Numero 77 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Francesco

di Vincenzo Porcasi

Qualcosa di Argentino: per capire quel paese occorre prima leggere “Volo di notte” (di Antoine di Saint-Exupéry) ma prima ancora  bisognerebbe aver digerito il  “Notturno” di D’annunzio e forse Borges e Neruda.  Correva l’anno 1990 e per lavoro in quel gennaio con un ottimo collega ci recammo per una diligenza a Buenos Aires. Già le Buone Arie, ma non per la salubrità del posto, il Rìo de La Plata bensì per la Madonna delle Buone Arie, la protettrice di Cagliari, perché cagliaritani erano i marinai che raggiunsero quel posto lì.
V'era un Salesiano che ci parlò dell'odierno Papa. Ma la persona speciale era già lui, con i reni malandati avrebbe dovuto tornare in Italia per disporre della dialisi, ma nell'ispettoria non v'erano abbastanza sghei, o forse anche per lui le priorità erano altre: i poveri e le loro scuole.
Già i poveri e/o i diversi allora ricordavo le pagine sulla Compagnia di Gesù di Padre La Rosa S.J. Del primo comunismo alla Guadalupe e là fra Uruguay, Argentina e Brasile nelle missione a “Paso de los Libres”, dove i gesuiti estrassero la spada per difendere la prima terra comunista della storia, fino a quando il Marchese di Pombal e i potenti europei padroni del mondo non distrussero gli indi di quella terra, cancellando poi la stessa Compagnia: povero Aramis nei tre moschettieri. Loro i Gesuiti che avevano educato Ferdinando di Stiria, creando la grande amministrazione Absburgica, da qui poi Giuseppe II e che contro i Francescani erano rispettati in Cina e in Giappone.
Intorno a Paso los Libres Brasile e Uruguay, Brasile e Argentina si sono scannati, per gli attuali confini. E lì vi è il monumento delle due mani giunte a 20 metri d'altezza a 750 Km. Da Montevideo e da Buenos Aires, ma a pochi chilometri da Uraguagia. 
Poi le “Parrilla”, il “Tango” ed “El Almacén”, il “barrio Palermo” con i colori viventi e l'onnipresente bevanda col succhietto, ma anche San Francesco, che parla con i califfi e si capisce con loro riaprendo le porte ai credenti, dopo Federico II che con l'editto di Hagenau aveva realmente protetto e salvato gli Ebrei, ma anche San Francesco di Paola che non la manda a dire ai Cardinali in carrozza, ma di Francesco I ce ne fu un altro che vinto scriveva alla madre ospite del vincitore, ma sempre re, “Madame, tutto è perduto fuorché l'onore”.

 

Ora Francesco I, già Cardinale ma anche metropolita, potrebbe dire, risolviamo la questione degli uniati e quella dei due soli e unifichiamo superandolo l'antico scisma, mentre con i fratelli maggiori ha già fatto la richiesta di benedizione per la sua missione, chiedendo la benedizione degli astanti, secondo l'antico rito.
E così finalmente il dialogo nelle cose da fare insieme con i credenti musulmani. Le risorse naturali, umane e finanziarie perché i tre monoteismi e le grandi altre civiltà, cinese, giapponese e asiatica a africana insieme costruiscano l’armonia che Aristotele, chiamandola diversamente pose come fine all'uomo come saggiamente ricorda il presidente Obama, nel messaggio augurale, al nuovo Papa.
Con Francesco trova conclusione dopo circa 40 anni la forza della Teologia della liberazione, quella del fratello ti uccido perché ti amo, quindi la teologia della immediata soluzione del problema della totale disperata povertà morale e materiale: per intenderci quella all’epoca di Prato Rotondo a Roma e quella de Nordeste  Brasiliano.
Quella che porta all’impegno indefettibile delle azioni concrete hic et nunc, con la conseguente nascita del terrorismo urbano di matrice cattolica e non solo in ogni parte del mondo.
Letta a Roma dall’Angelicum all’epoca marxiano. Il passo vendi tutto, dai ai poveri e seguimi,  è vista con l’ottica dell’abolizione radicale e violenta, quella ancora della rivoluzione in un solo paese. La redistribuzione assoluta, priva di futuro portò all’allontanamento di Don Franzoni, di Don Gutierrez e di Don Lutte, inter alia.
La redistribuzione come opportunità nella dignità della poliedricità della persona umana viene ora letta da Francesco I, perde l’espropriazione violenta e pauperistica che porta  all’incapacità della gestione, ma recepita la mondializzazione intervenuta, legge il concetto di Marco dell’iniqua ricchezza, così come interpretato da Don Gemmellaro, da Don Toso, ma prima di suum cuique tribuere, come dice Mons. Paul El Hachem, diretto discendente del Profeta, afferma che occorre creare la società della convivialità, in cui  Gesù manda i propri discepoli nella casa di qualcuno per dire di preparare la Pasqua o come nel caso del pubblicano (ricco) salito sul sicomoro, al quale viene detto, va perché vengo ospite a casa tua.
L’azione di Francesco rimane estremamente concreta e diretta, tuttavia non rapina, uccide o esclude, invece richiede partecipazione volontaria attiva e propositiva.
Attorno al tavolo della scipionica convivialità  siede il potere come spirito di servizio, che dà vita ad un nuovo convivium memore di aver avuto davanti a sé le guerre civili,  e, quelle sociali, nonché lo spartachismo di ogni epoca come riletto da Rosanna Fontanesi, dove ciascuno, eticamente, come afferma Tarcisio Bertone, esprime il meglio di sé in una economia finalmente reale e non finanziaria, ormai  largamente immateriale e olistica al servizio del bene comune come affermato nella SHARIA e in Reich psicoanaliticamente, per determinare una crescita comune fondata non su una collettiva proprietà universale dei mezzi di produzione ma sulla cogestione onnicratica della conoscenza e delle sue applicazioni pratiche in una continua soccida della ricerca scientifica.

 

Vincenzo Porcasi: commercialista, anni 65. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, specializzato in questioni di internazionalizzazione di impresa, organizzazione aziendale, Marketing globale e territoriale. Autore di numerosi saggi monografici e articoli, commissionati, fra l’altro dal C.N.R.-Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Ministero del Lavoro. Incarichi di docenza con l’Università “LUISS”, con l’Università di Cassino, con l’Università di Urbino, con l’Università di Bologna, con la Sapienza di Roma, con l’Università di Trieste, e con quella di Palermo nonché dell’UNISU di Roma. E’ ispettore per il Ministero dello Sviluppo economico. Già GOA presso il Tribunale di Gorizia, nonché già Giudice Tributario presso la Commissione Regionale dell’Emilia Romagna.