IL QUARTIERE SENZA TEMPO
di Stefano Magliole
Molti attori - famosi o meno - mi hanno “confessato” che durante le tante turné in giro per l’Italia non amano fare i turisti: c’è gente che non esce dagli alberghi o dalle case affittate dalla produzione; attori che dopo un anno in giro per l’Italia, sanno poco o niente di ciò che li circonda.
Nella mia ultima rappresentazione, sono stato a Napoli, una città che avevo sempre visto di sfuggita, in occasioni fugaci e dense di impegni. Avevo in mente una topografia cittadina frastagliata, non omogenea, imprecisa. Ma soprattutto - da teatrante - avevo in mente una Napoli fatta di notti da passare, presepi, caffè e professori sui balconi: avevo in mente la Napoli di Eduardo, quella dei bassi e della guerra, quella della povertà vissuta con rassegnazione e gentilezza, senza tragedie e cattiveria.
La Napoli che invece avevo visto nelle occasioni precedenti avevo tutt’altro profumo; quello di una città moderna che lotta per tenersi al passo con i tempi, per conservare il posto di città internazionale oltre che mera meta turistica di altissimo valore.
Cogliendo dunque l’occasione offertami dalle mie cinque giornate di Napoli (in realtà quelle storiche a Napoli sono quattro e risalgono alla seconda guerra mondiale) ho fatto il turista: gli attori hanno la fortuna di lavorare dalle otto di sera in poi in occasione degli spettacoli! E così, nelle giornate vuote, mi sono andato a cercare quella Napoli che avevo in mente: i presepi di San Gregorio Armeno, i bassi, il Duomo, i quartieri spagnoli. E ho ritrovato esattamente tutto identico a se stesso, come se cinquant’anni non fossero mai passati. Se non fosse per i turisti che parlano al cellulare, quell’ambiente sarebbe del tutto incontaminato: la smorfia, i re magi, i corni portafortuna già sperimentati, Pulcinella e così via... ma tutto ciò, agli occhi - e alle orecchie - del lettore di oggi arriva come qualcosa di stereotipo, quasi come accostare l’Italia alla pizza, alla mafia ed al mandolino. No, non è stereotipo, è un mix di tradizione, tranquillità ed armonia in una vita che fa fatica a delimitare il pubblico dal privato. La concorrenza tra negozi è un concetto del tutto inesistente: vendono tutti la stessa merce, agli stessi prezzi! Non si tenta di battere il concorrente perché se oggi non guadagno nulla c’è qualcuno che mi inviterà a pranzo; e se domani toccherà a qualcunaltro, sarà il mio turno, senza impegni, formalismi ed occasioni: tutto è di tutti, come in un’antica popolazione.
A tutto ciò ovviamente si aggiunge il folklore e la consapevolezza di poter - e dover! - reggere il proprio turismo su questa componente sociale. Se sia antropologia o abile mossa commerciale non so... ma in fin dei conti non è questo che cambia il respiro del turista.
Stefano Magliole è nato a Roma nel 1980. Regista teatrale ed insegnante di recitazione, si è laureato a Roma con il massimo dei voti con una tesi scritta seguendo il lavoro del Maestro Luca Ronconi ed incentrata sulla "semiotica della simultaneità". In teatro ha diretto testi classici e contemporanei. Al momento è a Londra a studiare il teatro inglese presso la University of London (Central School of Speech and Drama).