La diplomazia del vino
di Vincenzo Porcasi
L'attuale fase di recessione coinvolge anche il mediterraneo nel suo complesso e in questo senso occorre dare atto che il presidente francese Sarkozy ha saputo cogliere lo spirito delle reciproche debolezze a fronte della concorrenza internazionale PROPONENDO LA COSTITUZIONE DELL'UNIONE PER IL MEDITERRANEO, FACENDO GIUSTIZIA DEL FALLIMENTO TUTTO EUROPEO DEL PROCESSO DI BARCELLONA.
Probabilmente l'intuizione del Presidente francese scaturisce anche dalla considerazione fatta nel 2006 dal Presidente della Tunisia Zine EL ABIDINE BEN ALI - è nota la reciproca stima - che il 30% della Sua popolazione per ragioni anche finanziarie non rinuncerebbe a comprare cinese anche se l'offerta di prodotti europei o tunisini dovesse a parità di standard e qualità scendere di prezzo ( cosa peraltro impossibile stante l'esistenza del delta sui costi rappresentato dalla previdenza e assistenza dovuta ai lavoratori, dalla necessità di provvedere al rispetto della qualità e dell'ambiente e dei relativi standards, dalla urgenza dei provvedimenti a favore dei ceti più deboli della popolazione che impongono di destinare una parte importante del gettito fiscale-finanziario alla solidarietà ).
Ampio coraggio ha poi dimostrato il Capo del Governo spagnolo ospitando a Barcellona la sede della nuova UPM, assumendosi così il compito di garantire la sicurezza della delegazione israeliana che peraltro per la prima volta lavorerà di concerto con i rappresentanti della Palestina nella nuova segreteria permanente e con la Lega Araba che unitariamente siederà al tavolo della concertazione.
L'insistenza tedesca a prendere parte alla costruzione di un percorso mediterraneo ci dice molto, poi, della lungimiranza di quella cancelleria: Infatti la cura riposta nel reindirizzare la iniziale proposta francese , concentrata solo sui paesi rivieraschi del mediterraneo riporta indietro l'orologio della storia in maniera finalmente non violenta.
Il tema non è come sembra fermo alla possibilità di accedere a forme energetiche tradizionali (gas e petrolio), sappiamo che gli eredi della lega anseatica , oggi tutti membri del così detto "NORTHERN ARCH", SONO FRA I SOGGETTI CHE PIU’ STANNO INVESTENDO NELLE ENERGIE ALTERNATIVE (dalle eoliche alle solari, alle bioenergie) e che sono gli autori del c.d. motore all'idrogeno, anche al fine di dare piena attuazione al protocollo di Kyoto.
Il tema è ancora quello dei grandi imperatori e dei grandi califfi, quello che aveva spinto Caligola (tutt'altro che pazzo!) a chiedere la mano della figlia dell'imperatore persiano, riproposto poi da Carlo Magno negli stessi termini ma verso Irene di Costantinopoli, e, quindi vissuto nelle varie crociate tutte tese non alla liberazione dei luoghi santi, piuttosto alla formazione di quel mercato unico dove i prodotti del settore primario - freschi, freddi, secchi e trasformati - del secondario, del terziario e del quaternario potessero liberamente circolare, sia pure in dimensione eurocentrica, come parzialmente avvenuto durante l'impero romano di Adriano degno antenato - via Aristotele e Platone - dell'umanesimo panarabo del nono, decimo e undicesimo secolo di cui alle opere dei sommi Omar Kayyam, Al-Tawhidi e Abu Nawas, fra gli altri.
