Numero 31 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Due limerick sullo stuzzicadenti di Jarry ed altri versi sul morir patafisico

Di Raffaelle Rizzo

 

Morire da patafisici  è un po’ non morire

 

L’estremo desiderio di Jarry,
che dal letto di morte profferì
volto a quanti presenti,
fu uno stuzzicadenti.
L’estremo desiderio di Jarry.

Ma il quesito ancora non chiarito
fu se lui vide, giunto al lumicino,
nell’avvampar del fuoco,
più che il tormento, il cuoco
e per questo richiese lo stecchino!

Pare invece che Svevo,
sul letto, con intorno
i nipoti, ebbe a dire:
Ahimé lasciar vi devo:
guardate, ché non torno,
come si va a morire
”.

E il purista Basilio*,
quando morte lo scuote,
sussurra: ”Addio, me n’ vado”;
poi soggiungendo: “Pure
me n’ vo, dire si puote
”.

È avvolto in una sciarpa,
davanti al letto, sghembo,
che vien trovato morto,
Artaud, con una scarpa
tenuta stretta in grembo.

Mentre a Duchamp lo coglie,
una morte indolore,
ma gli va il riso storto:
ridendo con la moglie,
ride più forte …e muore.

ooE, Goethe, per finire:
che chiede, nel morire,
quando già lo conduce
Sora Morte al di là?:
“…Più luce … un po’ più luce!”.
E va!

 

 

 

 

 

 

 

raffaele rizzo - patafisico in Napoli

* Basilio Puoti, purista della lingua italiana.

Dal numero 15 della rivista "ApArte - collage de 'Pataphysique"