Numero 46 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Opinioniste? No, piazziste!
Ovverossia le serve della tv

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di Alfonso Palumbo

 

Sociologi, psicologi, politologi, psichiatri, maitre-a-penser, operatori dell’informazione, opinion-leader: fatevi da parte. Il vostro ruolo è stato scalzato da un’altra categoria: quella delle piazziste, più o meno troniste.

Ne avevamo già accennato nello scorso numero, quando non ci limitammo a dire bensì a definire ruoli e nomi: la chiarezza innanzitutto. Quello che forse ci è mancata è stata la perentorietà del giudizio: è cioè che se al cattivo gusto non c’è limite, è giusto che diverse siano le sue vestali. Proviamo allora a riaprire la riflessione su un aspetto della televisione che da fenomeno di massa è oggi divenuto <fenomeno dell’ammasso>.

Chi sono le serve della tv? Tutte coloro che dal piccolo schermo continuamente – e saccentemente – appaiono nelle nostre case per dire, fare, commentare, pontificare. Strano a dirsi, ma il ruolo di queste signore è in costante aumento e segue il trend che impone discussioni su gossip, veline, transessuali, scandali di ogni tipo. Chiediamoci: ma in quale ambito vengono reclutate le signore? Sono miss? Attrici? Protagoniste della notte? No, poiché la categoria è abbastanza vasta.

Sarebbe inoltre interessante aprire uno squarcio anche su chi autorizza queste gentili signore a irrompere in ruoli che non appartengono loro. Sarà il direttore di rete? O magari quello di produzione? Oppure chi si occupa della vendita della pubblicità?

Mi chiedo: sono roso dall’invidia professionale perché vedo defraudato il posto del/della giornalista? In effetti il ruolo di commentatore lo reputo fin troppo nobile per lasciarlo ad altre categorie: unica eccezione quelle che della materia ne fanno mestiere (anche se del criminologo ormai ne abbiamo le tasche piene!). La risposta è no. Certo, chi ha guardato alcune settimane fa il programma domenicale della Ventura ha sussultato a causa di inquadrature, look e atteggiamenti... Tuttavia pure Monica Setta, che nei pomeriggi domenicali nel recente passato ci ha accompagnato, ha fatto esibizione di sè. Mi conforta sapere che una analisi simile ha fatto anche “Il Giornale”, a forma di Roberto Levi (“Il Giornale”). Al quale occorre riconoscere una capacità critica che non si è fermata né davanti alla rete amica (RaiDue) né davanti al personaggio amico (a sua volta vicina a gente destrorsa come Briatore, Santanchè, ecc.). E poi: hanno dato fastidio a qualcuno le presenze-comparsate di Mastella la stagione passata? Ecco allora che il buon gusto si è allontanato dall’orlo della gonna per allungarsi sull’opportunità e sulla scelta editoriale.

Come ho già scritto, non mi lascio intimorire dalla tv e dai suoi sotto-prodotti: sono ancora capace di spegnere o di cambiare. Eppure a volte, e subdolamente, certi personaggi come “dursi e panicucci” eludono il <filtro> e me li ritrovo di fronte. Ecco perché cerco in ogni modo di capire: sulla base di quali parametri le star femminili (ma vale anche per i maschi) facciano opinione. Cosa le rende così autorevoli? Hanno sofferto di qualcosa o magari hanno offerto qualcosa?

A differenza di ciò che ribadiscono i concorsi di bellezza, fascino e presenza non si misurano né in cm né in grammi; parimenti l’intelligenza non si misura soltanto con gli argomenti da discutere ma con la stessa capacità di “fare” discussione, dalle pause, dal comprendere l’altro e dall’ascoltarlo, dal rispettarlo. Non credo che lo stereotipo del ridicolo faccia onore: né a chi lo incarna e né a chi lo strombazza. Così come non credo che ci siano meno colpe fra tv pubblica e tv commerciale.

E dal ruolo di commentatrice arriviamo dritti dritti alla qualità del programma: in genere programmi che gestiscono benissimo il caso perché fingono di non riconoscerlo. Per loro tutto è bello, buono, giusto, commovente. Ma falsano la realtà appunto perché la negano: personalmente ritengo che un film porno sia più serio e coerente. Non è null’altro di ciò che offre, non ha secondi o terzi fini. La sua volgarità è pari alla sua inutilità… che almeno è palese.

 

 

Alfonso Palumbo: Giornalista free-lance che si occupa di cronaca e politica. Al momento svolge mansioni di Direttore responsabile per conto di un mensile, family-oriented. Vive a Roma dal 2001 ed é un appassionato di teatro e letteratura. Per diletto scrive sceneggiature e soggetti teatrali; inoltre ha pubblicato due libri di narrativa, il terzo spera esca tra poco. E’ un curioso e gli piace credere che <I giornalisti liberi siano una garanzia di verità>. E’ uscito in questi giorni “I quattro re”, AndreaOppure Editore, Roma, pg. 86 (narrativa).