Il tema è ancora quello dei grandi imperatori e dei grandi califfi, quello che aveva spinto Caligola (tutt'altro che pazzo!) a chiedere la mano della figlia dell'imperatore persiano, riproposto poi da Carlo Magno negli stessi termini ma verso Irene di Costantinopoli, e, quindi vissuto nelle varie crociate tutte tese non alla liberazione dei luoghi santi, piuttosto alla formazione di quel mercato unico dove i prodotti del settore primario - freschi, freddi, secchi e trasformati - del secondario, del terziario e del quaternario potessero liberamente circolare, sia pure in dimensione eurocentrica, come parzialmente avvenuto durante l'impero romano di Adriano degno antenato - via Aristotele e Platone - dell'umanesimo panarabo del nono, decimo e undicesimo secolo di cui alle opere dei sommi Omar Kayyam, Al-Tawhidi e Abu Nawas, fra gli altri.
Ben sapeva Adriano, rifondatore di Cartagine, che la forza di Roma era il diritto che rendeva tutti i cittadini uguali dinnanzi alla legge e che la romanizzazione della provincia dell'Africa era principiata subito dopo la conquista e portata avanti con forza da Caio Mario al fine di assicurare gli approvvigionamenti alimentari e non di Roma.
L'arte musiva con materiale lapideo, scomparsa a Roma è certo ancora florida e ben coltivata in Tunisia.
Ma assicurare la fedeltà a Roma era funzione dell'attrazione verso una comune civiltà della "dignitas" che la stessa esercitava sulle varie genti, divenute latine e poi cittadine e tali rimaste per almeno sette secoli.
La proposta Sarkozy di (ri)creare l'arco latino non contrapposto ma complementare a quello nordico, ripercorre con l'intervento tedesco quel ventennio di pace e libero mercato che ebbe luogo fra il 1230 e il 1250 epoca nella quale il mediterraneo visse di libero commercio e di libero accesso ai luoghi santi in "enjoyment and conviviality" (Ali ibn Muhammad Abu Hyyan Al Tawhidi). Ben sapendo i Governanti dell'area quanta ricchezza gli scambi reciproci possano portare anche in termini di gettito fiscal-finanziario, anche attraverso la pratica del turismo religioso.
Il punto di vista dei regnanti dell'epoca era fondato sull'osservazione della realtà: i prodotti e i beni realizzati nelle singole regioni spesso non avevano le quantità necessarie a soddisfare il mercato domestico e il costo unitario di produzione era troppo elevato; fare sistema produttivo nell'arco di una filiera mediterranea invece consentiva di realizzare quelle economie scala e di settore che rendevano le varie parti interdipendenti e autosufficienti rispetto alle potenze orientali, mentre i Cavalieri del Tempio e quelli Teutonici, svolgevano una funzione di finanziamento anche della ricerca scientifica e tecnologica, oltre quella ospedaliera e se del caso militare: Cina e Asia Centrale prime fra tutte, come la paura di Tamerlano/Timur e dei magiari qualche secolo dopo avrebbe dimostrato.
Intanto, le scuole di pensiero arabo-islamiche si sviluppavano e non vi era ramo della scienza che non convivesse nell'anima dei vari pensatori e poeti. E' con l'avvento dei turchi (bestie selvatiche, secondo Al Tawhidi) che l'umanesimo della Umma araba entra in crisi e alla convivialità subentra la tolleranza e non sempre e "l'uomo diventa un problema per l'uomo" (leggi le proiezioni di Al Tawhidi), mentre in Europa si accendono le guerre contadine e i roghi degli eretici.
La francese e aristotelica "gioia di vivere" permea di sé l'umanesimo pan arabo e getta le basi del libero commercio che porterà poi anche al rinascimento europeo.
Oggi che la Tunisia riceve ogni anno almeno 10 milioni di turisti anche religiosi, pensiamo agli ebrei che salgono a Djerba per visitare la Sinagoga più antica del mondo dopo il Tempio distrutto da Tito e ai cristiani che cercano le radici di Cipriano e di Tertulliano, ha ripreso a impiantare viti e a produrre quei vini di antica suprema qualità che facevano dire a Omar Kayyam:
"voglio un carico di vino rubino,e un libro di versi.
Mi occorre appena lo stretto necessario, e un pezzo di pane.
Poi io
e te seduti in un luogo deserto.....
