Numero 42 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

“Leccapiedi”, neo-poveri e falsi cittadini

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di Alfonso Palumbo

 

Contraddittorio l’uomo, contraddittoria la società. Ci penso leggendo “La madre”, opera di Gorki, alla luce del momento storici che sta distinguendo l’epoca attuale.

Nel testo dell’autore russo siamo in pieno periodo pre-rivoluzionario: le istanze degli ultimi stanno per soverchiare una società strutturata dove il potere e il denaro regnano assoluti. Non è allora attuale un libro che richiama una fase quasi a noi contemporanea? Salari bassi, strati di popolazione sempre più abbandonati, tutele sociali vicine allo zero; e un movimento giovanile pieno di entusiasmo verso la nuova era: fatta di diritti, rispetto, solidarietà.

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Non sono un politologo né uno storico né tantomeno un sociologo: eppure la società ci ripresenta gli sfruttati, i neo-poveri, i senza-diritti, i deboli che non riescono a rivendicare la propria dignità. A differenza dell’Ottocento oggi c’è informazione, consapevolezza, coraggio e la pena di morte come deterrente alla protesta non esiste più. Ma ciò che mancano sono proprio i protagonisti: cancellati i contadini e gli operai, i nuovi senza-diritti sono così tanti da essere (paradossalmente) così pochi; la provvisorietà è diffusa, l’incertezza anche. E anche fra i neo-deboli si sono diffusi sistemi di “controllo sociale indiretto” come la playstation o la pubblicità, che fungono da freno. Della pubblicità e di altri vincoli sociali ho parlato nei mesi scorsi e non mi ripeto.

Ma che la società sia attraversata da sintomi di debolezza è evidente. Come sostengono i ricercatori del Dipartimento di comportamento organizzato dell’Università di Berkeley (USA), nelle aziende è molto alta la percentuale di chi si sente totalmente preda delle decisioni altrui.
Accade pertanto che si è sempre pronti all’adulazione e ai complimenti e ciò sia per la necessità di farsi notare che per non perdere il posto di lavoro: il leccapiedi insomma come mansione a supporto.

C’è poi da chiedersi come questo caos strutturato - molto poco causale quanto molto voluto - sia vissuto a livello di semplici cittadini. Sì, perché credo di poter dire che in Italia non si sia ancora compiuto il tragitto che da “utente” porta a “cliente”: per la società commerciale italiana siamo infatti tutti “consumatori” e quindi cifre senza valore. Lo stesso tragitto che da “vassallo” avrebbe dovuto portarci ad essere “cittadini”: personalmente ho seri dubbi che nel nostro Paese ciò sia accaduto davvero. Chi vuole smentisca: eppure chi può negare che il rispetto per l’altro derivi anche, ad esempio, da come le aziende si pongono nei confronti della clientela attraverso quegli strumenti emblematici che sono i numeri verdi?

Ognuno di noi ha esperienze in materia. Chiamare, ascoltare, attendere… una musichetta che accompagna e che spesso conduce alla caduta della comunicazione. Chi si attende una risposta è frustrato allo stesso modo di chi dovrebbe fornirla: uno pseudo-dipendente (spesso una <risorsa umana in outsourcing>) costretto a stare incollato alla cuffia per pochi euro al giorno e quasi sempre con lavoro a progetto e che ritiene l’utente in linea un privilegiato, che chiama solo per sfogarsi nonostante una condizione migliore della propria.

Ecco perché non posso fare a meno di pensare che solo il sogno di una nuova società sia reale. Così, in attesa che l’umanità si rimetta in sesto e chieda scusa ammettendo i propri torti, non mi resta che quel richiamo in prima pagina dell’”International Herald Tribune” di giugno: <Can animals be sorry?>.

 

 

Alfonso Palumbo: Giornalista free-lance che si occupa di cronaca e politica. Al momento svolge mansioni di Direttore responsabile per conto di un mensile, family-oriented. Vive a Roma dal 2001 ed é un appassionato di teatro e letteratura. Per diletto scrive sceneggiature e soggetti teatrali; inoltre ha pubblicato due libri di narrativa, il terzo spera esca tra poco. E’ un curioso e gli piace credere che <I giornalisti liberi siano una garanzia di verità>. E’ uscito in questi giorni “I quattro re”, AndreaOppure Editore, Roma, pg. 86 (narrativa).