Numero 31 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

“Quando le sedie di plastica bianca guardano le superstrade ” *
omaggio a   Edward  Hopper

Di Raffaelle Rizzo

* (Testo vincitore al quarto festival nazionale di Microdrammaturgia di Porto san Giorgio. Rappresentato il 9/10/11 maggio nel teatro comunale della città, per la regia di Andrea Fazzini).

 

Nota dell’autore per la messa in scena

(In un tardo pomeriggio estivo, un’auto è in viaggio fra le campagne di una tipica area del centro Italia. A bordo una coppia. Su uno schermo saranno proiettate foto di sedie di plastica bianca. Le sedie sono quelle sistemate sul fronte delle villette che fiancheggiano la strada. La vicenda affiora, come una traccia leggera, dai comportamenti della sera precedente attribuiti ai personaggi che erano seduti su quelle sedie. Il pubblico dovrebbe percepire i due soggetti, in preda alle stesse malinconie e alla stessa disperante solitudine attribuita ai personaggi immaginari. In definitiva una certa impostazione metafisica della pièce, consiste nel fatto che gli attori principali del dramma non sono in scena. In scena sono soltanto le loro microstorie, ma anche queste, solamente immaginate da due automobilisti viaggiatori. La lettura complessiva potrebbe essere una pagina Nouveau Roman, con un improbabile chauffeur di nome Robbe Grillet).

 

 

Personaggi: VOCE FUORI SCENA, UOMO, DONNA.
(In scena due sedili d’auto affiancati su una pedana e un parabrezza; dove possibile una vera auto scoperta. Sullo sfondo, uno schermo, sul quale saranno proiettate le foto e/o i film delle sedie di plastica bianca, ripresi dalla strada).

 

VOCE FUORI SCENA (Descrive, per chiarirle al pubblico, le circostanze sceniche)
Una coppia in macchina. Altre figure umane soltanto immaginate, sono gli abitanti delle case che fiancheggiano la superstrada. Essi hanno l’abitudine, la sera, di guardare le macchine che passano, seduti sulle loro orribili sedie di plastica bianca. Al mattino seguente, le sedie vuote, nella ricostruzione logica degli automobilisti, evocano le piccole storie dei rispettivi proprietari. Il ritmo è lento. Le figure, non viste, sono pensate in modo metafisico e affidate ad indagini secche ed essenziali. Un mondo tipicamente ispirato ad Edward Hopper. La coppia in macchina è identificabile con i personaggi delle sedie di plastica bianca e sarà percepita con le stesse malinconie e la stessa disperante solitudine.

(Rumore del motore avviato. Proiezione della prima villetta. È inquadrato il portoncino di ingresso e due sedie di plastica bianca - una a destra e una a sinistra. Attacca un brano musicale eseguito al bandonèon. Il brano accompagnerà, in sottofondo, tutta la piece. Lui descrive la composizione delle sedie, lei la commenta).

 

UOMO (Lentamente) “Quando le sedie di plastica bianca - dal fronte delle villette - guardano le superstrade ”.  È lì che donne e uomini siedono, per lunghe ore, a guardare le auto che si rincorrono. Al mattino le sedie son sempre vuote, e si può capire dalla loro posizione l’accaduto della sera precedente. Ecco due sedie separate dal portoncino. 
DONNA

Marito e moglie. Relazioni non proprio armoniche. Nessuno scambio di parole inutili se non quando c’è qualche incidente sulla superstrada.

(L’auto, dopo aver rallentato, riprende la sua velocità standard. Così, d’ora in poi, ad ogni villetta incontrata)

UOMO Una sola sedia.
DONNA Lei, sola. Da tre anni. In grembo un gomitolo, o fagioli freschi  da sbaccellare per domani.
UOMO Tre sedie, una a destra e due a sinistra del portoncino.
DONNA

Lui, lei  e un’amica che abita tre case più avanti,  ma nella curva. Viene qui a guardare  le auto perché è meno pericoloso. Tre  anni fa una BMW uscì di strada e andò a schiantarsi proprio contro il  suo cancelletto, distruggendole anche la siepe di rose gialle.

UOMO Quattro sedie girate e appoggiate alla parete.
DONNA È piovuto.  Così scola l’acqua e si asciugano per stasera.
UOMO Tre sedie impilate.
DONNA Si prevede  tempo incerto. Si teme il vento, soprattutto.
UOMO Qui ne sono due.  E,  sui due  schienali, due plaid.
DONNA Pronti per la sera che verrà. O dimenticati da quella precedente un po’ freddina?
UOMO Nessuna sedia.
DONNA Ieri sera c’è stato il “Grande fratello” alla TV. Per stasera non si è ancora deciso niente.
UOMO Ce n’è una accanto al portoncino e una  messa lì, abbastanza lontano.
DONNA “Ma dai, vieni qui … per due schizzi!”.
UOMO Una sedia rivolta in avanti e una rovesciata
DONNA Una coppia un po’ più giovane: “Sei il solito egoista, non ne posso più; guardatele da solo le tue automobili!”.
UOMO Quattro sedie,  impilate  e disposte su un lato della casa
DONNA “Per noi l’estate è finita”.
UOMO Due sedie rivolte verso il portoncino sotto il quale una terza in legno, presa dall’interno.
DONNA Ieri era molto caldo in casa. Sulla sedia in legno, certamente il televisore. Guardato fino a tardi. Ancora il “Grande fratello”.
UOMO Due sedie che si guardano. Una tavoletta appoggiata alla parete.
DONNA Ah, la scopetta! Con la tavoletta sulle gambe per appoggiarvi le carte. Ad ogni scopa, un sussulto e un’emozione si trasmettono direttamente alle gambe. Da qui a tutto il corpo. Specialmente alle giocate di lui.
UOMO Portoncino chiuso e nessuna sedia.
DONNA Prestate ai vicini per la festa di compleanno del nonno?
UOMO Quattro disposte a croce.  Al centro una quinta con lo schienale spezzato.
DONNA La scena della scopa a quattro coi vicini. Con la sedia senza schienale a fare da tavolino. Si alzano gli occhi solo se c’è qualche insistente strombazzata o un incidente sulla strada.
UOMO Una sola, orientata verso la superstrada e un’ altra posta nel riquadro del portoncino.
DONNA “Finalmente l’hai sostituito il neon azzurro. Era un mese che tremolava e non si decideva a tirare le cuoia. Questo nuovo, verde, però, fa una luce più bella”.
UOMO Due sedie e una sediolina.
DONNA Ieri ha preso servizio anche il nipotino. Mamma e papà sono andati al Mercatone. Un piccolo uomo che guarda le automobili. … Già !
UOMO Ben sette, tutte parate in postazione.
DONNA Abbiamo anche noi una festa? Abbiamo anche noi un nonno?
UOMO Una sola, ma in posizione avanzata,  al di  qua  del cancelletto d’ingresso.
DONNA Vista corta? O udito corto?  Certo, da qui, si sente  meglio il wrooom!       
UOMO … E siamo al pomeriggio: una coppia di anziani ha appena preso posto. Seguono con sguardo insistente la nostra macchina. (Si gira). Guardano ancora. Ora non sono più visibili né case né sedie. Solo alti muri di cemento e campi; con case lontane, e, certamente, altre indistinguibili sedie di plastica bianca.
DONNA “Celles-là  ne sont  pas des chaises”   (Musica  al bandonèon)
V. F . S . Quelle là non sono sedie.

 

Raffaele Rizzo