Questa è una vita superiore al potere d'ogni sultano.
Non t'affliggere così vanamente, vivi contento, e nell'ingiusta via della tua sorte, vivi con giustizia.
Giacché in conclusione questo mondo è il nulla, pensa di essere il
nulla, e libero vivi.
Per quanto d'ogni lato io volga lo sguardo, scorre nel giardino un rivo di paradiso.
La piana è divenuta un paradiso, non parlare d'inferno!
Siedi qui in paradiso, assieme a un volto di paradiso.
(dal Rubaiyyat)
e ancora (tradotto da Italo Pizzi, ed. elettronica di Dario Chioli, 2007)
VI
Sempre la voglia mia si volge al vino,
....................................................
.......................................................
VII
Poi che nessuno fa malleveria
del giorno di domani, il cuore afflitto
tu allieta in questo giorno.
Bevi del vino, o bella mia. La luna
qui non ci troverà, dopo molt’anni
quando farà ritorno
(quartine)
e poi ABU NAWAS nella Sua
"vino del paradiso"
"Vaso di vino brillante,
Ka shamsi nero di notte,
lacrima degli occhi,
vino del Paradiso!"
....... ho il vino dei vecchi monasteri !
In questi termini, il viaggiatore cerca e trova amore nei giardini profumati di fragranza di gelsomino e di pepe rosa in un angolo di deserto, mentre si contano i denari tratti per la cammella venduta.
Le antiche fragranze del vino incottato con foglie di amarena che fanno da controcanto al fragolino vietato e al piccolit scomparso.
Un pò di magia capace di fare sistema e di competere con gli acidi vini che vengono da lontano. (Oggi Cina, ieri Cile, California, Sud Africa, Australia)
Come Abu Nawas evitò la perdita della testa d'ordine del Califfo Harun al Rashid, dopo essere stato esposto ai giochi delle ragazze dell'Harem, con i vestiti imposti dal Califfo, che non aveva bevuto e non aveva passato una notte in gioia con amore etero o omo che fosse.
Quando il Visir gli chiede quale reato avesse commesso Abu Nawas risponde di avere indossato le vesti donate dal Califfo e di avere clauneggiato per l'harem tornando carico di gioielli, ..........il Califfo, ridendo, lo libera riempendolo vieppiù d'oro.
La diplomazia non è solo conferenze, ma quella fine attività informale che consente, anche col vino di cogliere la giusta mediazione atta a risolvere i conflitti, come peraltro chichibio nella grande questione della gru conferma, un paio di secoli dopo. E dopo le fatiche il "diwan" (luogo delle udienze califfali) può diventare lo spazio per un concerto d'amore.
Certo se la secchia rapita fosse stata piena di vino si sarebbe donato un pieno sorriso alle belle Signore emiliane che ben felici avevano tenuto prigioniero un bel fine poeta e trovatore come Re Enzo di Sardegna a Bologna.
I vini tunisini oggi sono il frutto di comuni investimenti francesi e siciliani, che sposando l'ubertoso territorio tunisino e le sue maestranze hanno dato vita a quei vini fra cui il Sirah che potrebbe essere stato servito al tavolo del G20, se gli americani disponessero almeno un pò del mestiere di vivere mediterraneo.
Vincenzo Porcasi: commercialista, anni 63. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, specializzato in questioni di internazionalizzazione di impresa, organizzazione aziendale, Marketing globale e territoriale. Autore di numerosi saggi monografici e articoli, commissionati, fra l’altro dal C.N.R.-Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Ministero del Lavoro. Incarichi di docenza con l’Università “LUISS”, con l’Università di Cassino, con l’Università di Urbino, con l’Università di Bologna, con la Sapienza di Roma, con l’Università di Trieste, e con quella di Palermo nonché dell’UNISU di Roma. E’ ispettore per il Ministero dello Sviluppo economico. Già GOA presso il Tribunale di Gorizia, nonché già Giudice Tributario presso la Commissione Regionale dell’Emilia Romagna.