andassero delineandosi, perché Gerusalemme la santa possa tornare ad essere un esempio di pace e di verità.
Fin qui, colà, è stato tempo di violenze, di lupi contro altri lupi: è semmai giunto il movimento della coesistenza, creatività comune, capace di riportare al giusto equilibrio i principi del liberismo economico, che sono da coniugare con la sacralità della persona umana. La centralità dell’uomo, in rapporto simbiotico con la natura, è proprio lo specifico di questo discorso, che trova nel trattato di Federico sulla falconeria la sua maggiore consistenza.
Il Mediterraneo è luogo storico dove il confronto Nord-Sud può e deve stemperarsi. L’attuale società fondata sulla polluzione atomica e sui residui petroliferi, ha fatto pienamente il suo tempo. I motori a scoppio hanno nei motori ad idrogeno i loro naturali sostituti, prima o poi la “nobil menzogna” verrà meno. Risalendo, Bella signora, la Sicilia e le altre Isole mediterranee. Sono terre non violente. E’ dai tempi di Pietro d’Aragona che legni insulari non navigano armati; sono terre che corrono verso la desertificazione, da tempo la Commissione cerca un’idea atta a rilanciare in maniera originale le grandi Isole del bacino e quindi la loro economia.
La recente normativa agricola destinata al finanziamento dell’ecosistema e non alla massimizzazione della produzione, può divenire la chiave di volta di un realistico programma di sviluppo, visto in termini globali.
La domanda Nord-Sud nel quadro Europa-Africa è fondata su ragioni di economia demografica, è quindi fondata sulle capacità di soddisfacimento dei bisogni primari: abitazione, locomozione, vestizione, alimentazione, da cui poi deriva la possibilità di attribuire a ciascun individuo la propria povera dignità. La dignità dell’essere umano, fondata sul Lavoro, sull’Amore, sul Tempo libero non necessariamente consumistico.
Non v’è consumismo nel viaggio sapienziale verso la Mecca, da cui si ritorna Hagi (Saggio), non v’è consumismo nell’ascendere verso Gerusalemme per pregare davanti al muro del pianto. Non v’è consumismo nelle comunità mozambig algerine o nella solenne cattedrale maronita di Beirut o nel convento di Santa Caterina nel Sinai. Per le Isole, un progetto semplice di economia reale, la ripopolazione biologica del mediterraneo, prima che diventi la cloaca dell’Eurafrica sotto la protezione di un’Alta Autorità della Commissione. Riforestazione, piscicoltura, cultura e terza età la qualificazione, atta a soddisfare alcune delle domande provenienti dai Paesi costieri.
La riscoperta della cooperazione che tanto benessere portò al “Giardin de lo Imperio”, dovuta alla miscelazione dello spirito organizzativo anglo-germanico con il misticismo epicureo dei regni normanni del Sud. Non le Crociate liberarono i Luoghi Santi, bensì la pace non violenta portata dalla collaborazione germanica col regno normanno.
Quattro secoli prima Carlo Magno aveva tentato lo stesso approccio, senza esito, per l’insipienza di Costantinopoli e del Papato che reciprocamente non vollero rinunciare a sterili supremazie, la via federiciana può essere la risposta. Risposta che non può tardare per ragioni quanto meno ovvie: se l’ozio è il padre dei vizi, la disoccupazione, collegata alla incapacità organizzativa, ne è certamente la madre. Angiporto di qualsiasi degrado.
Nobile Signora, certo a Oriente il problema preme ugualmente, mentre i localismi esasperano i tentativi di pacifica convivenza.
Le tue bellezze sornionamente disponibili hanno fatto finire il blocco orientale e cadere l’ultima speranza ideologica universalizzata, ma tu sei rimasta lontana, imprendibile oggetto di oscuro desiderio, non hai concesso le tue grazie, hai solo concesso un disco ed una fettina! Poco, troppo poco, per gente che ha rinunciato ad un sogno di dignità lungo settant’anni. Hai aperto il vaso di Pandora e rischi di rimanerne inebriata. Ti prego, Signora, rivitalizza la Berd e crea una banca del Mediterraneo. Conferisci loro in conto capitale i tuoi enormi crediti cartolari ed inesigibili, tramutati in investimenti diretti. Nel 1975, in sede Ocse, il lungimirante Kissinger, parlò di distribuzione regionale del lavoro e quindi della produzione della distribuzione, quindi di coesistenza capitalistica in un ecosistema fondato sulla pari dignità, accetta questi termini e sopravviverai, prima che altri soggetti continentali t’impongano le soluzioni semplici, ai problemi complessi che hanno saputo rinvenire. La grande Asia cino-nipponica, la dottrina Monroe e la nascente Nafta, per non parlare dei localismi germanici.
Cara dolce Europa, sei troppo colta per non capire queste cose, non insuperbirti della tua antica dignità, evita che i tuoi figli non ti capiscano.
Con Federico II, cogli l’occasione del rinnovo del tuo parlamento, per conferirgli un contenuto definitivamente legiferante, accetta di essere una novella “repubblica romana” il modello l’hai sotto gli occhi, è l’Inghilterra che sempre ha tenuto gelosamente con sé il Diritto Romano.
Gli editti di Capua e le leggi augustali, furono un tentativo intellettuale, un sogno kafchiano, prova a tramutare il sogno in realtà. Darai così una speranza all’Uomo, dovunque viva. E così sapremo amarti, amatissima creatura.
Vincenzo Porcasi: commercialista, anni 65. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, specializzato in questioni di internazionalizzazione di impresa, organizzazione aziendale, Marketing globale e territoriale. Autore di numerosi saggi monografici e articoli, commissionati, fra l’altro dal C.N.R.-Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Ministero del Lavoro. Incarichi di docenza con l’Università “LUISS”, con l’Università di Cassino, con l’Università di Urbino, con l’Università di Bologna, con la Sapienza di Roma, con l’Università di Trieste, e con quella di Palermo nonché dell’UNISU di Roma. E’ ispettore per il Ministero dello Sviluppo economico. Già GOA presso il Tribunale di Gorizia, nonché già Giudice Tributario presso la Commissione Regionale dell’Emilia Romagna.