“Quando le sedie di plastica bianca guardano le superstrade ” *
omaggio a Edward Hopper
Di Raffaelle Rizzo
* (Testo vincitore al quarto festival nazionale di Microdrammaturgia di Porto san Giorgio. Rappresentato il 9/10/11 maggio nel teatro comunale della città, per la regia di Andrea Fazzini).
Nota dell’autore per la messa in scena
(In un tardo pomeriggio estivo, un’auto è in viaggio fra le campagne di una tipica area del centro Italia. A bordo una coppia. Su uno schermo saranno proiettate foto di sedie di plastica bianca. Le sedie sono quelle sistemate sul fronte delle villette che fiancheggiano la strada. La vicenda affiora, come una traccia leggera, dai comportamenti della sera precedente attribuiti ai personaggi che erano seduti su quelle sedie. Il pubblico dovrebbe percepire i due soggetti, in preda alle stesse malinconie e alla stessa disperante solitudine attribuita ai personaggi immaginari. In definitiva una certa impostazione metafisica della pièce, consiste nel fatto che gli attori principali del dramma non sono in scena. In scena sono soltanto le loro microstorie, ma anche queste, solamente immaginate da due automobilisti viaggiatori. La lettura complessiva potrebbe essere una pagina Nouveau Roman, con un improbabile chauffeur di nome Robbe Grillet).
Personaggi: VOCE FUORI SCENA, UOMO, DONNA.
(In scena due sedili d’auto affiancati su una pedana e un parabrezza; dove possibile una vera auto scoperta. Sullo sfondo, uno schermo, sul quale saranno proiettate le foto e/o i film delle sedie di plastica bianca, ripresi dalla strada).
VOCE FUORI SCENA (Descrive, per chiarirle al pubblico, le circostanze sceniche)
Una coppia in macchina. Altre figure umane soltanto immaginate, sono gli abitanti delle case che fiancheggiano la superstrada. Essi hanno l’abitudine, la sera, di guardare le macchine che passano, seduti sulle loro orribili sedie di plastica bianca. Al mattino seguente, le sedie vuote, nella ricostruzione logica degli automobilisti, evocano le piccole storie dei rispettivi proprietari. Il ritmo è lento. Le figure, non viste, sono pensate in modo metafisico e affidate ad indagini secche ed essenziali. Un mondo tipicamente ispirato ad Edward Hopper. La coppia in macchina è identificabile con i personaggi delle sedie di plastica bianca e sarà percepita con le stesse malinconie e la stessa disperante solitudine.
(Rumore del motore avviato. Proiezione della prima villetta. È inquadrato il portoncino di ingresso e due sedie di plastica bianca - una a destra e una a sinistra. Attacca un brano musicale eseguito al bandonèon. Il brano accompagnerà, in sottofondo, tutta la piece. Lui descrive la composizione delle sedie, lei la commenta).
UOMO | (Lentamente) “Quando le sedie di plastica bianca - dal fronte delle villette - guardano le superstrade ”. È lì che donne e uomini siedono, per lunghe ore, a guardare le auto che si rincorrono. Al mattino le sedie son sempre vuote, e si può capire dalla loro posizione l’accaduto della sera precedente. Ecco due sedie separate dal portoncino. |
DONNA | Marito e moglie. Relazioni non proprio armoniche. Nessuno scambio di parole inutili se non quando c’è qualche incidente sulla superstrada. (L’auto, dopo aver rallentato, riprende la sua velocità standard. Così, d’ora in poi, ad ogni villetta incontrata) |
UOMO | Una sola sedia. |
DONNA | Lei, sola. Da tre anni. In grembo un gomitolo, o fagioli freschi da sbaccellare per domani. |
UOMO | Tre sedie, una a destra e due a sinistra del portoncino. |
DONNA | Lui, lei e un’amica che abita tre case più avanti, ma nella curva. Viene qui a guardare le auto perché è meno pericoloso. Tre anni fa una BMW uscì di strada e andò a schiantarsi proprio contro il suo cancelletto, distruggendole anche la siepe di rose gialle. |
UOMO | Quattro sedie girate e appoggiate alla parete. |
DONNA | È piovuto. Così scola l’acqua e si asciugano per stasera. |
UOMO | Tre sedie impilate. |
DONNA | Si prevede tempo incerto. Si teme il vento, soprattutto. |
UOMO | Qui ne sono due. E, sui due schienali, due plaid. |
DONNA | Pronti per la sera che verrà. O dimenticati da quella precedente un po’ freddina? |
UOMO | Nessuna sedia. |
DONNA | Ieri sera c’è stato il “Grande fratello” alla TV. Per stasera non si è ancora deciso niente. |
UOMO | Ce n’è una accanto al portoncino e una messa lì, abbastanza lontano. |
DONNA | “Ma dai, vieni qui … per due schizzi!”. |
UOMO | Una sedia rivolta in avanti e una rovesciata |
DONNA | Una coppia un po’ più giovane: “Sei il solito egoista, non ne posso più; guardatele da solo le tue automobili!”. |
UOMO | Quattro sedie, impilate e disposte su un lato della casa |
DONNA | “Per noi l’estate è finita”. |
UOMO | Due sedie rivolte verso il portoncino sotto il quale una terza in legno, presa dall’interno. |
DONNA | Ieri era molto caldo in casa. Sulla sedia in legno, certamente il televisore. Guardato fino a tardi. Ancora il “Grande fratello”. |
UOMO | Due sedie che si guardano. Una tavoletta appoggiata alla parete. |
DONNA | Ah, la scopetta! Con la tavoletta sulle gambe per appoggiarvi le carte. Ad ogni scopa, un sussulto e un’emozione si trasmettono direttamente alle gambe. Da qui a tutto il corpo. Specialmente alle giocate di lui. |
UOMO | Portoncino chiuso e nessuna sedia. |
DONNA | Prestate ai vicini per la festa di compleanno del nonno? |
UOMO | Quattro disposte a croce. Al centro una quinta con lo schienale spezzato. |
DONNA | La scena della scopa a quattro coi vicini. Con la sedia senza schienale a fare da tavolino. Si alzano gli occhi solo se c’è qualche insistente strombazzata o un incidente sulla strada. |
UOMO | Una sola, orientata verso la superstrada e un’ altra posta nel riquadro del portoncino. |
DONNA | “Finalmente l’hai sostituito il neon azzurro. Era un mese che tremolava e non si decideva a tirare le cuoia. Questo nuovo, verde, però, fa una luce più bella”. |
UOMO | Due sedie e una sediolina. |
DONNA | Ieri ha preso servizio anche il nipotino. Mamma e papà sono andati al Mercatone. Un piccolo uomo che guarda le automobili. … Già ! |
UOMO | Ben sette, tutte parate in postazione. |
DONNA | Abbiamo anche noi una festa? Abbiamo anche noi un nonno? |
UOMO | Una sola, ma in posizione avanzata, al di qua del cancelletto d’ingresso. |
DONNA | Vista corta? O udito corto? Certo, da qui, si sente meglio il wrooom! |
UOMO | … E siamo al pomeriggio: una coppia di anziani ha appena preso posto. Seguono con sguardo insistente la nostra macchina. (Si gira). Guardano ancora. Ora non sono più visibili né case né sedie. Solo alti muri di cemento e campi; con case lontane, e, certamente, altre indistinguibili sedie di plastica bianca. |
DONNA | “Celles-là ne sont pas des chaises” (Musica al bandonèon). |
V. F . S . | Quelle là non sono sedie. |
Raffaele Rizzo