Numero 36 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

The strongest day

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di Stefano Magliole

 

Quando ero al liceo, il mio lettore di inglese ci insegnò un gioco di parole inglese con cui voglio aprire questo articolo: “Which is the strongest day? Sunday, because the others are week days”. Il gioco, intraducibile in italiano (gioca sulla pronuncia di week, settimana, che è la stessa di weak, debole) è un’interessante introduzione a questa puntata del mio diario londinese.

ttAmo le domeniche. Non perché non si lavora. Solo perché sembra che il mondo si prenda una pausa. Sembra che ogni sensazione duri più del solito. Sembra che ogni rumore sia meno invadente, ogni luce più tenue, ogni sorriso più sincero. Amo le domeniche spese a passeggiare per le strade di Londra. Art for art’s sake, diceva Oscar Wilde, l’arte per il solo gusto dell’arte; walking for walking’s sake, direi io… camminare per il solo gusto di camminare. A volte senza meta, a volte senza scopo. Solo per guardare i colori delle vetrine, i cappotti chiusi, le sciarpe arrotolate intorno al collo, le sigarette che brillano nel buio della notte. Amo le domeniche perché ti rendono consapevole che tutto questo esiste. E che dietro lo sfrenato consumismo, esistono delle persone, delle emozioni, dei ricordi e dei progetti.

 

Una di queste domeniche l’ho trascorsa passeggiando per Regent’s Park, uno degli immensi parchi di Londra. Sono entrato da Baker Street (l’ingresso è quasi di fronte alla casa di Sherlock Holmes) e l’ho attraversato completamente. Nel punto in cui sono entrato, la natura era decisamente lugubre. E non ho potuto fare a meno di ricordare un passo del libro di Corrado Augias su “I segreti di Londra”; il passo in cui, parlando di letteratura gotica (“Frankenstein” e “Dottor Jekyll and Mister Hyde”), Augias nota come quel tipo di romanzo, quell’ambientazione, potesse nascere solo in un posto come l’Inghilterra, un luogo in cui anche nella stagione più bella e più calda, la natura mantiene un aspetto lugubre e piangente. Decadente direi. Il fiume che scorre lento, gli animali che non emettono suoni, i cigni che si avvicinano a mangiare, gli scoiattoli che non temono di avvicinarsi. Tutto vive in una dimensione parallela, ovattata…
Continuando a camminare si entra in quelli che sono i “Queen Mary’s Gardens”, giardini che dovrebbero essere un trionfo di colori e suoni e che invece, in questa stagione, appaiono desolati, abbandonati (non nel senso civico del termine), silenziosi. Poche persone a passeggio e la sensazione che nessuno voglia disturbare quell’atmosfera.
Solo più a nord il parco si anima. E lo fa perché ci sono strutture sportive sui prati. Campi da calcio (qui come in Italia è lo sport principale) ma anche da rugby con tanto di immense H piantate nel terreno. Uomini e ragazzi che giocano a pallone, ma anche alcune ragazze. Ma soprattutto tante famiglie: giovani genitori che passano la domenica e rincorrere i propri figli sul prato di foglie arancioni, tra risate, sorrisi e spensieratezza.
Poco più a nord lo Zoo di Londra. Uno spazio immenso che non sono riuscito a visitare perché chiude alle quattro (ultimo ingresso alle tre) ed io sono arrivato alle quattro meno un quarto. Ma resta la sensazione di qualcosa da scoprire, centinaia di metri quadrati interamente da esplorare e vivere con la stessa intensità di questa lunga passeggiata.

Qualche ora dopo mi sono ritrovato poco più a sud rispetto al parco, per l’esattezza a Oxford Street, la famosa strada dello shopping. Inutile dire che qui l’atmosfera è completamente diversa. I pedoni sembrano muoversi in una coreografia, tutti con lo stesso tempo, tutti con la stessa direzione: fermarsi è vietato, e l’unico modo per sottrarsi alla corrente umana è rifugiarsi in un negozio dal quale uscirai, immancabilmente, con qualcosa di cui non avevi assolutamente bisogno.

Le due anime di Londra si fondono per tempi e per spazi; si incrociano in una domenica come tante altre. Solo agli occhi dello spettatore la possibilità di penetrare questi mondi…

 

 

Stefano Magliole è nato a Roma nel 1980. Regista teatrale ed insegnante di recitazione, si è laureato a Roma con il massimo dei voti con una tesi scritta seguendo il lavoro del Maestro Luca Ronconi ed incentrata sulla "semiotica della simultaneità". In teatro ha diretto testi classici e contemporanei. Al momento è a Londra a studiare il teatro inglese presso la University of London (Central School of Speech and Drama).